Il diario da Valencia dell’artista Mariagrazia Pontorno per il progetto Maritima01

Nobilis Golden Moon: arte, ecologia e scienza si incontrano nel lavoro dell’artista Mariagrazia Pontorno per il progetto Maritima01. Qui il diario della residenza.

Il rapporto tra scienza e tradizione è il cuore della ricerca di Mariagrazia Pontorno e anche il focus del progetto Nobilis Golden Moon, presentato per Maritima01 promosso dall’Associazione Culturale Art Made di Elena Posokhova con sede a Valencia – è sviluppato in stretta collaborazione con importanti istituzioni come: University of Valencia, the Botanical Garden, Visit Valencia Foundation, Hyundai Valencia, the French Institute, the EASD, the Nau or Carmen Center of Contemporary Culture, con la partnership di Acqua Foundation. Quello dell’artista è un lavoro che interessa la desacralizzazione del Mediterraneo attraverso il processo di estinzione di uno dei suoi simboli e delle sue sentinelle, la Pinna Nobilis: si tratta di una grande cozza che supera l’altezza di un metro, a rischio di estinzione per una malattia pandemica. L’idea è quella di creare un video reportage personale e parzialmente autobiografico, concepito in maniera modulare, con tonalità oniriche che si dissolvono tra ricordi d’infanzia e sogni, al chiaro di Luna. In effetti la Luna svolge un ruolo importante nei ritmi vitali di Pinna Nobilis e, in modo diverso, la sensibilità del mollusco al satellite è stata notata sia dagli scienziati di Valencia che dai Maestri che lavorano il Bisso, un filo dorato dalla tradizione millenaria prodotto dalla ghiandola della Pinna Nobilis. La prima tappa sarà infatti a Valencia, fino al 6 luglio, mentre la seconda si svolgerà ad agosto in Sardegna. In questo articolo Mariagrazia Pontorno, ora in Spagna, ci consegna il diario della prima esperienza. 

Mariagrazia Pontorno 

IL DIARIO: 30 GIUGNO

Mercato Central _ banco carni

Mercato Central _ banco carni

Da mesi ormai la mia casa è il mio unico orizzonte. Nonostante la fine del lockdown ho mantenuto molte delle abitudini del periodo di quarantena. Tra le mura domestiche è più facile illudersi di una normalità che fuori non esiste più, si può fingere che il mondo sia lì a correre mentre noi indugiamo. Preparare la valigia per Valencia mette di nuovo in play la mia vita. Il tempo ricomincia a scorrere, il mio calendario interno è il 9 marzo, ma siamo già al 29 giugno. Valigia estiva. Il taxi che mi porta a Ciampino ha una barriera in plastica trasparente che rifrange la luce come fosse acqua. Il tassista indossa la mascherina, anche io. Il viaggio è silenzioso, mi dice solo che lavora a giorni alterni, che Roma è in ginocchio, che lui e i colleghi a volte restano ore intere in macchina in attesa di una chiamata. L’aeroporto è semi deserto, i controlli si svolgono in pochi minuti. L’altoparlante annuncia di continuo di rispettare la distanza sociale. Disinfettanti ovunque, solo bagagli in stiva, obbligo di mascherina per l’intero volo. È curioso come l’uomo si abitui a tutto, soprattutto ai disastri. L’aereoporto di Valencia dista solo 8 km dal centro, c’è una linea metropolitana capillare che collega la città, segnalata da colori brillanti: giallo, fucsia, verde, azzurro, arancio. Siamo in Spagna! La Spagna è un paese spiritoso, davvero in grado di giocare col suo passato, di pensare con leggerezza il futuro, di sorridere con intelligenza sul presente. Lo si vede già dalla grafica dei manifesti, dalla comunicazione urbana, dalla volontà di integrare innovazione e progettualità.  Il mio alloggio si trova nella Città Vella (vecchia). Guardando la cartina scopro di essere a pochi minuti da tutto. Valencia è la terza città della Spagna, ma rispetto alle più dispersive Madrid e Barcellona è un distillato nitido di luoghi da vedere e cose da fare. Vivere a Roma rende consapevoli della relatività dello spazio, e fa persino dubitare (con invidia) della necessità di una ragnatela tanto efficiente di trasporto in così pochi km. Per intenderci, la strada per l’aereoporto è più o meno la parte di Nomentana che va da Porta Pia a Piazza Sempione, una lunga passeggiata. Oltre che sede del Sacro Graal (quello vero) Valencia è la città in cui nasce la ricetta della paella (chiedo scusa a Tonelli per la rapida incursione). La paella classica coincide infatti con quella “valenciana”, a base di carne, verdure (carciofi, funghi, fagioli di Spagna – giganti) spezie e aromi, con prevalenza di rosmarino. Mi indicano un posto nei dintorni del mercato centrale, sempre a pochi minuti dall’albergo, dove la preparano espressa. Circa mezz’ora di attesa affrontata gustando olive di ogni colore, varietà, calibro, condite con olio e scorze d’arancia. In questo periodo di solito la città è già invasa dai turisti, io sono una delle poche persone in giro per il centro. Le stradine pullulano di locali, molti dei quali serrati. Anche Valencia è in ginocchio. 

IL DIARIO: 1 LUGLIO

Paella

Paella

Svegliarsi comodamente, intorno alle 9, qui in Spagna non genera sensi di colpa. Le lancette della vita sociale e commerciale sono spostate in avanti di circa due ore e prima delle 9.30 è tutto chiuso. Ciò che resta della mattina è dedicato alla visita del complesso di San Juan del Hospital, costruito in stile gotico su una moschea nel 1240. L’interno è spoglio, alle pareti un meraviglioso retablo del sec. XIV e una antichissima scultura di San Giovanni Evangelista dal fare rassegnato. Sembra osservare un anziano con la mascherina raccolto in preghiera proprio in direzione del suo sguardo. A pochi metri -a Valencia tutto è a portata di piede- si trova il Mercato Centrale. Splendido edificio modernista, costruito sul modello di una basilica, con vetrate, cupola e navate. La cura devozionale con cui all’interno sono allestiti i banchi di frutta, carne, pesce rimanda alla dimensione sacra della terra. Tutti i prodotti provengono dalle fertilissime terre irrigate dagli affluenti del Turia, il fiume di Valencia. Prendo delle ciliegie grandi quasi come palline da golf, coriacee e succose. Poco più su, basta attraversare la strada, si trova la Lonja, superbo esempio di architettura civile del XV secolo, Patrimonio Unesco. in strada c’è il silenzio dei pomeriggi assolati che chiamano a riposo le città del sud. La Lonja è uno splendido edificio merlato di pietra chiara, con un giardino interno di aranci.  I tre grandi ambienti del percorso, pur essendo nati a fini commerciali, hanno la solennità degli edifici di culto. Meravigliose colonne tortili che si arrampicano sino alla volta ricamata, soffitti dorati, pavimenti di marmo rosa. Le tre sale che si susseguono, De la Seda, Del Mar, Dorada, sono quasi prefigurazioni del mio progetto per Maritima01. Mi lascio alle spalle la Lonja affidandole le mie idee, come un ex voto.

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