Due artiste e due mangaka in mostra alla Villa delle Rose di Bologna

Il programma di residenza Rose del MAMbo porta a Bologna il lavoro di due artiste. Fra Italia e Giappone, fra pandemia e disastro ambientale

Non serve arrovellarsi tanto per capire, ancor prima di entrare nei bellissimi spazi di Villa delle Rose, quale sia il tema che unisce i lavori delle due artiste selezionate per la quinta edizione del progetto di residenza ROSE del MAMbo, curato da Giulia Pezzoli. Perché la mostra di Aki Nagasaka e Elisa Caldana si intitola Times of Crisis, quelli nei quali ci troviamo ormai da molto, troppo tempo: crisi sanitaria, crisi ambientale, crisi sociale, crisi economica.
Le due artiste hanno cominciato la loro collaborazione in tempi precedenti la pandemia: hanno studiato insieme in Germania, si sono reincontrate a Londra e hanno deciso di produrre un lavoro a due durante una residenza a Tokyo nel 2018 e di concentrarsi sul tema della precarietà, molto presente nel lavoro autonomo di entrambe.

Elisa Caldana, Fiducia nel Futuro, 2021. Illustrazione di Tomohiro Iwakura in dialogo con Elisa Caldana

Elisa Caldana, Fiducia nel Futuro, 2021. Illustrazione di Tomohiro Iwakura in dialogo con Elisa Caldana

ELISA CALDANA FRA SEGRETERIE TELEFONICHE E SENZATETTO

Il piano terra della villa settecentesca è interamente occupato dai lavori di Elisa Caldana. Le tre sale espositive sono chiuse, sbarrate da grossi listelli di legno, come lo sono state per lungo tempo le saracinesche dei negozi e della maggior parte degli esercizi commerciali delle città di tutto il mondo durante il lockdown.
Avvicinandosi alle porte, si può anche ascoltare la desolazione di quei giorni attraverso la registrazione di quasi 300 segreterie telefoniche in tutte le lingue che annunciano che l’attività è “temporaneamente chiusa”. L’impatto dell’opera è forte e racconta, in un attimo, un anno e mezzo di limitazioni e le sensazioni di impotenza e precarietà che abbiamo provato.
A terra, lungo il corridoio, sono poggiati i calchi in silicone dei nomi delle strade, inesistenti sulle mappe ma esistenti negli uffici dei comuni italiani, presso le quali i senza fissa dimora possono dichiarare di risiedere per avere accesso all’assistenza sanitaria. Così, per ricordarci che la pandemia ha fatto anche questo: ha trasformato in senzatetto molte persone che avevano un lavoro e una casa.

Aki Nagasaka, Seconda Scena. Isola Autonoma, 2021. Installation view at Villa delle Rose, Bologna 2021. Photo Giorgio Bianchi, Comune di Bologna. Courtesy Istituzione Bologna Musei

Aki Nagasaka, Seconda Scena. Isola Autonoma, 2021. Installation view at Villa delle Rose, Bologna 2021. Photo Giorgio Bianchi, Comune di Bologna. Courtesy Istituzione Bologna Musei

LA RESILIENZA RACCONTATA DA AKI NAGASAKA

Al piano di sopra, tre stanze e il corridoio sono occupati dalle tre “scene” che compongono il progetto di Aki Nagasaka per Bologna: sono tre storie, tre narrazioni, visive e sonore, che raccontano di resilienza, episodi non reali ma ispirati a fatti o accadimenti vissuti dall’artista.
C’è la storia del Signor C, unico proprietario di una piccola casa – in un quartiere di una metropoli giapponese in cui le abitazioni come le sue sono state sostituite da grattaceli – a essersi opposto alla lottizzazione così fortemente che il suo giardino è diventato una specie di riserva naturale per la flora e la fauna che un tempo viveva in quella zona.
C’è poi la “favola” di un’isola al largo del Pacifico che, abbandonata dal governo centrale del suo Paese a causa di una grossa crisi finanziaria, diventa completamente autonoma da tutti i punti di vista e prospera rigogliosa.
Infine, c’è la storia di una città sommersa dalle acque a causa di diverse catastrofi susseguitesi nel tempo, nella quale gli unici esseri che riescono a sopravvivere sono le meduse che fanno la spola, sospinte dalla corrente, fra il mare e il bacino del fiume passando fra gli edifici, proprio come facevano un tempo gli esseri umani che la abitavano.

ELISA CALDANA TRA FIDUCIA E PROTESTA

Le altre due sale sono dedicate ancora da Elisa Caldana e ad altrettante storie. Fiducia nel futuro presenta l’immagine di una città invasa da una natura rigogliosa, piante, fiori e animali colorati, quasi eccessiva, quasi propagandistica tanto che l’immagine è circondata da ritagli di giornale con scritte illeggibili che probabilmente descrivono una situazione del tutto diversa da quella rappresentata e che noi non possiamo comprendere, così come Elisa nel suo soggiorno giapponese non riusciva a comprendere appieno ciò che la circondava.
Con Shutterstreet torniamo alle strade chiuse e alle serrande abbassate, questa volta disegnate e stampate su grandi tele anche qui accompagnate da parole giapponesi che, pronunciate, evocano i rumori di una protesta.

LA COLLABORAZIONE CON I MAGAKA E I QR CODE IN CITTÀ

Tutte le immagini del piano superiore nascono dalla collaborazione delle due artiste con altrettanti disegnatori di manga giapponesi e dal loro stretto e intenso dialogo.
La mostra si espande poi anche fuori dai confini del museo, attraverso una serie di affissioni lungo le strade della città in cui sono riportate le immagini delle opere e un QR code attraverso il quale i passanti possono ascoltare le storie dei protagonisti.

– Chiara Pilati

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