Un’aura di colorata geometria ammanta queste grandi tele di Maurizio Cannavacciuolo (Napoli, 1954), che spaziano dal mondo del teatro giapponese a quello dei fumetti, dall’astrattismo geometrico di Emma Kunz ai cromatismi di Henry Matisse, passando per l’inserimento di oggetti delle culture antiche, come i mosaici bizantini e le anfore romane.
Una complessa narrazione sottende a opere vivaci, colorate, gioiose, ironiche.
Nella sede di Pack, invece, il “lato b” della mostra, ovvero tre opere in bianco e nero, parimenti, però, dense di forme e dinamiche prospettive. Insieme, questi due capitoli costituiscono una riflessione per immagini sul caos dell’esistenza quotidiana, sui suoi entusiasmanti sprazzi di colore che lasciano comunque aperta la porta alla fantasia, all’evasione onirica, ai propri istinti. Per citare John Lennon, questa mostra sembra essere un invito ad “ascoltare il colore dei propri sogni”.
‒ Niccolò Lucarelli