Morto il collezionista Attilio Rappa. Il ricordo di Silvia Macchetto

L’esperta in comunicazione Silvia Macchetto ricorda l’amico Attilio Rappa

Distance becomes the secret language with which the conversation takes place – Alice Guareschi

Parole di ferro sospese a 4 metri da terra scritte sul cielo che guarda l’Africa parlano di distanza come linguaggio segreto. Attilio Rappa non amava le barriere. Lo sa chi ha avuto il privilegio di conoscerlo: significava entrare a far parte della sua vita che ha dedicato a due unici amori la famiglia e l’arte, arrivando a confonderle.

PER TUTTI ERA ATTILIO

Il 23 dicembre festeggiava il suo compleanno a Biella, era il giorno prima della Vigilia ma alle sue feste venivano tutti gli amici volti oggi noti del mondo dell’arte. Era una delle figure del collezionismo più stimate in Italia e all’estero, nonostante non parlasse inglese è riuscito a instaurare rapporti con artisti e galleristi di tutto il mondo da Berlino a Rio de Janeiro. Comunicava a gesti da quasi 40 anni prediligendo e supportando, prima del grande boom dell’arte, giovani artisti e galleristi, oggi attori sul grande palcoscenico dell’arte contemporanea. Nel 1994 conobbe Franco Noero che presentava artisti come Mark Handforth, Jim Lambie, Lara Favaretto; ne nacque un rapporto professionale che diventò una profonda amicizia. Conobbe Mario, Maurizio e Lorenzo, i ragazzi della Continua, che lo fecero innamorare all’istante di Chen Zen e scoprì San Gimignano. Poi incontrò Giuseppe Pero ai tempi in cui aprì la prima galleria 1000eventi a Torino 23 anni fa e Alfonso Artiaco con cui festeggiava spesso il Capodanno in famiglia a Napoli.

IL PERCORSO

Aveva studiato economia e divenne commercialista. Insieme alla moglie Loredana fu folgorato dalla magia dell’arte contemporanea che divenne presto ossessione. Prima si innamoravano delle opere, poi gli artisti che le realizzavano si innamoravano di loro, in un continuo scambio di idee e progetti. Conoscendo Attilio entravi a far parte della sua famiglia e della sua utopia. Invitava tutti a Pantelleria sulle cui aride colline bruciate dal sole e dal vento nel 1972 aveva comprato una casa. Nel 1987 comprarono la terra abbandonata sopra la casa e restaurarono due piccoli dammusi. Nel 2000 è stata installata la prima opera di Not Vital: 27 legni conficcati nel terreno, che negli anni per volere dell’artista, in accordo con Attilio, sono stati rivestiti in bronzo. Senza alcuna progettualità sono state installate a cielo aperto opere di Franz Ackermann, Katinka Bock, Paul Morrison, Massimo Kaufmann, Mario della Vedova, Luisa Rabbia, Alex Pinna e Luigi Mainolfi.
La collina di Loredana, in memoria della moglie morta nel 2006, è aperta a tutti. Un luogo così unico e accidentato privo di cancelli e sicurezza in cui artisti di tutto il mondo – Tomás Saraceno, Francesco Arena, Michael Dean, Simon Dybbroe MØller, Peter Belyi, Matthias Bitzer, Karsten Födinger, Daniele Galliano, Nicola Martini, Conrad Ventur, Daniel Knoor, Costa Vece, Andrea Romano, Christian Frosi, Ignazio Mortellaro, Loredana Longo, Susan Philipz – hanno vissuto, pensato e realizzato opere site specific, la cui bellezza si fonde tra cielo e terra e contrasta la selvaticità e l’asprezza dell’isola.
Un’eredità importante lasciata ai figli Elena e Vittorio, che lavora nel mondo dell’arte, che dovranno seguire ora l’allestimento delle nuove opere di Mattia Bosco e Björn Braun.
Incastrato in un angolo tra le pietre laviche il neon di Claire Fontaine si illumina grazie a una sonda che riconosce il passaggio dell’uomo. Appare una scritta rosso fuoco Merci de votre vigilance. Immagino Attilio che sale ogni notte sulla collina a vigilare sulle opere di cui sarà eterno custode.

– Silvia Macchetto

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