Violenza sulle donne: l’artista indiana Jasmeen Patheja vince il Visible Award. L’intervista

La violenza sulle donne, le molestie nello spazio pubblico, il senso di colpa: questi ed altri temi sono affrontati dal progetto Blank Noise – rumore bianco – che mette in rete migliaia di donne e testimoni di abusi e afferma il ruolo della pratica artistica nella trasformazione sociale. L’intervista a Jasmeen Patheja.

L’artista indiana Jasmeen Patheja (Calcutta, 1979) ha vinto la quinta edizione del premio biennale Visible Award, fondato nel 2011 da Cittadellarte e Fondazione Zegna e curato da Judith Wielander e Matteo Lucchetti. Il premio, che per il 2019 ha visto la collaborazione di Lafayette Anticipation, valorizza pratiche artistiche impegnate in un contesto globale. Quest’anno, su una short list che comprendeva Emily Jacir, Marisa Moràn Jahn, Cooking Sections, Richard Bell, Daniel Godìnez Nivòn, Morten Goll & Tone Olaf Nielsen, Otobong Nkanga, Luke Ching, Forensic Architecture, oltre alla stessa Patheja, la giuria ha privilegiato il progetto Blank Noise, rumore bianco, impegnato in prima linea contro la violenza sulle donne. Ne abbiamo parlato con l’artista.

Blank Noise è un progetto molto complesso, con una lunga storia. Come è nato?Quando ero studentessa, a tre mesi dalla laurea. Il tema delle molestie in strada è diventato quello della mia tesi. Mi ricordo che non sapevo cosa definire “molestie in strada”. Non c’è un vocabolo a riguardo: questo modo di fare era conosciuto più come “presa in giro”, come un gioco, uno scherzo. Insomma, mi molestavano e non c’era nemmeno un termine per definire la cosa. Quando ho condiviso le mie riflessioni con colleghi e amici, la risposta è stata: “succede”. La paura veniva normalizzata e la violenza nello spazio pubblico resa invisibile. Mi sono interrogata su questo ed è in questo momento che è nato Blank Noise. Le due domande che hanno portato alla formazione del “rumore bianco” sono state: “Perché non stiamo parlando di questo? E come possiamo convincere tutti a parlarne?”

I Never Ask For It Walking Towards Healing Blank Noise, Jasmeen Patheja

I Never Ask For It Walking Towards Healing Blank Noise, Jasmeen Patheja

Dunque, cosa hai fatto?
Ero molto interessata al ruolo dell’arte nella trasformazione sociale, nel rapporto tra arte e guarigione, confronto e società. Mi sono sentita a casa e finalmente connessa quando sono stata introdotta alle pratiche artistiche femministe e comunitarie. Quand’ero studente ho partecipato ad un laboratorio annuale sul rapporto tra cambiamento sociale e ruolo dell’artista. Si chiamava Communication for Social Change ed era guidato dal fondatore dello Srishti Institute of Art Design and Technology, Geetha Narayanan. Mi ha permesso di scoprire quanto le questioni sociali siano complesse; come artisti e designer possiamo offrire una visione. Mi ha insegnato che l’arte è indagine, processo, e che fare comunità conduce alla trasformazione.

Il progetto vanta oggi 15 anni di storia. Puoi dirci che risultati hai ottenuto?
Blank Noise ha funzionato per 15 anni come una sorta di laboratorio con migliaia di membri (Action Sheroes) che contribuiscono a costruire il discorso pubblico. Abbiamo mobilitato figure pubbliche come testimoni contro la violenza sessuale e di genere, diventando Action Sheroes/Heroes/Theyroes su base volontaria. Abbiamo construito un laboratorio per il pubblico e per la comunità. Abbiamo contribuito in questo ampio tempo a creare consapevolezza sul tema della molestia in strada e disegnato una serie di interventi che offrono risorse e strumenti di comprensione sul tema.

Ci sono delle storie in particolare che ti hanno impressionato e che vuoi condividere con noi?
Nel 2012 Jyoti Singh ha subito uno stupro di gruppo ed è stata uccisa in un pullman in servizio. Questo episodio, avvenuto a Delhi, è inciso nella memoria collettiva in India. Oggi la violenza contro le donne negli spazi pubblici è guardata con molta serietà, anziché essere derubricata come “presa in giro”. Diversi collettivi in India, Asia Minore e nel mondo intero stanno affrontando questo tema con serietà. Blank Noise ha contribuito in anticipo a tutto questo.

