Vienna Opera House celebra 25 anni di sipari d’artista con un’opera di Cao Fei

L'artista partecipa così al progetto 'Safety Curtain', ideato nel 1998 dalla no profit Museum in Progress insieme a uno dei principali teatri d'opera del mondo

Per circa 9 mesi, i 600mila spettatori della stagione operistica viennese, prima degli spettacoli e nel corso degli intervalli potranno ammirare un’opera d’arte contemporanea che campeggia sul sipario. Questa l’essenza di Safety Curtain, il progetto espositivo in fieri ideato nel 1998 da Museum in Progress – organizzazione no profit fondata nel 1990 dalla curatrice Kathrin Messner e dall’artista e curatore Josef Ortner -, in collaborazione con Wiener StaatsOper, uno dei principali teatri d’opera del mondo. Ogni anno, un importante artista viene scelto per decorare il grandioso sipario del palcoscenico, e per la 25a edizione la giuria, composta da Daniel Birnbaum, Bice Curiger e Hans-Ulrich Obrist, ha selezionato l’artista multimediale di origine cinese Cao Fei.

La monumentale faccita principale del Wiener Staatsoper. Photo Wiener Staatsoper / Michael Pöhn

La monumentale facciata principale del Wiener Staatsoper. Photo
Wiener Staatsoper / Michael Pöhn

LE ORIGINI DEL PROGETTO SAFETY CURTAIN

Dal 1955 al 1997 il Wiener Staatsoper ha utilizzato un sipario realizzato dal discusso pittore Rudolf Hermann Eisenmenger, che dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Vienna, dal 1933 al 1945 era stato membro del partito nazionalsocialista e che nella città occupata aveva realizzato diversi murales di propaganda hitleriana, fra cui il monumentale affresco Die Heimkehr der Ostmark (1938) che celebra il rientro dell’Austria nei confini del Reich. Lo stesso Hitler acquistò molte delle sue opere esposte alle edizioni della Großen deutschen Kunstausstellung fra il 1937 e il 1944. Nel 1955, quando lo Staatsoper stava per riaprire dopo i lunghi lavori di ricostruzione e restauro, per decorare il sipario fu appunto scelto, fra molte polemiche, Eisenmenger, che scelse il tema di Orfeo e Euridice. E tale sipario rimase fino alla metà degli anni Novanta, quando la direzione dell’epoca decise di eliminare l’imbarazzante testimonianza di un tristissimo passato. Con l’occasione, si pensò di “rivitalizzare” il concetto stesso di sipario, e nacque così il progetto Safety Curtain, punto d’incontro fra mondo del teatro e arte contemporanea. Dal 1998 ha ospitato artisti da tutto il mondo: la prima fu Kara Walker (per la stagione 1998/99 che decorò il sipario con i profili di uomini e donne afroamericani), seguita fra gli altri da Richard Hamilton, l’italiano Giulio Paolini, Tauba Auerbach, Dominique Gonzalez-Foerster e Cy Twombly. Le immagini di grande formato, ben 176 metri quadrati, sono prodotte e installate utilizzando un processo innovativo: sono stampate su reti di plastica e fissate con magneti ai tendoni del sipario. “L’idea centrale di Museum in Progress è davvero semplice: si tratta di sviluppare nuovi formati per presentare al pubblico l’arte contemporanea”, ha detto Kaspar Mühlemann Hartl, Ad di Museum in Progress.

Cao Fei, The New Angel, 2022, Safety Curtain, museum in progress, Vienna State Opera, 2022/2023. Courtesy Museum in Progress

Cao Fei, The New Angel, 2022, Safety Curtain, museum in progress, Vienna State Opera, 2022/2023. Courtesy Museum in Progress

L’OPERA DI CAO FEI A VIENNA

S’intitola The New Angel, ed è un’imponente testa distopica di colore bianco pallido; è un volto che fa parte di China Tracy, l’avatar dell’artista Cao Fei, immagine speculare del suo alter ego. Lo spirito dell’opera raccoglie gli stereotipi visivi di una “donna guerriera”, ispirata in parte a Chun-Li, eroina del videogioco Street Fighter, in parte a Maria, l’inquietante androide della pellicola Metropolis di Fritz Lang. China Tracy è un nuovo angelo del nostro tempo, che immagina l’eterno presente in cui gli eventi maturano, evolvono e collassano: come ha spiegato l’artista, “il mio avatar digitale vive nel mondo virtuale. Nel teatro dell’opera, l’enorme ritratto ricorda una scultura silenziosa, compassionevole come una statua di Buddha, osserva silenziosamente il mondo reale attraverso il pesante strato del sipario senza dare alcuna risposta”. La creazione di China Tracy annunciò nel 2009 la nascita di RMB City, una città virtuale costruita dallo stesso Cao Fei sulla piattaforma Second Life, che raccoglie frammenti di paesaggi urbani cinesi intersecando la crescente urbanizzazione con l’andamento delle altre dinamiche sociali della Cina contemporanea. Chiuso nel 2011, il progetto è archiviato sul web e in vari musei.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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