Stato di Grazia: il progetto che ha riunito una comunità durante l’isolamento

Una call raccoglie le sensazioni vissute durante l’isolamento. Una comunità partecipativa si riunisce sotto la voce-guida dell’artista Francesca Cola e viene immortalata dagli scatti di Silvia Pastore. Un progetto prodotto dall’associazione Oltre Le Quinte di Novara.

Durante i lunghi mesi dell’isolamento la prospettiva casalinga ha influenzato la nostra percezione, dentro e fuori di noi. Gli ambienti domestici si sono trasformati, dai palazzi adibiti a cinema all’aperto ai rendez-vous del tardo pomeriggio sui balconi, fino ai dj set sui tetti. Il confinamento ha cambiato anche il nostro immaginario, andando alla ricerca di “scappatoie” nelle quali evadere con la mente. Ma come è possibile farlo? Come si può trovare uno Stato di Grazia in questo periodo di incertezza? La “vocale” guida dell’artista Francesca Cola lo ha reso possibile, portando avanti il progetto di cui è autrice – da remoto – grazie anche alla collaborazione con la fotografa Silvia Pastore e la mediazione di Cristina Pastrello, presidente dell’associazione Oltre le Quinte.

STATO DI GRAZIA: DA PROGETTO IN PRESENZA A CALL

Stato di Grazia è un progetto artistico nato da Francesca Cola nel 2019. Alle origini il progetto intendeva guidare alcuni performer dell’associazione in un processo immaginativo corporeo rivolto alla creazione di un’immagine, scattata poi da Silvia Pastore. “Quando ho lavorato su Stato di Grazia in presenza, guidando i partecipanti attraverso una visualizzazione/meditazione profonda, il più delle volte il corpo della persona era davanti a me, disteso e ad occhi chiusi. Avevo la possibilità di vedere le reazioni somatiche, non solo le risposte verbali, e in base a quelle, modificare e rendere sempre più peculiare la meditazione”, ci spiega l’artista raggiunta da Artribune. “Tuttavia, avevo bisogno di chiudere gli occhi per allenare una percezione che riguarda una comunicazione sensibile interna. Inoltre, mentre la persona mi restituiva in maniera immediata la visione, si generavano in me immagini grazie alle quali potevo approfondire ulteriormente il dialogo. Eravamo, di fatto, due ‘corpi che sognano’”. Le due artiste torinesi, insieme alla presidentessa dell’associazione Oltre Le Quinte Cristina Pastrello, hanno prodotto 19 opere cristallizzando tale processo, unico e individuale, esposte per la prima volta allo spazio nòva di Novara. Il progetto avrebbe visto altre fasi performative che, purtroppo, a causa del Covid-19, non è stato possibile sviluppare. A tal proposito è stata ideata una call a cui un gran numero di persone ha risposto con entusiasmo. A guidarli in questo viaggio interiore è stato un semplice messaggio vocale…

DA PROGETTO ARTISTICO A COMUNITÀ PARTECIPATIVA

Ho dovuto ragionare su un qualcosa che potesse essere praticabile da tutti, in autonomia; un percorso generale in cui ognuno potesse trovare e creare il proprio particolare.” Continua Francesca Cola, spiegandoci come è stato entrare in relazione con i partecipanti della Call attraverso una semplice nota vocale. “La ‘guida’ vocale doveva essere gentile, lieve ma per alcuni versi neutra, molte delle persone a cui sarebbe arrivata non sanno tutt’ora nemmeno che viso io abbia. Ho dovuto valutare bene, per esempio, in che misura accendere una luce sulla parte corporea senza renderla eccessivamente centrale (come invece era avvenuto nella prima uscita di Stato di Grazia), de-centralizzare la presenza umana nel paesaggio riportando l’attenzione su una sensazione più tattile, epidermica e di acustica aurale. Il fuoco centrale di questo specifico step di Stato di Grazia non era più costruire il proprio ‘quadro’, la propria presenza corporea in un luogo, quanto piuttosto spostarsi in uno spazio interiore che potesse proiettare e generare una visione”. Un percorso non semplice reso poi in fotografia dall’artista Silvia Pastore. Ma, come è stato immergersi in un immaginario dissimile dal proprio e renderlo in uno scatto? “Durante la quarantena sono rimasta bloccata a casa di mia madre in campagna”, ci racconta la Pastore, “avevo con me solo un’ottica fissa, poca memoria sul portatile e una scheda. Francesca riceveva la descrizione degli Stati di Grazia dai partecipanti alla call, sulla cui base elaborava immagini e visioni che poi mi inviava. Le ho chiesto di non dirmi a chi appartenessero. È stato divertente ed emozionante ricrearli e, in alcuni casi, il processo è stato anche ingegnoso. (…) Mi sono concessa ore solitarie coricata in un prato, ho aspettato che piovesse per ricreare il mare con un pezzo di cellophane; in un caso leggendo uno Stato di Grazia ho pianto, mi è sembrato di sentire l’odore descritto. Per un altro, ho deciso di usare una vecchia foto di quando ero ragazzina che mi ritrae di schiena mentre cammino in montagna: ho cancellato la mia figura con una pennellata di verde e ho regalato così un mio ricordo a qualcuno che non conoscevo ma che sentivo molto vicino perché la sua visione avrebbe potuta essere mia. Solo alla fine del progetto ho scoperto che chi l’aveva scritto era una delle mie più care amiche.”

SCENARI DI BELLEZZA IN TEMPI SOSPESI

E nei tanti Stati di Grazia nei quali immergerci ne troviamo alcuni definiti, altri evanescenti e luminosi, “con la luce e con il modo in cui si posa sulle cose, che siano fuori o dentro di me” come quello di Francesca Cola, oppure “senza essere ancora riuscita a fermarlo con un’immagine” come sostiene Silvia Pastore. Intanto, la data che sancisce il termine della Call è simbolicamente il 3 maggio 2020, scadenza dello storico DPCM. Attualmente è online sul sito www.oltrelequinte.eu le opere fotografiche, accompagnate dai testi descrittivi degli Stati di Grazia dei tanti partecipanti della call.

-Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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