Con quali risultati?
È impegnativo stimare dei risultati. Ogni persona, ogni Action Shero coinvolta nel progetto è intervenuta con fiducia e volontà di condividere la propria storia e con l’intenzione di contribuire al lavoro. Blank Noise si regge sul lavoro di sopravvissuti alle violenze. Siamo tutti sopravvissuti, a vario titolo. Il progetto invita chi ha subito violenza a prendere il controllo;  inoltre crea lo spazio anche per chi in qualche modo ha perpetrato in maniera conscia o inconscia violenza e desidera mettersi in discussione. Si basa sulla volontà della comunità di condividere, elaborare, pensare, riflettere, sentirsi al sicuro e costruire una visione collettiva che porti a creare una comprensione del problema

Ad esempio?
Siamo stati in anticipo anche nel riflettere sul tema della colpa, quando avviene una violenza. Ho notato che le donne spesso ricordano gli abiti che indossano quando sono vittime di violenza. Da lì è nata una inchiesta. Tra il 2004 ad oggi ho chiesto a più di 10.000 donne in India, nelle zone rurali e in molte parti del mondo se ricordavano gli abiti che indossavano in quei momenti. E nella maggior parte dei casi la risposta è stata affermativa. Perché? Abbiamo cominciato questo percorso lavorando sulle molestie nello spazio pubblico, oggi siamo impegnati nel connettere gli spazi di violenza. Il colpevolizzarsi è una attitudine che mette in connessione questi spazi. La violenza contro le donne è giustificata dal senso di colpa nelle sfere domestiche, nel luogo del lavoro o in strada. E allora può essere giustificato dire: “mi fai perdere la pazienza”, anche questo è un modo per colpevolizzare… Lavoriamo anche per porre fine a questo, attraverso l’indagine sull’abbigliamento. Sul sito trovi i frutti di questo lavoro nella sezione #INeverAskForIt.

Quale è la tua opinione del movimento #MeeToo?
#MeeToo ha creato una nuova memoria pubblica e un punto di non ritorno. È un’onda nata dalla rabbia, dal potere, dal dolore di migliaia di donne in tutto il mondo. Questo può solo portarci in un mondo nuovo. Dobbiamo ascoltare. Dobbiamo ascoltare la rabbia e costruire strumenti per l’ascolto. Ogni persona che ha detto #MeeToo ha offerto all’altra il coraggio di parlare, condividere, essere ascoltata. #MeeToo ha messo in discussione i poteri. Io ammiro moltissimo Priya Ramani che si è coraggiosamente difesa da una accusa di diffamazione lanciata dall’ex Ministro degli Affari Esteri MJ Akbar.

Il tuo progetto è particolarmente concentrato sulla condizione delle donne indiane. Pensi che che – se parliamo di rispetto e consapevolezza – la situazione in Europa sia molto diversa?
Il mio progetto nasce in India ma i temi su cui lavoro non sono specifici solo del mio paese. In questi quasi sedici anni ho avuto conversazioni con donne provenienti dal Giappone, dagli Usa, Canada, UK, Germania e ho sentito che erano connesse non solo dall’esperienza della paura e della colpa, ma anche dalla voglia di resistere ed aprire una discussione sul tema.

Il 25 novembre è stata la giornata contro la violenza sulle donne. C’è un messaggio che vuoi lanciare a riguardo al mondo dell’arte?
Sì, connettiamoci e collaboriamo per costruire #INeverAskForIt. La violenza contro le donne, le ragazze, le persone avviene in tutto il mondo, culture a luoghi di lavoro, incluso il mondo dell’arte. Potremmo essere parte di un sistema o testimone di un sistema di abusi di potere. Potremmo essere parte di un network che si muove sottovoce. Potremmo essere testimoni. Potremmo essere sopravvissuti a degli abusi, o a violenze nel mondo dell’arte. Quale cambiamento vorresti vedere? Quale cambiamento vorresti immaginare? C’è un dibattito a riguardo? Cosa puoi fare per influenzare l’opinione e creare un posto di lavoro sicuro per gli artisti?

Hai vinto il Visible Award: come questo risultato può aiutare il tuo progetto ad andare avanti?
Siamo emozionatissimi. È stato molto significativo per noi vincere il Visible Awarde siamo molto grati di essere qui. Questo risultato ci aiuterà ad ampliare il nostro network e rivelare le ulteriori possibilità del progetto. #INeverAskForIt riceve manifestazioni di interesse ma l’organizzazione ha bisogno di supporto per essere efficace. La violenza contro le donne è una preoccupazione urgente e profondamente radicata in India e nel mondo. Il Visible Award ci consentirà di collaborare, costruire solidarietà e affermare il ruolo della pratica artistica per la trasformazione sociale.

– Santa Nastro

http://www.blanknoise.org

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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