Gradazioni di materia. La mostra di Maurizio Donzelli a Venezia
Maurizio Donzelli torna alla Marignana Arte di Venezia con una mostra che scandaglia i suoi tanti, e mai cristallizzati, approcci alla materia. Dai “Mirror” innestati sui giochi della percezione agli arazzi che strizzano l’occhio all’epoca pre rinascimentale
Fluttua nell’“insieme vuoto” che dà il titolo alla sua nuova mostra veneziana l’approccio di Maurizio Donzelli (Brescia, 1958) al fare arte. Mutuato dall’immagine suggerita dal filosofo Federico Ferrari, l’insieme vuoto cui allude l’impianto espositivo disegnato dal curatore Gabriele Salvaterra allude al paradosso coerente dell’assenza di elementi in un insieme che tuttavia, in quanto tale, è qualcosa.
A delinearsi è proprio il solco in cui si inscrive il gesto artistico di Donzelli, impegnato in un corpo a corpo con la materia che non giunge mai a un approdo definitivo. Il lavoro di Donzelli, dice Salvaterra, “ha la caratteristica particolare di non installarsi in un determinato argomento definitivamente e con perentorietà, preferendo la tattica dell’alludere, del suggerire, dell’indicare una traiettoria verso qualcosa di ulteriore”.
LE OPERE DI DONZELLI IN MOSTRA A VENEZIA
Spetta dunque a chi osserva destreggiarsi fra i Mirror esposti nella prima sala della galleria Marignana Arte, facendosi largo tra inganni e sorprese percettive, enfatizzate dalle lenti prismatiche attraverso cui indovinare il soggetto – se ne esiste uno – dell’opera. E tocca sempre a chi guarda raggiungere gli arazzi contemporanei che sembrano quasi dotati di vita – staccati come sono dalla parete – e lasciarsi guidare dal retaggio di una tecnica antica verso un oggi fatto di manipolazioni digitali e convivenze tra l’evanescenza e la concretezza di materiali come la seta, la lana e il cotone. A chiudere il cerchio – o l’insieme in questo caso – sono i recentissimi Reds, acrilici su tavola dalle cromie accese e sinuose, che sfruttano la densità altalenante del colore per comporre una narrazione ancora una volta provvisoria. Rendendo ancora più evidente il carattere esperienziale – dunque momentaneo e sempre mutevole – del fare di Donzelli.
‒ Arianna Testino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati