Videoarte dalla Fondazione Nefkens. A Lecce

MUST, Lecce – fino all’8 settembre 2019. Giacomo Zaza cura una ampia mostra di videoarte con quindici artisti da ogni angolo del pianeta. Per raccontare il nostro mondo, fra antropologia e politica.

Arrivano da due sponde culturalmente e geograficamente distanti, ossia dall’America Latina e dal Medio ed Estremo Oriente, gli autori che compongono Ai bordi dell’identità, una mostra di videoarte internazionale curata da Giacomo Zaza per il MUST di Lecce. Una struttura nata come museo storico della città e aperta a proposte di diverso segno e caratura, come l’attuale che presenta opere della Fondazione Han Nefkens – dal nome del collezionista e mecenate olandese – con sede a Barcellona.

CORPI DI DONNA ED ETNIE VIOLATE

Apre l’ampia selezione Tooba (2002) di Shirin Neshat, in grado di suggellare una ritualità collettiva che dalla cultura torna alla natura, ritrovandosi nell’incontro ancestrale di una donna accolta nel tronco/grembo di un albero. Spostati su un fronte meno antropologico e più politico, le testimonianze delle donne yazidi in Siria, riunite dal turco Erkan Ozgen, sono crudi e dolenti documenti di una discriminazione etnica feroce. Una condizione che la apparenta ad altri drammi di emarginazione e sofferenza sui quali si sofferma il thailandese Araya Radjarmrearnsook, siglando ritratti di sieropositive pre-adolescenti: melodie suonate da bambine, nella fattispecie piccole musiciste violate.

EMANCIPAZIONE E GENOCIDI

Parlano di un riscatto sociale che passa attraverso il corpo, le ritmate sequenze, firmate dal sudafricano Zwelethu Mthethwal, dedicate a un giovane uomo impegnato in uno sfibrante allenamento, metafora di uno sforzo di emancipazione che trascende la forma fisica.
Sulle vittime dei genocidi, compiuti nel suo paese tra gli Anni Ottanta e il 2000, insiste con poetico ermetismo la peruviana Maya Watanabe. Usa la videocamera per contemplare e frugare tra erba e arbusti, svelando al contempo, pur con nebulose sfocature, resti umani, volti o lacerti anatomici di macabre fosse comuni.

Zwelethu Mthethwa, Flex, 2002, still da video. Courtesy the artist & Han Nefkens Foundation, Barcellona

Zwelethu Mthethwa, Flex, 2002, still da video. Courtesy the artist & Han Nefkens Foundation, Barcellona

MIGRAZIONI IN VIDEO

In una Los Angeles mescolata alle svettanti torre di Teheran, Arash Nassiri tesse le storie sfilacciate dei migranti iraniani approdati nella metropoli americana. Li trasfigura in una nenia che fa da controcanto al passo sfavillante delle due città, sorprese in modalità notturna.
Ancora sul tema migranti insistono Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian, componendo ironici assemblaggi tra immagini reali e interventi pittorici in post produzione. Dal Sudamerica Adrian Balseca, Javier Castro, Jonathas de Andrade tratteggiano gli inquietanti effetti del cambiamento dei valori sociali nel difficile passaggio dell’era post-coloniale.

IL VIDEO E LA CONTEMPORANEITÀ

Sono in tutto quindici i contributi raccolti nel percorso espositivo che, grazie al video, linguaggio tra i più caustici e immediati nel restituire pulsioni e visioni del contemporaneo, documentano le urgenze del presente con alterati e creativi approcci. Provando ad abbozzare un racconto sul nostro tempo, con voci provenienti da aree infuocate del pianeta dove le identità dei popoli, schiacciate tra arretratezza e globalizzazione, si costruiscono con la violenza o si dissipano in eterni conflitti e reclamando il senso di tanta sofferenza.
Dopo la tappa leccese, Ai bordi dell’identità sarà al MAC di Lissone.

Marilena Di Tursi

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Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi, giornalista e critico d'arte del Corriere del Mezzogiorno / Corriere della Sera. Collabora con la rivista Segno arte contemporanea. All'interno del sistema dell'arte contemporanea locale e nazionale ha contribuito alla realizzazione di numerosi eventi espositivi, concentrandosi soprattutto…

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