Un arcobaleno di cose e parole. La mostra di Betty Danon a Napoli

Ci porta a Rainbowland la mostra di Betty Danon alla galleria Tiziana Di Caro. Ad accoglierci, infatti, c’è uno scenario da fiaba

For the grey days only, la quarta mostra di Betty Danon (Istanbul, 1927 – Milano, 2022) organizzata da Tiziana Di Caro nei suoi spazi espositivi napoletani è un racconto dove le parole volano, si spostano continuamente dall’intimità di una narrazione che ruota attorno a Rainbowland, a una terra magica che vede l’artista spinta oltre i bordi del desiderio per disegnare, sin dal 1976, una traccia di tempo, una fabula de lineis et coloribus et verba nata da un atto d’amore e d’amicizia, dall’urgenza di prendersi cura dell’altro, di tessere una storia umana al di là dell’arcobaleno. “La mia assidua corrispondente Amelia Etlinger soffriva di terrori notturni e d’insonnia”, ricorda l’artista in un testo indicativo. “Per divertirla volevo inventare per lei un ‘fairy tale’ speciale ambientato in un paese immaginario sopra l’arcobaleno che ho chiamato Rainbowland. Questo racconto, cominciato così bene, non ho mai potuto finirlo. Le ho inviato, invece, la mappa di Rainbowland da esplorare”.

Betty Danon, For the grey days only, 2022, exhibition view, Galleria Tiziana Di Caro (Napoli)

Betty Danon, For the grey days only, 2022, exhibition view, Galleria Tiziana Di Caro (Napoli)

LA MOSTRA DI BETTY DANON A NAPOLI

Il viaggio ha inizio con un canto primordiale: nella prima sala, accanto a un elegantissimo foglio A4 del 1977, dove troviamo ripetuta in nero la parola rainbow (soltanto al centro le 7 lettere corrispondono ai colori dell’iride newtoniana), e a un altro più grande dove la scrittura è ancora volutamente leggibile, anche se quasi automatica – qui le righe, di colore diverso, si sovrappongo e giustappongono quasi a creare un delicato groviglio pulsante o, se vogliamo, un sottile arcobaleno di vocaboli –, è presente un libro timido, un diario, un memoriale. Si tratta, giustappunto, di Rainbowland (1980): di un luogo fiabesco che, passo dopo passo, pagina dopo pagina, interseca notizie private (foto, parole, oggetti) a elementi di un quotidiano immaginario – c’è la tessera di cittadinanza onoraria ad Albert Einstein (è la n. 100401), ci sono francobolli, c’è un omaggio a Rimbaud (sound letters) – che ci porta al di là dello specchio. “Al suo ritorno dal Paese delle Meraviglie, Wonderland, Alice si avventura nel colorato paese dell’arcobaleno, Rainbowland”, spiega Danon. “Decresce nella dimensione tempo e si ritrova con un corpo da bambina di un anno e scopre l’omonimia tra Rainbow e Rimbaud. Rainbowland è il pretesto per una serie di lavori in progress che trattano questo non-luogo come una realtà da ufficializzare. Rimbaudland è il paese magico della poesia, nel quale i colori del Rainbow si trasformano nelle vocali di Rimbaud, in uno spazio-di/segno-suono-colore”.
Nella seconda sala, su un piedistallo, frontale, si apre timido un pentagramma festoso e sulle pareti quattro meravigliose carte con scrittura sovrapposta e scomposta: qui, un leggerissimo leporello aperto, appunto a fisarmonica, presenta dei riquadri in cui il colore pensa il suono tanto quanto il suono pensa il colore.

Betty Danon, For the grey days only, 2022, exhibition view, Galleria Tiziana Di Caro (Napoli)

Betty Danon, For the grey days only, 2022, exhibition view, Galleria Tiziana Di Caro (Napoli)

LE OPERE DI BETTY DANON

Nel terzo e ultimo capitolo di questa sorprendente esposizione troviamo una serie di in-folio bianchi – Concentrazione sul colore rosso dell’arcobaleno, Concentrazione sul colore blu dell’arcobaleno e Concentrazione sul colore viola dell’arcobaleno ne sono alcuni – e cinque piccoli lavori dove la scrittura diventa gesto automatico e psichico, segno acutamente junghiano, graffio archetipo-simbolico per giorni grigi. “Rainbowland sorge nel ’76 come scenario per una fiaba; si sviluppa in tutti questi anni fino a diventare un simbolo poetico del luogo ‘altro’, l’alibi, la parola d’ordine per varcare la soglia dell’assurdo, del magico, del concetto mitico del tempo e dello spazio, il pretesto per scavalcare muri e andare a giocare con gli altri”.

Antonello Tolve

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Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

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