Parigi: Palais de Tokyo nel 2019. Tutte le mostre che vedremo

Sei nuove mostre, tra grandi personali e progetti più contenuti, da febbraio a maggio 2019 al Palais de Tokyo. Tra queste una personale di Theaster Gates, miglior artista internazionale per Artribune nella classifica del meglio del 2018.

Louis Cyprien Rials and Ramon Film Productions, Rashomon in Uganda, 2018, painting on wood. Courtesy of the artist. Photo Louis Cyprien Rials

Louis Cyprien Rials and Ramon Film Productions, Rashomon in Uganda, 2018, painting on wood. Courtesy of the artist. Photo Louis Cyprien Rials

Sarà una nuova stagione, ricca di appuntamenti quella dell’Istituzione Parigina sita in Avenue du Président Wilson, che spazierà tra artisti distanti per età, luogo e formazione, che si concentrano su linguaggi completamente diversi. Dallo studio dei temi sociali all’indagine dello spazio e del corpo, passando abilmente dalla mitologia classica Greca alle ultime tecnologie per rilevare le percezioni fisiche, tra installazioni, fotografia, video e molto altro. Sei personali che varranno, certamente, un viaggio nella capitale francese.

– Chiara Chiapparoli

LA PRIMA PERSONALE IN FRANCIA DI THEASTER GATES, “AMALGAM”

Exhibition view at the studio. Courtesy Theaster Gates. Photo Chris Strong

Exhibition view at the studio. Courtesy Theaster Gates. Photo Chris Strong

L’amalgama come una forma di scultura mi darà il permesso di mischiare”; ha detto Theaster Gates, miglior artista internazionale del 2018 secondo Artribune, in un’intervista con Jean de Loisy e Katell Jaffrès.  Una frase senza dubbio calzante quella espressa dall’artista americano (Chicago, 1973) le cui opere includono un vero e proprio mix di generi come installazioni, performance, musica, fotografia, interventi urbani. Dopo aver annoverato partecipazioni a mostre internazionali come la Biennale del Whitney  Museum (New York) nel 2010, a Documenta 13 (Kassel) nel 2012, alla 56° Biennale di Venezia e alla 14° Biennale di Istanbul nel 2015, e dopo le recenti personali al Kunstmuseum di Basel e allo Sprengel Museum di Hanovver, Gates si confronta con la sua prima personale nel territorio francese attraverso un nuovo progetto che esplora temi sociali come migrazione, relazioni interraziali, soggiogazione delle classi più deboli. Punto di partenza della mostra è la storia di Malaga, una piccola isola nello Stato del Maine, (USA) in cui nel 1912, il governatore espulse circa 45 persone considerate nullafacenti.

ANGELICA MESITI, “WHEN DOING IS SAYING”

Angelica Mesiti, Relay League 2017. Photo Zan Wimberley. Courtesy of the artist Anna Schwartz Gallery Melbourne et Galerie Allen Paris

Angelica Mesiti, Relay League 2017. Photo Zan Wimberley. Courtesy of the artist Anna Schwartz Gallery Melbourne et Galerie Allen Paris

Prima esposizione in un’istituzione francese anche per Angelica Mesiti, (Sydney, 1976) che per la personale al Palais de Tokyo preparerà una selezione di video installazioni del periodo 2012-2017, la maggior parte delle quali non è mai stata esposta in Francia. Occupando uno spazio molto vasto, le opere riusciranno a conquistare lo spettatore, che si sentirà completamente partecipe del progetto. Performances musicali realizzate in contesti non usuali e lontani dalla tradizione da cui derivano, cori che utilizzano il linguaggio dei segni, messaggi con codice Morse tradotti in musica e coreografie. nel suo lavoro l’artista australiana (scelta per rappresentare l’Australia alla 59° Biennale di Venezia, ha già partecipato alle Biennali di Adelaide nel 2018, Sydney nel 2014, Istanbul e Sharjah nel 2013) riesce a creare un nuovo tipo di linguaggio, utilizzando in modo completamente nuovo codici già esistenti, che spesso passano attraverso il corpo, il suono, la musica.

