Fiori rossi contro il fascismo. L’installazione di Daniela Spaletra a Carrara

Fino al 6 giugno sarà visitabile l’installazione site specific presso la Chiesa di Santa Maria delle Lacrime, a Carrara, realizzata dall’artista Daniela Spaletra, a cura di Nicola Barattini.

Daniela Spaletra (Torino, 1965), negli ultimi tre anni, ha lavorato al progetto In Pectore raccogliendo e analizzando i documenti bibliotecari e dell’Archivio di Stato, con lo scopo di ricostruire una vicenda storica. La vicinanza dell’artista rispetto a questo fatto specifico nacque dai racconti della nonna Enrichetta, che visse indirettamente da vicino quell’episodio.
Si tratta di un omicidio avvenuto per mano di un gruppo fascista, il 2 giugno 1921. La causa di questa tragica vicenda fu lo sfoggio di una peonia rossa portata in petto dalla giovane Claretta Lazzeri. Questo fiore rosso, portato in petto dalla giovane, venne interpretato come gesto ‘sovversivo’, tale da scatenare la rabbia di un gruppo di squadristi fascisti. La situazione degenerò definitivamente con l’uccisione del fratello (Renato Lazzeri) e della madre di Claretta (Gisella Bianchi), che in quell’occasione tentarono ‒ invano ‒ di proteggerla.

CARRARA, TRA MEMORIE E IDEALI

La Via Carriona, oltre a essere il luogo in cui si consumò la tragedia dei Lazzeri, è l’antichissima strada utilizzata come collegamento tra le cave e il mare. Al tempo, la città di Carrara era uno dei centri più attivi del movimento anarchico, che anche durante il regime fascista riuscì a mantenere viva l’ideologia libertaria in contrasto a quella del regime, partecipando poi dal 1943 come ‒ e non solo ‒ Formazioni di Difesa Proletaria.
La storia dei Lazzeri rimase impressa nella memoria dei carrarini, perché diede inizio alle violente vicende precedenti alla presa al potere di Mussolini. Infatti, dopo il consumarsi di quella tragedia, l’atmosfera cambiò totalmente. Si consolidò il clima di paura e terrore e la violenza fascista si manifestò contro le leghe dei cavatori, i circoli anarchici e le sezioni socialiste e comuniste.

Daniela Spaletra, In Pectore, 2021, Chiesa della Madonna delle Lacrime, Via Carriona, Carrara

Daniela Spaletra, In Pectore, 2021, Chiesa della Madonna delle Lacrime, Via Carriona, Carrara

L’INSTALLAZIONE SITE SPECIFIC DI SPALETRA

L’artista, con un segno rosso, ha tracciato il percorso compiuto quel 2 giugno da Claretta. Dalla casa Lazzeri di Via Carriona 32 fino alla Fontana della sirena, esattamente davanti alla facciata della Chiesa di Santa Maria delle Lacrime.
Nel pavimento porticato antecedente l’ingresso della chiesa l’artista ha disposto centinaia di fiori di tela rossi. Un contrasto che scuote, quello tra la massa rossa che sembra macchiare indelebilmente lo spazio e il bianco marmoreo delle strutture architettoniche.
All’interno della chiesa settecentesca, ai piedi dell’altare, viene proiettato un video che ricostruisce la storia in due versioni. La prima, la versione ‘popolare’ raccontata in dialetto carrarino con un inevitabile coinvolgimento ‒ lo stesso trasporto che caratterizzava i racconti di nonna Enrichetta all’artista.
In contrasto a questa narrazione viene proposta una forma più oggettiva e dettagliata, attraverso un ‘finto’ processo nel quale sono presenti il Pubblico Ministero, l’avvocato di difesa e il Giudice (senza imputati, testimoni o atti giudiziari).

LA SENTENZA IN PECTORE

La giustizia nel caso Lazzeri, dopo assoluzioni e processi farsa ai colpevoli, viene rimessa in discussione a distanza di cent’anni esatti. Ma la conclusione del processo rimane senza sentenza.
Nel video il Giudice, prima di congedarsi dall’aula, si spoglia della sua veste istituzionale ed esce portando con sé gli atti giudiziari stretti al petto. Gesti e silenzi densi di riflessione e spunti, ma che lasciano sospeso il giudizio. “La scelta” ‒ spiega l’artista ‒ “è quella di non dare la soluzione preconfezionata, ma dare vita a un rapporto tra memoria individuale e memoria collettiva, in modo che la reale sentenza possa essere percepibile dentro ognuno di noi”. Restituire il fatto storico in modo da dare l’occasione di stabilire una sentenza ‘in pectore’, proprio come Claretta portava in petto il fiore.

Marlene L. Müller

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