Leggere l’Africa. Michael Armitage a Torino

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino ‒ fino al 26 maggio 2019. Contraddizioni, costrizioni, schemi ribaltati sono alla base del concetto espositivo di Michael Armitage in The Promised Land, sua prima personale in Italia. Un mix di lavori già noti e nuovi dipinti, prodotti per l'occasione.

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta la lettura complessa e specifica di una terra carica di sangue pulsante. Michael Armitage (Nairobi, 1984) ripone nei lavori la sua filosofia pittorica: una denuncia sociale, la necessità di manifestare, con chiarezza e sfrontata libertà, tematiche delicate come l’omosessualità, le donne promesse spose, la mala sanità. Africa come memoria radicata, Africa come speranza.

LA MOSTRA THE PROMISED LAND

The Promise Land è un mix di geniale cultura dove le antiche tensioni si scontrano e incontrano con il futuro, in un punto di lettura chiaro, preciso. Tradizione e progresso faticano a congiungersi, una tenta ancora la rivalsa sull’altro, ponendo l’uomo e il suo essere in una faticosa posizione di sviluppo. Dove si concretizza la terra promessa? La si può ascoltare nel caos della folla che popola l’opera chiave, The Promised Land (2019), dalla quale deriva il titolo della mostra, dove è ripreso un momento della manifestazione legata alle ultime elezioni in Kenya, una circostanza specifica, durante la quale perde la vita una giovane fanciulla, colpita da uno sparo, mentre la folla collassa.
L’attimo che muta forma e diviene violenza, uno scatto veloce, un nulla che può determinare tutto. L’artista dalla sua terra raccoglie la realtà, per poi rielaborarla nello studio a Londra, dove l’idea prende forma, il messaggio si fa materia e azione. Di fatto le opere non sono corredate da didascalie esplicative, una scelta dell’artista, che ha voluto, invece, dare la possibilità al pubblico di comunicare con i lavori in maniera diretta e accorata, accettandosi o rifiutandosi vicendevolmente, sulla base di esperienze e coscienze fortificate dalla consapevolezza soggettiva della normalità, dove “normalità” altro non è che un concetto estremamente flessibile.

Michael Armitage, Kampala Suburb, 2014. Photo Giorgio Perottino

Michael Armitage, Kampala Suburb, 2014. Photo Giorgio Perottino

LE OPERE DI MICHAEL ARMITAGE

Tra le opere più recenti troviamo Antigone (2018), dove, in primo piano, una donna sembra offrirsi. Dinanzi a questa presenza la morale categorica e di “massa” vacilla, ma timorosa e subdola continua il suo ricamo di parole sentenziose. Antigone, sinonimo di ribellione, una donna che nella sua pelle nera sceglie, non è scelta. Le tensioni comunicative si manifestano nella produzione della materia stessa: oli su tela di Lubugo, la cui corteccia, lavorata attraverso un procedimento lungo e altamente faticoso, dà origine a un supporto “ostile”, come a riportare nel lavoro le tensioni espresse. Guardare a Michael Armitage come a un artista decorativo non è difficile, se ci si accosta al suo lavoro con occhio poco attento e soprattutto relegato a una qualsivoglia forma antica di visione globale. The Promised Land è un percorso espositivo accogliente, provocante e schietto, puro, libero, esattamente come la stesura del colore che conferisce vivacità a concetti per nulla consolatori.

Grazia Nuzzi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Grazia Nuzzi

Grazia Nuzzi

Nasce a Formia (LT) il 17 novembre 1977, si laurea alla facoltà di Lettere e Filosofia in Conservazione dei Beni Culturali, con indirizzo storico artistico presso la II Università degli Studi di Napoli, nel 2005. Nel 2006 è socio fondatore…

Scopri di più