La pittura che si fa volume ed entra nello spazio della vita, un ambiente immersivo e riflettente fatto di specchi e di cristalli, assemblaggi di elementi eterogenei che si trasformano in personaggi allo stesso tempo reali e immaginari: la Galleria Romberg di Latina presenta la mostra personale di Vincenzo Pennacchi (a cura di Italo Bergantini e Daniele Zerbinati), una grande installazione in cui l’oggetto-quadro prende possesso della terza dimensione.
Pennacchi ha realizzato questo progetto attingendo dalle fonti della sua complessa formazione personale che fonde le conoscenze scientifiche di ingegnere elettronico alle sue frequentazioni del leggendario Teatro Ateneo dell’Università Sapienza di Roma, dove ha potuto seguire le lezioni di Carmelo Bene e, in particolare, di Jerzy Grotowski, il grande regista polacco teorizzatore del Teatro Povero.
LA MOSTRA DI PENNACCHI A LATINA
Pennacchi ha composto infatti la sua mostra come un’unica “messa in scena” in cui le geometrie specchianti della piramide e dei triangoli si armonizzano alle tessiture polimateriche dei quadri a parete. Nella sintesi di Pennacchi le strutture geometriche e il pavimento di cristallo (creato dallo stesso artista) diventano così componenti centrali di una grande opera polimorfica, in cui il suo gesto pittorico ci accompagna nei meandri di un labirinto geometrico e concettuale che mette in discussione le nostre certezze percettive e ci conduce nei misteri allusivi di un mondo fantastico e parallelo.
‒ Lorenzo Canova