Dakar: una Biennale africana nel segno dell’identità, le immagini
La manifestazione, fra le più importanti dell’Africa Occidentale, continua a stimolare nuovi punti di vista artistici, ma soprattutto a valorizzare la creatività della regione
È in svolgimento fino al 21 giugno la 14a edizione della Biennale di Dakar, slittata al 2022 a causa della pandemia. Sostenuta dal governo senegalese, da diversi anni attrae un pubblico crescente di collezionisti e visitatori stranieri.
Ĩ NDAFFA, questo il titolo scelto per l’edizione 2022, che in lingua Sérère significa “forgiare”; un verbo per suggerire la libertà di trasformare la materia, e le molteplici possibilità che offre la materia trasformata. A livello più “pratico”, c’è un preciso richiamo al processo di produzione, che a sua volta chiama in causa la manualità, il lavoro dell’individuo che riprende il sopravvento sulla macchina. Il messaggio è assai profondo, come spiega El Hadji Malick Ndiaye, Direttore artistico della Biennale: “Attingere alle tradizioni africane, rivisitare le forme del sapere locale, negoziare rappresentazioni del mondo a livello locale, prendere in considerazione questo patrimonio e contestualizzarlo nella storia, anche dell’arte, sono comportamenti culturali da esplorare per forgiare una nuova consapevolezza civile e artistica in Africa. La storia è il frutto di una fucina, perché il tempo è metallo da plasmare. Scrivere la storia significa idealmente entrare in questa fucina”.
LA BIENNALE E BLACK LIVES MATTER
Ma la Biennale va anche oltre: la recente pandemia ha sollevato molteplici questioni relative al rispetto della natura e all’autonomia delle società africane, e ha visto emergere tante nuove voci che chiedono sia di correggere lo squilibrio, sia di curare l’anima di un’umanità che il razzismo non ha mai smesso di avvelenare, anche sull’onda dell’omicidio di George Floyd negli USA da parte della polizia. Quindi, il tema della Biennale, pensato già nel 2019, ci invitava a reinventare i nostri modelli, e la pandemia ha soltanto reso più urgente la necessità di cambiare mentalità.
GLI ARTISTI DELLA BIENNALE
L’appuntamento principale è la mostra internazionale Ĩ Ndaffa #/ Forger/Out of the fire, che si tiene nell’ex Palazzo di Giustiza di Dakar, e dove 59 artisti da tutta l’Africa e dalla regione dell’Oceano Indiano (ma anche da Francia, Cuba e Stati Uniti in rappresentanza degli africani della diaspora), attraverso disegni, installazioni, dipinti, fotografie, sculture, video, riflettono sul tema della Biennale e propongono le loro visioni per una nuova coscienza e identità africana, nel nome delle sfide lanciate dalla contemporaneità. Il Paese più rappresentato è il Sudafrica, con 8 artisti, segue il Senegal con 7, 5 i cubani e 4 gli statunitensi. E ancora, il Centre Culturel Blaise Senghor ospita la collettiva Africa: la Renaissance en marche, una mostra multidisciplinare che riunisce le opere di sette artisti provenienti da Benin, Congo, Costa d’Avorio e Senegal, impegnati su varie questioni sociali.
Nell’ambito della Biennale Off, la Plateforme d’Activisme Artistique de lutte contre la Corruption presenta una mostra fotografica dal 19 maggio al 5 giugno presso l’Ecole Supérieure de Journalisme, des Métiers de l’Internet et de la Communication. E ancora, il Monument de la Renaissance Africaine ospita i Rencontres Professionnelles, una rassegna dove artisti, curatori, e operatori culturali in genere, discutono di questioni cruciali come il finanziamento della cultura, il mercato dell’arte africana, l’impatto del Covid 19 nel campo della creatività e delle arti visive in particolare, i diritti di proprietà intellettuale connessi alle opere artistiche.
L’ITALIA A DAKAR
Anche l’Italia partecipa alla Biennale senegalese, attraverso il programma IT Out OFF the Ordinary sviluppato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, per promuovere l’arte italiana in occasione di importanti manifestazioni internazionali attraverso eventi paralleli o collaterali. IT Out OFF the Ordinary – Dakar coinvolge l’italiana Irene Coppola (Palermo, 1991), con l’opera Home Page
, la senegalese Amy Célestina Ndione (Dakar, 1988), l’italo-marocchina Leila Bencharnia (El Kelaa, 1993), attraverso lo sguardo curatoriale della senegalese Fatou Kiné Diouf (Dakar, 1993).
–Niccolò Lucarelli
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