Giungle animate. Lu Song a Roma

Mattatoio, Roma ‒ fino al 6 gennaio 2019. “Interni Romani” è la prima mostra – curata da Ludovico Pratesi – di Lu Song in uno spazio istituzionale europeo. Opere inedite e dipinti visti a Hong Kong e Londra rivelano la scelta multipla di prospettive fra interno ed esterno, irrealtà diffuse accomunate dall’inquietudine di fondo di un disinganno barocco.

Noi cerchiamo l’assoluto e troviamo sempre e solo cose”, ha scritto Novalis. Lu Song (Beijing, 1982) proietta su tela la forma tragica del pensiero immaginando scenari nascosti alla vista, molteplicità di orizzonti dietro l’apparente semplicità della realtà concreta.
Le tele della serie Combe svelano intricati tunnel di alberi che sovrastano una laguna fredda, grattacieli vegetali nascondono il sole e mutano la magia tropicale in un’istantanea violenta e austera. Fisicità e astrazione evocano a volte narrazioni accennate, come per la figura che si staglia nel pannello d’acqua inquadrato dai tronchi saldi di Laguna 2. Ospite alieno di una natura totalizzante e infetta, fantasia nascosta a tal punto tra chiaroscuri indecifrabili e zone d’ombra inesplorate da farne ormai parte. Inversione evolutiva, regressione, solitudine al di fuori della società. Lo scenario descrive in acrilico sentimenti freddi. Blu, rosa, verde, un luogo spirituale saturo di immaginazione paesistica e psicologica.

THE ROOM UPSTAIRS

Le opere successive spostano l’attenzione su ambienti domestici, rappresentazioni idealizzate di ordine e sicurezza in cui la disconnessione tra uomo e spazio prosegue però incessante. Superando il livello di uno sterile inventario, il salotto svela gli aspetti ignoti di una realtà per la prima volta avvicinata. Microcosmo esplorato nei colori diversi e vivi di una febbre romantica e sentimentale. Il fascino per l’orrore e l’incontaminato prende posto sulla sedia thonet rubata alla Finestra con vista sul giardino (1917) di Chagall. Lampadari, specchi, elementi quotidiani sono caricati di vitalità trattenuta e drammatica, l’intima consapevolezza di essere prigionieri in casa dipinge un ambiente nell’attesa di un’effrazione probabile. Nessun oggetto si muoverà mai, ma le stanze aspettano qualcosa che dovrà prima o poi accedere. Uno spazio immobile, un tempo infinitamente più lento di quello della natura torbida degli altri dipinti.

Lu Song. Interni Romani. Exhibition view at Mattatoio, Roma 2018. Photo Giorgio Benni

Lu Song. Interni Romani. Exhibition view at Mattatoio, Roma 2018. Photo Giorgio Benni

DISPERAZIONE FURTIVA

Bene orchestrate le differenze, rami sull’acqua, sedia contro la parete, mattoni bianchi sul sentiero rosseggiante. Ovunque però spunta qualcosa, foglie, telefono, figure umane, fiori… La loro varietà, il loro stagliarsi trova nelle pennellate un’identità liquida, nonostante i contorni scanditi, bicolore di alcuni elementi. Ad accomunarli la disperazione furtiva delle quinte scure che chiudono opere come Il desiderio morente di Manfred (2016), Barriere (2016) o Interno – Lume di Candela (2018). Le avventurose possibilità di un percorso credibile si limitano al vialetto rassicurante di Fantasie (2018). Ovunque un sentimento di minaccia e instabilità, disincanto pluviale.

Raffaele Orlando

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Raffaele Orlando

Raffaele Orlando

Raffaele Orlando (Benevento, 1986) è archeologo e funzionario del Ministero della Cultura. Specializzato in museologia e storia del collezionismo, lavora alla Reggia di Caserta dove svolge attività di ricerca e progettazione in ambito museale. Opera sul campo in scavi archeologici…

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