La Festa della Repubblica del Museo Novecento Firenze. A partire da Lucio Fontana

Il Museo fiorentino riaprirà ufficialmente il 6 giugno. Il direttore Sergio Risaliti lancia un messaggio di unità al pubblico attraverso una opera simbolo donata alla città dopo l’alluvione del 1966.

In un momento così difficile nella storia della Repubblica italiana come celebrare il 2 giugno? Una risposta arriva dal Museo Novecento Firenze, avamposto civico del capoluogo toscano colpito dalla crisi profonda del modello delle “città d’arte” in seguito all’emergenza Coronavirus. Come si fa a ritornare a stare insieme, se non possiamo farlo fisicamente? Attraverso i valori e le idee e probabilmente con la nostra migliore arte. Ecco che il direttore dell’istituzione che aprirà ufficialmente in maniera ridotta a partire dal 6 giugno nelle giornate di sabato, domenica e lunedì dalle 15 alle 20, ha previsto un giorno di preview straordinaria nella giornata della Repubblica, insieme a Palazzo Vecchio e al Museo Stefano Bardini. Con un progetto speciale, che vuole essere quasi uno statement.

FESTA DELLA REPUBBLICA: RIPARTIRE DA LUCIO FONTANA

Nella città culla della lingua italiana non si poteva che ripartire dal concetto di italianità, che peraltro Sergio Risaliti ha difeso con calore, nella proposta di un sostegno più deciso agli artisti dello Stivale, proprio su queste colonne. E non poteva fare altro che scegliere un’opera simbolo del nostro tempo, un taglio di Lucio Fontana, qui pensato in un nuovo allestimento su un grande tricolore dipinto su una delle pareti del Museo. La logica non è quella nazionalista – anche se in molti nei mesi difficili di lockdown hanno visto nella bandiera, affiancata agli arcobaleni #andràtuttobene, un modo diverso, virtuale di essere uniti -, bensì un sottile gioco di rimandi. L’opera innanzitutto rappresenta un pezzo di storia di Firenze: fu infatti donata dall’artista nel 1967 dopo l’alluvione a Carlo Ludovico Ragghianti, storico e critico d’arte, partigiano, che si fece carico di una serie di iniziative a risarcimento dei danni ai beni culturali.

La copertina di Vanity Fair progettata da Francesco Vezzoli

La copertina di Vanity Fair progettata da Francesco Vezzoli

FESTA DELLA REPUBBLICA: FRANCESCO VEZZOLI

È un’opera dunque della rielaborazione del trauma, perfetta per la circostanza che vive il pubblico e il corpo pubblico del museo, nato 50 anni dopo l’esondazione dell’Arno. “Quel taglio”, spiega Risaliti, “ricorda non solo una ferita, ma nella logica dell’artista vuole essere apertura verso il futuro del tempo e l’infinito dello spazio. Un’immagine di testimonianza e di speranza nel giorno della festa della Repubblica”.Ma anche una risposta silenziosa all’arguta intuizione di Francesco Vezzoli, quando ad aprile in pieno lockdown pubblicava sulla copertina di Vanity Fair una bandiera lacerata da un taglio che evocava ovviamente il maestro italo-argentino con l’hashtag l’#italiasiamonoi, in una linea ereditaria che accomuna nel dolore e nell’apertura verso una quarta dimensione di pensiero, ma anche nel gesto creativo, i due artisti e insieme a loro tutti noi. Con questa immagine risorgimentale il Museo Novecento augura alla città intera una rinascita collettiva e promette un ripensamento dell’idea di museo, riflettendo su come l’arte sia sempre stata un simbolo importante per il nostro paese (quel Made in Italy onesto ed integrale invocato da Risaliti a più riprese, oggi più che mai necessario).

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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