Controllare per non essere monitorati. La mostra di Paolo Cirio a Modena

Paolo Cirio (Torino, 1979) rivolge la sua attenzione agli aspetti più controversi della società dell’informazione e all’utilizzo che le grandi corporation fanno dei big-data a scapito delle soggettività sociali. Un’attività a cavallo tra arte, etica e attivismo che si divide tra incursioni nella street art, sabotaggi e hackeraggi di svariate forme di sorveglianza. Le opere […]

Paolo Cirio (Torino, 1979) rivolge la sua attenzione agli aspetti più controversi della società dell’informazione e all’utilizzo che le grandi corporation fanno dei big-data a scapito delle soggettività sociali. Un’attività a cavallo tra arte, etica e attivismo che si divide tra incursioni nella street art, sabotaggi e hackeraggi di svariate forme di sorveglianza.
Le opere sono spesso una trasposizione materiale di azioni compiute dall’artista per stravolgere e mettere in luce i pericoli e le dinamiche che spesso si celano dietro le nuove tecnologie. L’attività dell’artista è ben riassunta in una selezione di opere risalenti agli ultimi dieci anni e curata da Marco Scotini, che nel corso della sua carriera si è spesso occupato della relazione tra arte contemporanea e attivismo ‒ si ricordi per esempio il celebre progetto Disobedience Archive.

Paolo Cirio, Obscurity, 2016-18. Photo Rolando Paolo Guerzoni

Paolo Cirio, Obscurity, 2016-18. Photo Rolando Paolo Guerzoni

LA MOSTRA DI PAOLO CIRIO A MODENA

Con la torre panottica Iris, formata da otto stampe di iridi che l’artista ha modificato per sovvertire il meccanismo di riconoscimento tramite scansione oculare, Cirio suggerisce “lenti a contatto” in grado di impedire l’identificazione del soggetto monitorato.
Gli Street Ghosts, poster a grandezza naturale di passanti estrapolati da Google Street, fanno da contraltare alle stampe di Overexposed, immagini riprodotte dall’artista con la tecnica dello “Stencil HD” che ritraggono alti funzionari di servizi segreti statunitensi reperiti su piattaforme pubbliche in Internet e originariamente affissi ai muri nelle strade di numerose città.

LE OPERE DI PAOLO CIRIO E IL CONTROLLO DIGITALE

Face to Facebook riassume il titanico lavoro che l’artista ha compiuto per realizzare Lovely-Faces.com, un sito di incontri creato ad hoc per il progetto e realizzato appropriandosi di un milione di profili Facebook servendosi di algoritmi. La controversa operazione è documentata da una serie di lettere indirizzate all’artista e visibili in mostra, tra cui la denuncia da parte di Facebook e messaggi di solidarietà unite a minacce degli utenti.
In Obscurity e Capture la figura di attivista di Cirio emerge con evidenza. La prima opera tratta il tema del diritto all’oblio negli Stati Uniti. Per il progetto 10 milioni di foto segnaletiche di persone arrestate sono state sfocate e i loro nomi mescolati per renderne impossibile l’identificazione. La seconda, legata alla battaglia per mettere in guardia dai rischi dell’utilizzo del riconoscimento facciale, si è tradotta in una campagna che ha raccolto più di 50mila firme e successivo riscontro della Commissione Europea.
Con le sua pratica profanatoria delle forme di sorveglianza, l’artista suggerisce una doppia lettura del titolo del Monitoring Control. Se da un lato pone l’attenzione sul potere esercitato da chi detiene i big data, dall’altra invita a una presa di coscienza e a sviluppare forme di resistenza al fenomeno.

Irene Tondelli

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