A Torino 13 artisti faccia a faccia con il presente

Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino tredici artisti riflettono sull’attualità senza alcuna paura dell’evidenza. Dal cambiamento climatico al razzismo, dalle armi alla globalizzazione

Qualcosa nell’aria è il terzo capitolo di Verso, l’iniziativa rivolta ai giovani dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prodotta insieme alla Regione Piemonte. Qualcosa nell’aria è una mostra collettiva di tredici artisti, curata da Irene Calderoni e Bernardo Follini, che non dà tregua. L’aria è un elemento neutro, vuoto, ma anche pieno di ciò che c’è nell’aria.
“Cosa c’è nell’aria?” è una domanda retorica che ci si pone quando qualcosa sta accadendo, ma ancora la sua manifestazione non è così lampante. Questa mostra sembra avere tutte le risposte: nell’aria c’è qualcosa di talmente palese che solo una perseverante visione miope può portarci a negarne la presenza. I lavori degli artisti coinvolti in Qualcosa nell’aria diventano lente d’ingrandimento per l’analisi a tutto tondo delle tematiche urgenti del mondo e della società contemporanea, la cui risoluzione non può più essere procrastinata. Ogni opera affronta un tema di denuncia e consapevolezza e nulla è lasciato in silenzio.

Sandra Mujinga, Touch Face 1-3, 2018. Installation view at Fondazione Sandretto Re Rebudengo, Torino 2022. Photo Sebastiano Pellion di Persano

Sandra Mujinga, Touch Face 1-3, 2018. Installation view at Fondazione Sandretto Re Rebudengo, Torino 2022. Photo Sebastiano Pellion di Persano

LA MOSTRA ALLA FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO

Subito ad accoglierci troviamo il video dell’azione performativa di Muna Mussie, svolta lo scorso autunno nel Parco del Valentino come parte del progetto Verso, che denuncia l’oblio a cui è condannata la lettura storica del colonialismo quando si pone dalla parte delle popolazioni che lo hanno subito. Di attivismo e consapevolezza parlano i lavori del collettivo Eclectic Electric Collective / Tools for Action, con l’enorme martello che simboleggia la forza intrinseca della presa di coscienza; sullo stesso tema sono i poster di Sara Leghissa, che riportano le dichiarazioni di alcuni ragazzi milanesi durante il lockdown, la performance inaugurale di Artur Zmijewski, ma anche il film di Rory Pilgrim, in cui è raccontata la vita in comune nella casa di dieci eco-attivisti in una città dell’Idaho negli Stati Uniti.

I TEMI DELLA MOSTRA A TORINO

Denuncia e documentazione dei movimenti femministi ed ecologici emergono con forza dal lavoro video di Marwa Arsanios e dal lungo ritratto di Carolina Caycedo, che include manifestazioni di protesta avvenute in tutto il mondo. Degli effetti della globalizzazione parla l’opera di Ghita Skali ‒ dove il titolo Ali Baba Express: Episode 5 è la parodia del gigante dell’e-commerce cinese ‒ e il lavoro di Natascha Sadr Haghighian, che denuncia gli effetti negativi della visione antropocentrica sugli equilibri del pianeta. Di totalitarismo si occupa Andreas Gursky con il dittico Pyongyang II. Mentre il tema delle armi è affrontato dall’opera di Alberto Tadiello, che denuncia l’uso del suono per scopi bellici. Con i temi dell’identità e del razzismo ci sovrastano, infine, le invadenti sculture presenti in fondo al corridoio: tre sagome nere di Sandra Mujinga in scala aumentata, inquietanti, e la bandiera degli Stati confederati d’America, anch’essa nera, di Arthur Jafa.
La mostra è un impeccabile lavoro curatoriale in cui, talvolta, il senso del progetto emerge più del valore estetico, in linea con le più attuali tendenze della ricerca internazionale dell’arte contemporanea.

Sirio Schiano lo Moriello

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Sirio Schiano lo Moriello

Sirio Schiano lo Moriello

Operatore culturale, si occupa di arte, eventi, comunicazione, cultura e turismo. Facendo tesoro di una quasi trentennale esperienza, ha declinato i suoi interessi in un ampio ventaglio di applicazioni professionali: direttrice di progetti culturali e rassegne d’arte, curatrice, responsabile della…

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