Il disegno può diventare una performance condivisa e collettiva? Con Marco Emmanuele (Catania, 1986) e la sua Drawing Machine #8, sì! Stiamo parlando di una macchina costruita ad hoc per abitare le stanze di Casa Vuota, dotata di bracci metallici e snodabili che entrano in funzione solo grazie all’interazione con il pubblico. Insomma, lo spazio diventa un’incubatrice di segni “dove direttamente nascono grazie all’interazione tra artista, macchina e pubblico”, così parlano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.
L’energia e il segno di ogni singolo soggetto chiamato a partecipare si uniscono in un coro eterogeneo di punti e linee. Questo dispositivo meccanico, il più complesso mai realizzato ‒ #8, appunto ‒ diventa per la prima volta protagonista di una mostra, dove l’arte del disegno si fa veicolo di esperienze e legami celati dietro semplici tratti neri su foglio bianco, esposti successivamente sulle pareti dello spazio, proprio come in una quadreria.
‒ Valentina Muzi