Tutto scorre: la banana di Maurizio Cattelan secondo Alessandra Mammì

La critica d’arte e giornalista spiega perché, a suo parere, Comedian di Maurizio Cattelan lascia un po’ perplessi.

Va bene l’abbiamo capito: siamo alla frutta.  Ce lo dice Maurizio Cattelan che per lanciare tanto iconico messaggio è tornato tra noi, (ammesso che se ne fosse davvero andato) dopo aver annunciato un addio alle scene che aveva prodotto scritti, saluti, tweet e riflessioni. L’addio di Cattelan era un’opera puntuale, intelligente e in perfetta sintonia con lo spirito dei tempi che stavano volgendo su scenari meno adatti al suo fulmineo sarcasmo. Il ritorno invece, prima al Guggenheim con il water tutto d’oro provocatoriamente dedicato a Donald Trump e ora tra gli stand di Miami Basel con l’ormai celebre banana dal titolo Comedian”, lascia perplessi.

TUTTO SCORRE?

Perché se il water d’oro si appoggiava sulla facile metafora cacca/soldi, qui forse Cattelan ci vuol dire che tutto scorre, le banane marciscono e anche il nastro adesivo col tempo perde la colla.Per poi invitarci ancora a discutere sul tema della morte dell’originale e farci riflettere sull’ “opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità organica” essendo la banana facilmente sostituibile con un’altra banana. E, a meno di un definitivo climate change che ne sancisca l’estinzione rendendo la creazione di Cattelan mitica come la “Battaglia di Anghiari”, il collezionista potrà godere di un capolavoro perennemente rimpiazzato e intatto, con il consenso dell’artista. Infine “Comedian” testimonia soprattutto l’ormai raggiunta e assoluta vittoria dell’autentica sull’opera, essendo quella l’unica cosa certa nelle mani del collezionista avventuroso disposto a spendere 120mila euro per conquistare uno di quei cinque certificati (3 + 2 prove d’autore si legge nella targhetta del booth Perrotin) che trasformano la banana in oro.

I PRECEDENTI

Ma anche questa non è una gran novità. Anni fa Ursula Andress raccontò di aver venduto per due lire una vecchia, logora e usatissima auto a un meccanico di Los Angeles. L’aveva comprata da James Dean, il quale a sua volta l’aveva avuta da Elvis Presley.  Il meccanico rottamò la macchina ma mise all’asta il libretto con firme delle tre celebrities e ci fece un sacco di soldi. Lo sappiamo: “è il mercato bellezza” che sia una macchina o una banana, è il feticcio che conta. Lo dimostra anche il fatto che la perfetta tempesta mediatica, scatenata da “Comedian”, ha avuto una ricaduta immediata su tutti i social, gli Instagram, i selfie, i visitatori impazziti e accalcati di fronte a tanta visione, che hanno costretto Perrotin a ritirare la banana superstar l’ultimo giorno di fiera per non mettere a rischio la sicurezza dell’intero stand. E allora? Cosa ci insegna tutto ciò? Praticamente niente che non sapessimo già dai tempi dell’orinatoio di Duchamp e della macchina di Ursula.

CATTELAN UNA VITTIMA?

Una desolante sequenza di ovvietà che testimonia la pigrizia mentale dei tempi. Tranne un pensiero in più: il sospetto che Cattelan sia ormai vittima del mostro che lui stesso ha creato, capocomico di un circo che gira a vuoto, protagonista di una cronaca che non sa più scrivere la storia. L’arte per fortuna continua a crescere da qualche altra parte, lontano da questo inutile chiasso, magari anche nel silenzio di un addio alle scene che se fosse stato vero lo avrebbe consacrato a grande interprete di una inquieta epoca divisa fra due secoli. Mentre qui, in questa pigra “Comedian”, dell’inquietante Cattelan purtroppo è rimasto ben poco.

Alessandra Mammì

L’opinione di Marco Bazzini

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