Esporre in un vecchio guardaroba. La mostra di Matilde Sambo a Varese

Matilde Sambo inaugura la ripartenza di AnonimaKunsthalle a Varese, lo spazio espositivo che prende forma in un vecchio guardaroba.

Nata nel 2016 sulla parete piastrellata di un’ex cucina, AnonimaKunsthalle (AK) occupa, dal 2020, un vecchio guardaroba. Ecco che quel metro quadrato diventa spazio espositivo, o meglio deposito temporaneo di opere. Un luogo collettivo, intimo e invasivo, fondato da Ermanno Cristini e Luca Scarbelli con la volontà di esporre artisti under 30, che possano creare opere site specific all’interno di uno spazio angusto.

IL PROGRAMMA ESPOSITIVO DI ANONIMAKUNSTHALLE

Sfida e metamorfosi. Così si traduce il programma espositivo proposto da Clara Scola, direttrice artistica di AnonimaKunsthalle per il 2020/2021. Restando fedele alle ricerche personali degli artisti, Scola permette a ognuno di loro di interpretare in maniera libera lo spazio. Unico veto: rimanere all’interno del triangolo bianco di AK. Ecco che la questione del riposizionamento diviene fondamentale.
Nonostante l’impossibilità di occupare AnonimaKunsthalle con le opere dei sei artisti selezionati per il 2020, si è comunque deciso di mantenere il programma ideato per l’anno precedente. Ecco che dopo Dedalo di Gaia De Megni e La feritoia degl’impicci di Federica Col, nessuna opera è stata più ospitata nel deposito di Varese fino alla nuova riapertura. Mutatis mutandis, le condizioni sono le medesime. Difatti, sebbene la situazione pandemica abbia avuto un impatto sui lavori degli artisti, le mostre programmate conservano l’idea di occupare quel vecchio guardaroba, invadendolo per renderlo vivo.

Matilde Sambo, Sottile Instabilità, 2021. AnonimaKunsthalle, Varese

Matilde Sambo, Sottile Instabilità, 2021. AnonimaKunsthalle, Varese. Photo Giovanni Sambo

LA MOSTRA DI MATILDE SAMBO

A inaugurare la nuova stagione espositiva è Sottile Instabilità di Matilde Sambo (1993), in mostra fino al 4 luglio. L’artista veneziana partecipa al dialogo natura-cultura per mettere in crisi questa dicotomia. Attraverso un trigger di materia, non percepibile nell’immediato, Sambo si serve dell’imitazione per partorire quella forza generatrice, propria dell’ambiente. Difatti le spine d’acacia, che trafiggono il muro di AK, assumono le sembianze di armi bianche ambivalenti, che bucano ma proteggono.
Ad accompagnare l’acacia spinosa sono i fogli di soia, modellati dall’artista. Come edera che si abbarbica, la soia trova terreno fertile nel triangolo bianco fino a conquistarlo quasi totalmente. La sensazione è di soffocare all’interno dello spazio, eppure anche di sentirsi protetti. Quella sottile linea tra rischio e dolore si sviluppa in maniera così vorace da confondere l’azione. Riconsiderare il proprio corpo nello spazio è quanto mai necessario. Ecco che l’idea del riposizionamento emerge nell’evitare di essere punti dall’acacia spinosa, che pone uno stato d’allerta simile a quello che la natura è costretta a fronteggiare ogni giorno e da cui non può difendersi, diversamente dai muri di AK, protetti dalla soia.

Vittoria Mascellaro

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Vittoria Mascellaro

Vittoria Mascellaro

Vittoria Mascellaro è nata a Monza nel 1996. Si è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, per poi conseguire un biennio specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA. Attualmente è cultrice di sociologia dell’arte all’Accademia di…

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