L’arte va nelle carceri grazie ad Outdoor, il progetto del Museo Novecento di Firenze

Il direttore del museo Sergio Risaliti ci ha raccontato dell’esperienza fatta al carcere di Sollicciano, dove si è aperto un dialogo con i detenuti sull’arte e sulle sue professionalità

Outdoor è il progetto lanciato nell’autunno 2018 dal Museo Novecento di Firenze per portare il museo e i suoi addetti fuori dalle mura istituzionali. Finora sono state coinvolte numerose scuole medie ed elementari del territorio, seguendo un preciso registro: un’opera, portata nella sua cassa di protezione, viene disimballata davanti agli studenti e spiegata nelle sue connotazioni poetiche, di significato, ma anche materiali, grazie ai trasportatori e ai restauratori coinvolti. L’ultimo appuntamento, invece, si è svolto in un luogo d’eccezione, la Casa Circondariale di Firenze Sollicciano. Un’esperienza intensa per un progetto che ha tutte le potenzialità di svilupparsi con un raggio d’azione sempre più vasto. Ce lo ha spiegato il direttore Sergio Risaliti.

Progetto Outdoor del Museo Novecento alla Casa Circondariale di Firenze Sollicciano

Progetto Outdoor del Museo Novecento alla Casa Circondariale di Firenze Sollicciano

OUTDOOR: LA GIORNATA NEL CARCERE DI SOLLICCIANO

La procedura in questo progetto è sempre la stessa, nonostante cambino il pubblico e il contesto. Siamo arrivati con una ditta di trasporti specializzata, Apice Firenze S.r.l. che sponsorizza l’intera operazione”, ci racconta Sergio Risaliti, direttore del museo fiorentino dal gennaio 2018, che prosegue, “le casse sono state aperte assieme ai detenuti coinvolti; è seguita una spiegazione sul motivo per cui si usano quel tipo di cassa e quel tipo di imballaggio, che differenza c’è tra imballare un disegno o un dipinto, come si protegge un’opera dagli urti o dall’ambiente esterno. Le opere sono state poi presentate su un cavalletto e un piedistallo”. Facendo un’eccezione alla regola, questa volta sono state portate due opere alla Casa Circondariale di Sollicciano: un dipinto di Renato Paresce La casa e la nave (tempera su cartoncino, 1931) e una scultura di Severo Pozzati, Maternità (bronzo, 1971). “Volevo suscitare interessi per materiali diversi, considerando che dentro alle carceri vengono portate avanti attività creative di disegno, scultura e modellazione”, continua Risaliti. “Anche i temi scelti erano coinvolgenti, toccanti. Questo progetto mostra il dietro le quinte di un museo, in cui il quadro lo si vede sempre e solo appeso. In seguito, sono intervenuto io descrivendo i contenuti e i significati delle opere, contestualizzandole in base al tipo di pubblico presente”.

Progetto Outdoor del Museo Novecento alla Casa Circondariale di Firenze Sollicciano

Progetto Outdoor del Museo Novecento alla Casa Circondariale di Firenze Sollicciano

OUTDOOR: IL COINVOLGIMENTO DEI DETENUTI

Risaliti prosegue con alcune riflessioni nei confronti di questa esperienza, definita molto intensa da metabolizzare: “mi riferisco alle condizioni di vita e sociali di queste persone che si trovano detenute. Non è un luogo come gli altri, è un luogo di prigionia, di forte impatto, che resta dentro e fa molto pensare, che avrebbe bisogno quantomeno di migliorie, per una più dignitosa reclusione. E poi ci sono le storie personali, molto travagliate e complesse, che creano una forte energia. Si intercettano traiettorie umane diverse tra loro, che non possono essere omologate semplicemente sotto l’etichetta “carcerato” o “detenuto”: sono persone differenti per provenienza, cultura e sensibilità e costituiscono un piccolo spaccato della globalità”. Ma perché è stato scelto un carcere come luogo di destinazione di questo progetto? “Per restituire un elemento di desiderio, delle sensazioni desideranti, in un luogo dove il desiderio viene sottratto, inibito, annullato, anche in modo drastico. Penso che la bellezza, la sensibilità, la possibilità di suscitare una dimensione creativa in un luogo come questo possa essere di aiuto”.

OUTDOOR, UN PROGETTO DI AMBIZIONE NAZIONALE

Outdoor è un progetto dalla struttura ormai consolidata, che ambisce a espandersi in molti altri contesti sul territorio nazionale: “vogliamo andare negli ospedali, nei luoghi di degenza per la terza età e nelle aziende, nelle fabbriche e luoghi di lavoro”, spiega Risaliti. “Vogliamo vedere cosa accade quando si inserisce un’attività creativa all’interno di un lavoro alienante, interrompendo questo ciclo con un oggetto di pensiero, di contemplazione. Ambisco a sviluppare questo progetto a livello nazionale, portandolo in altre città e in altri contesti. Sto cercando, tra aziende ed enti bancari, partner disposti a sostenere un’iniziativa così fondamentale per la costruzione di una civiltà dell’arte, che non sia solamente contemplazione dell’opera, ma comprensione della complessità della pratica artistica”.

– Giulia Ronchi

www.museonovecento.it

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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