Perché Barca Nostra di Christoph Buchel deve essere salvata. E c’è anche un appello

L’opera dell’artista Christoph Buchel documenta la tragica storia di un naufragio del 2015 nelle acque del Mediterraneo. L’artista Emmanuele Panzarini lancia un appello per farla rientrare ad Augusta

La notte del 18 aprile 2015, al largo delle coste libiche, si consuma una delle più dolorose tragedie avvenute nel Mediterraneo. Una imbarcazione salpata dalla Libia, carica di oltre novecento vite in cerca di un futuro migliore, sprofonda nell’abisso del mare, causando centinaia e centinaia di morti. La Marina Militare italiana nel 2016 recupera il relitto del vecchio peschereccio e lo porta alla base navale di Augusta, in Sicilia. Rappresentando la prova materiale di un disastro di enormi proporzioni, viene proposto dalle Istituzioni italiane di esibire lo scheletro dello scafo dinanzi alla sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, al fine di trasformarlo in monito concreto, rivolto alle Autorità dell’Unione, per evitare il replicarsi di tragedie di simile portata. Proposte e idee lasciate incompiute e nel frattempo si fa avanti l’ipotesi della demolizione. L’idea che il simbolo di quel dramma possa essere distrutto, fa nascere il Comitato 18 aprile, il quale si pone a difesa del rispetto di un dolore vivo. Il Comitato, infatti, propone, a più riprese, di costruire un “giardino della memoria”, un luogo dedicato a tutte le vittime delle migrazioni.

L’OPERA ALLA BIENNALE DI VENEZIA

Passano gli anni e, nell’incerta situazione in cui versa il relitto, l’artista svizzero Christoph Buchel si interessa alla vicenda, esponendo l’ambizioso progetto di trasferire lo scafo da Augusta a Venezia per esibirlo alla Biennale del 2019 May you live in interesting times. L’artista si mette all’opera, raccoglie i fondi per affrontare le spese del viaggio lungo i mari Ionio e Adriatico e da vita al progetto Barca Nostra, con l’ausilio del Comitato 18 aprile e della curatrice d’arte Maria Chiara Di Trapani. Nel frattempo il Comune di Augusta, al quale il Consiglio dei Ministri tramite il Ministero della Difesa aveva affidato il relitto, concede in comodato d’uso lo scafo a Buchel per la durata di un anno.  Una volta sciolti i nodi burocratici, parte il trasferimento del relitto: direzione laguna. Tutta la procedura viene filmata dal regista Luca Lucchesi e diventa un documentario intitolato Barca Nostra- the boat beyond the sea, prodotto da Road Movies del regista tedesco Wim Wenders. Approdata a Venezia, Barca Nostra viene esposta all’Arsenale, diventando un vero e proprio monumento del dolore. Una spina di oltre 30 metri piantata nel cuore di una delle più importanti esposizioni d’arte a livello globale. Barca Nostra rappresenta la necessaria riflessione sul dramma migratorio, un dramma dinanzi al quale tutti i linguaggi artistici si fermano e sostano in silenzio.

LA RIMOZIONE DI BARCA NOSTRA

L’esposizione fa discutere. Il relitto non è solo un simbolo, ma un vero e proprio frammento visivo e materiale della disperazione. Finita la Biennale, per Barca Nostra inizia un altro capitolo che si apre con la questione della rimozione. Le vicende giudiziarie iniziano con Buchel che cita in giudizio la società incaricata del trasferimento dello scafo, in quanto avrebbe danneggiato il supporto su cui lo stesso poggia. Poi il lockdown e i mesi di immobilità lasciano Barca Nostra lì dove era. Successivamente, la Biennale ordina di liberare la banchina. L’artista svizzero, a tal riguardo, chiede di utilizzare la polizza assicurativa a salvaguardia delle opere esposte, ma non pare esserci un riconoscimento in tal senso. Ragion per cui la Biennale si rivolge al Tribunale per ottenere risposte, mentre avanza l’ipotesi del coinvolgimento del Comune di Augusta, Ente affidatario dello scafo, a farsi carico del trasporto in Sicilia. Tutto questo groviglio giudiziario rischia di dissolvere il significato di Barca Nostra. È un rischio insidioso, che si auspica venga scongiurato. Il ruolo sociale di Barca Nostra è cruciale e serve a ricordare le vittime, onorarne le vite e soprattutto serve ad evitare il replicarsi di quello che è successo quel tragico 18 aprile 2015. Nel frattempo l’artista Emmanuele Panzarini si è mobilitato sotto l’hashtag #SOSforart per lanciare un appello e cercare di salvare l’opera. Rivolto a tutti gli artisti, ha l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari per far rientrare il relitto ad Augusta e preservare nel tempo la sua memoria. Scrive sulla sua pagina Facebook: “per chi volesse esprimere la propria adesione, condividendo i valori del progetto, può aggiungere un like o commentare il post indicando l’opera che vorrà donare. È inoltre possibile condividere il messaggio per aumentare la sua diffusione. Spunti e suggerimenti sono ben accetti. Da parte mia metterò a disposizione le prove d’artista dell’installazione Mare Nostrum realizzata nel Canale Ponterosso a Trieste, proprio nell’estate del 2015. Un’opera che suscitò un forte dibattito pubblico proprio per il tema trattato: la perdita in mare di migliaia di vite umane”.

– Antonio Mirabelli

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Antonio Mirabelli

Antonio Mirabelli

Antonio Mirabelli si è laureato in giurisprudenza presso la Luiss Guido Carli di Roma e nello stesso ateneo ha frequentato la Scuola di Specializzazione per un biennio. Avvocato e appassionato di arte, matura esperienza nel campo del Wealth management come…

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