Come la nube sul santuario di Salomone immaginata da von Eckartshausen, anche quella di Federica Gonnelli (Firenze, 1981) si stende impietosa sulla fragilità umana. Le recenti scene di “vuoto sociale” portate dalla pandemia hanno rafforzato la precedente riflessione dell’artista sulla caducità, accostando l’idea della dissipazione a quella della morte. Ma anche pensando la nuvola come ombra, copertura, distanza, separazione.
Attraverso colori scuri, figure sfumate, un gioco di pieni e vuoti, Gonnelli immagina l’andamento circolare della natura (suggerito dal meccanismo di formazione delle nubi) che si scontra con quello lineare della vita umana. La leggerezza della fotografia artistica rielaborata, la sobrietà delle installazioni creano un allestimento “etereo” che riflette l’idea di fondo della mostra: un monito sui concreti rischi di estinzione dell’umanità, se dovesse continuare ancora a lungo questo suo accanimento contro l’ecosistema.
‒ Niccolò Lucarelli