Half Dinar, la mostra di Flavio Favelli a Forlì con seminario d’arte coi migranti

L’artista, nell’ambito della sua personale che inaugurerà il prossimo 12 ottobre presso l’EXATR a Forlì, in questi giorni è impegnato in un seminario di disegno con un gruppo di migranti africani. Il tema del workshop? La banconota, intesa come veicolo di immagini e anche di storia. Ne abbiamo parlato con Favelli

“Mesi fa sono stato al Comitato per la Lotta Contro la Fame del Mondo a Forlì, centro di raccolta missionario che sostiene progetti nel Sud del mondo. Frequento il Centro da tempo, mi interessano molti materiali che selezionano con ordine; quello che di solito si butta, loro lo conservano per venderlo per sostenere i loro fini. Stavo prendendo degli specchi, quando un operatore locale ha chiesto un aiuto a dei giovani uomini africani che stazionavano al Centro. Questi, un po’ impacciati, hanno iniziato a caricare nell’auto gli specchi. Ho pensato così alle frequentissime polemiche sul cosa e come fare lavorare gli immigrati, di solito occupazioni di fatica associate a badili, scope e ramazze. Lavori sempre umili che sono oramai di pertinenza degli stranieri dei paesi poveri. Soprattutto gli africani spesso bollati come inabili e inadatti al lavoro per natura. Ho pensato così a cosa succederebbe a dare una matita in mano a questi neri africani, che sono i meno considerati (sicuramente dei magrebini o dei medio orientali, islamici). Ho così pensato di fare un seminario-esercitazione di disegno sui soldi, forse su uno degli oggetti più desiderato e grande veicolo di immagini”. Dalle osservazioni e dalle riflessioni di Flavio Favelli (Firenze, 1967) nasce il Seminario di esercitazione artistica con migranti africani, workshop tenuto dall’artista e in corso fino al 7 ottobre in collaborazione con la cooperativa sociale DiaLogos. Il seminario di disegno, che sta coinvolgendo un gruppo di richiedenti protezione internazionale provenienti da diversi paesi africani, si svilupperà attorno al ricordo delle immagini stampate sulle banconote dei paesi d’origine di ogni partecipante, e anticipa Half Dinar, mostra di Favelli che inaugurerà il prossimo 12 ottobre presso gli spazi di EXATR a Forlì. L’intero progetto è prodotto da Città di Ebla e il Festival Ipercorpo.

Flavio Favelli, Seminario di esercitazione artistica con migranti africani, Forlì. Foto di Gianluca Camporesi

Flavio Favelli, Seminario di esercitazione artistica con migranti africani, Forlì. Foto di Gianluca Camporesi

IL PROGETTO

Il seminario è concettualmente legato a Half Dinar, personale di Flavio Favelli a cura di Davide Ferri che sarà ospitata presso l’ex deposito ATR di Forlì, uno spazio per il contemporaneo in città e sede di Ipercorpo, festival teatrale diretto da Claudio Angelini che per la prima volta accoglie il progetto di un artista visivo. Half Dinar include due nuovi lavori realizzati dall’artista per gli spazi l’ex deposito ATR e idealmente rappresenta la prosecuzione di una riflessione che il Festival Ipercorpo ha iniziato nel 2012 sulla Collezione Verzocchi, la principale raccolta di pittura novecentesca presente in città e collocata dal 2014 nelle sale di Palazzo Romagnoli. Half Dinar, da cui la mostra di Favelli prende il titolo, è un dipinto che riproduce in grande formato una banconota libica, con l’immagine di una mastodontica raffineria, in circolazione all’inizio degli anni Settanta. “La banconota che dipingerò sarà un’opera che riflette le immagini e la loro complessità in rapporto alla mia psiche”, ci spiega Flavio Favelli. “Il significato letterale e sociale viene dopo e non è mai il mio primo interesse. Voglio dire che scelgo di lavorare su certe banconote perché sono enigmatiche per loro natura e non perché sono ‘i soldi’. Certo sono anche ‘i soldi’, ma questa è una considerazione che viene dopo”.

Flavio Favelli, Seminario di esercitazione artistica con migranti africani, Forlì. Foto di Gianluca Camporesi

Flavio Favelli, Seminario di esercitazione artistica con migranti africani, Forlì. Foto di Gianluca Camporesi

IL SEMINARIO

Il workshop di disegno tenuto da Favelli verte dunque intorno alla banconota, intesa come oggetto veicolo di immagini e soprattutto come oggetto dei desideri ed elemento indispensabile per il proprio sostentamento. Ma che significato e simbologie assume il denaro nella ricerca dell’artista? “Questo interesse per le banconote, oltre a venire dal nonno collezionista, è una passione per le immagini, perché va detto che sulle banconote si condensa l’idea di potere di un paese, e questo credo sia una faccenda molto interessante”, spiega ad Artribune Favelli. Come mai la scelta di far disegnare ai migranti partecipanti al workshop le banconote del proprio paese di origine? “Sono sempre in cerca di ‘cose’ che vadano oltre l’opera e la mostra, anche se la prima per me è centrale: senza l’opera, che per me è un’immagine fissa e densa di ingredienti psicologici, non sta in piedi nulla”, risponde Favelli. “Allora ho pensato che in uno spazio ibrido come l’EXATR oltre al dipinto ‘Half Dinar’ e alla scultura composizione-assemblaggio, ci poteva stare una piccola mostra di disegni dei migranti africani. Devo dire che queste due parole – migranti africani – non sono semplici da dire oggi. Un giorno mi sono trovato davanti a dei migranti africani (il fatto che abbia in qualche modo una relazione con loro è un segno non indifferente) che, secondo una persona, erano poco capaci (per natura?) di lavorare. Ho pensato allora che sarebbe stato interessante dare a queste persone una matita anziché il badile o la ramazza (gli unici strumenti quando si pensa a loro). Grazie alla collaborazione con la Cooperativa DiaLogos di Forlì”, conclude l’artista, “abbiamo iniziato una specie di esercitazione-seminario per cercare di fare disegnare delle banconote, quelle che loro ricordano o che usano; l’Africa ha una storia complicata e complessa sulle banconote. Alla fine il progetto è quello di avere una decina di disegni per fare una piccola mostra sulle banconote africane fatte da questi migranti che immagino ci racconteranno anche molte cose”.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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