Arte, vita e malattia. Piero Manai a Bologna

P420 + CAR DRDE, Bologna – fino al 9 novembre 2019. Le due gallerie bolognesi rendono omaggio a Piero Manai, artista scomparso prematuramente lasciando una importante eredità.

Piero Manai (Bologna, 1951-1988), pittore dalla forte componente espressiva, nella sua breve vita ha cercato di rappresentare l’uomo e sé stesso in modo vero, intenso e ossessivo. Dapprima con nature morte che come stile possono ricordare Cézanne e Bacon, poi in modo sempre più prorompente con la figura umana, concentrandosi in modo particolare sulla testa, perché proprio dal cervello scaturiscono i pensieri e le angosce sul corpo, tanto fragile quando si incontra e si scontra con la malattia. La ricerca di Manai si basa sulla possibilità di trasferire la fragilità del corpo umano, e in particolare del proprio, trasformandola in qualcosa di possente, pesante e indelebile come un monolito, un segno che rimanga nella storia per sempre, a differenza del corpo destinato a scomparire.


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LA MOSTRA

Oggi la rassegna organizzata in collaborazione con gli eredi dell’artista e allestita negli spazi di P420 e CAR DRDE mostra come l’arte di Manai sia sopravvissuta rispetto alle sue membra, eternando l’idea stessa del dipingere, tramandando, grazie a segno e colore, il pensiero dell’uomo vissuto sulla terra. Dall’astrattismo concettuale si passa alle polaroid che, lavorate con potenza, trasmettono l’unicità della vita e dell’arte, per poi evolversi in una pittura convulsa e drammatica. Quando l’arte incontra la malattia, isola le figure in uno spazio bianco privo di coordinate, rendendosi così espressione di una psicologia quasi in disfacimento. Sono forse più precisamente autoritratti, non visti da fuori, ma da dentro.

Piero Manai, Figura, 1984, tecnica mista su acetato, cm. 30x21, Courtesy P420 & CAR DRDE, Bologna. Photo Carlo Favero

Piero Manai, Figura, 1984, tecnica mista su acetato, cm. 30×21, Courtesy P420 & CAR DRDE, Bologna. Photo Carlo Favero

UN LAVORO INTERNO

È un lavoro interno” ‒scrive lo stesso Manai ‒ “è una costruzione anatomica e psichica, è dipingere una figura, scorticarla tre volte, metterla a dura prova per raggiungere una soglia”. Osservando i suoi dipinti, per un attimo ci si ferma a pensare al nostro destino ultimo, che perde valore se non si riesce a lasciare un segno indelebile della nostra esistenza. Piero Manai c’è riuscito, perché ha lasciato una splendida eredità rendendo la malattia un’opera d’arte.

‒ Matteo Franzoni

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