JULIEN CREUZET

Julien Creuzet, Maïs Chaud Marlboro, extrait virtual reality video, 2018. courtesy of the Artist

Julien Creuzet, Maïs Chaud Marlboro, extrait virtual reality video, 2018. courtesy of the Artist

La mostra si apre con l’inizio di un poema, che ne è anche il titolo. Julian Creuzet (Blanc-Mesnil, 1986) è video-maker, performer e poeta, ed esamina attraverso il suo lavoro, diverse eredità culturali, collegando luoghi immaginari a realtà sociali ben definite e storie di minoranze. Grazie all’abilità nell’associare luoghi, spazi e tempi anche molto distanti tra loro attraverso modalità non sempre codificate, l’artista francese che ha già all’attivo partecipazioni alla Biennale di Lyon e all’11° Biennale Africaine de la Photographie nel 2017 dispiega miti, storia, tecnologia per creare nuovi racconti con ritmi e personaggi derivanti dai mondi più disparati.

LOUIS-CYPRIEN RIALS CON RAMON FILM PRODUCTIONS

Louis Cyprien Rials and Ramon Film Productions, Rashomon in Uganda, 2018, painting on wood. Courtesy of the artist. Photo Louis Cyprien Rials

Louis Cyprien Rials and Ramon Film Productions, Rashomon in Uganda, 2018, painting on wood. Courtesy of the artist. Photo Louis Cyprien Rials

IL SAM Prize è un premio offerto dalla SAM Art Project, organizzazione non profit nata nel 2009 e guidata da Sandra Hegedus Mulliez con lo scopo di promuovere l’operato e supportare l’attività di artisti provenienti dalle fasce non occidentali del mondo, e allo stesso tempo favorire l’esposizione di artisti francesi in quelle stesse zone, per uno scambio culturale continuo. Per la prossima edizione del premio, è stato scelto Louis-Cyprien Rials (Parigi, 1981) che si muove in ambiti e territori generalmente irriconoscibili, come zone radioattive, luoghi violenti o sconvolti da conflitti in cui egli riesce a ricavare immagini poetiche, attraverso l’uso di video e fotografia. Nella mostra saranno esposti un film e una serie di oggetti realizzati in collaborazione con la Ramon Film Production, casa di produzione fondata in Uganda da Isaac Nabwana.

JULIUS VON BISMARCK, “DIE MIMIK DER THETYS”

JULIUS VON BISMARCK

JULIUS VON BISMARCK

Collega l’arte a campi di ricerca sperimentali come le scienze fisiche e sociali il tedesco Julius von Bismarck, (1983, Breisach am Rhein) che è stato il primo artista ad essere ospitato nel 2012 al CERN, e che si muove tra installazioni, scultura, land art e happenings, studiando gli ambiti della percezione e rappresentazione della realtà e dei fenomeni naturali, sia attraverso complessi approcci tecnologici, il quale attraverso l’utilizzo della semplice gestualità. Per il museo francese si è lasciato guidare dall’immagine mitologica di Teti, la dea marina. Come egli stesso ha dichiarato in un’intervista con Maurizio Cattelan nel 2015 “ci sono molti modi per creare la realtà. C’è sempre un gap tra realtà teorica e soggettiva. Io voglio creare situazioni in cui voi abbiate la possibilità di ricostruire la vostra percezione”.

FRANCK SCURTI, “MORE IS LESS”

Franck Scurti

Franck Scurti

Storia dell’arte e vita di tutti i giorni sono i territori scelti dal francese Franck Scurti (Lione, 1965), che nella mostra “More is less”, presenterà una riflessione sull’opera “The yellow Christ” di Paul Gauguin. Attraverso materiali di riuso, oggetti trovati e privi di valore che vengono di volta in volta ridefiniti dall’artista, capace in ogni situazione di sondare ciò che è irrazionale a dispetto delle apparenze. E proprio questa differenza, l’ambiguità tra la realtà e immaginazione, tra simboli e quotidiano a rendere unico il percorso di Scurti.

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati