Nicolas Bourriaud nominato direttore artistico della Biennale di Istanbul 2019

Sarà il critico e curatore francese il direttore artistico della 16a Biennale di Istanbul che inaugurerà a settembre 2019.

Bel colpo per la Biennale di Istanbul. Sarà lo scrittore, critico d’arte e curatore francese Nicolas Bourriaud (Niort, 1965) il direttore della 16a Biennale di Istanbul che si svolgerà tra il 14 settembre e il 10 novembre 2019. Organizzata dalla Fondazione di Istanbul per la cultura e le arti (İKSV) e sponsorizzata da Koç Holding, la biennale è una degli appuntamenti più importanti del mondo dell’arte. E dopo aver scelto nella precedente edizione il duo di artisti Elmgreen & Dragset e prima ancora Carolyn Christov Bakargiev, la Biennale di Istanbul sceglie come direttore artistico uno dei più curatori più noti del sistema dell’arte internazionale.

LE PRIME DICHIARAZIONI DI BOURRIAUD

E sono parole di grande entusiasmo quelle espresse da Bourriaud non appena è stata ufficializzata la sua nomina. “Sono molto onorato di poter contribuire alla storia della Biennale di Istanbul”, ha dichiarato il curatore francese, “che ha sempre dato grande attenzione alla curatela fin dalla sua creazione nel 1987. Inoltre, come punto di passaggio, la città di Istanbul assume un significato specifico oggi, in un’era politica globale segnata dal pensiero binario. Cercherò di costruire una mostra che si adatti alla nostra situazione storica “. Nulla è trapelato per il momento sul progetto curatoriale e su quale sarà l’indirizzo della Biennale targata Bourriaud. Maggiori dettagli si avranno nel corso di una conferenza stampa prevista per l’autunno 2018.

IL PROFILO DEL CURATORE

In ogni caso si tratta di una scelta di altissimo livello sia dal punto di vista culturale che mediatico. Co-fondatore del Palais de Tokyo, insieme a Jérôme Sans, Bourriaud ha diretto il museo parigino fino al dicembre del 2005. Nel 1992 ha fondato la rivista di arte contemporanea Documents sur l’art ed è uno dei critici d’arte europei più popolari visto il successo e l’influenza dei suoi tre libri più noti: Estetica relazionale (1998), Postproduction (2002), The Radicant (2009). Dal 2011 al 2015, ha diretto l’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, prima di essere rimosso dalla carica dall’ex ministro della cultura Fleur Pellerin, senza motivi apparenti. Licenziamento che ha generato un grande scandalo sia dentro che fuori i confini francesi. Sempre nel 2015 è stato nominato direttore del Centre d’art contemporain di Montpellier, incarico che tuttora detiene.

LUCI E OMBRE DALLA TURCHIA

Tuttavia il clima in cui si accinge a lavorare il curatore francese è tutt’altro che rassicurante. Nonostante gli ottimi auspici, e la presenza della Fondazione privata che presiede la Biennale a tutelare il progetto, l’atmosfera, come le cronache internazionali continuano a dimostrare, continua ad essere pesante. Artribune ha più volte riportato episodi che lasciano pensare ad un mondo dell’arte e della cultura sempre più sofferente: nel 2016, ad esempio, l’opera Kostantiniyye (Costantinopoli) realizzata dal noto artista curdo-turco Ahmet Gunestekin, collocata di fronte ad un centro commerciale nel quartiere di Atakoy veniva censurata e poi rimossa. Avevano fatto, inoltre, riflettere le dimissioni di Vasif Kortun dalla direzione del SALT: il curatore aveva tenuto a precisare ad Artribune che le ragioni della sua decisione stavano nella volontà di seguire nuovi progetti e dedicarsi maggiormente alla scrittura. Tuttavia, nell’agosto precedente aveva descritto la Turchia del dopo golpe come un “posto difficile in cui vivere”. Sempre nel 2016 veniva infatti cancellata la Çanakkale Biennale, rassegna la cui quinta edizione era prevista nel 2017 nella città turca situata sulla sponda asiatica dello stretto dei Dardanelli, mentre a dicembre dello stesso anno l’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, veniva assassinato in occasione dell’opening di una mostra d’arte a Ankara: la foto che ricorda il tragico evento ha poi vinto il World Press Photo 2017. Ma non finisce qui: numerose sono le chiusure di gallerie d’arte. Sempre nel 2017 ha chiuso, dopo 7 anni, Rampa, una galleria d’arte contemporanea stimata in Turchia e all’estero, nell 2014 Rodeo, tra le più stimate gallerie di Istanbul, annunciava l’inaugurazione di un nuovo spazio a Londra che doveva essere “gemello” della casa madre. Nel 2015, tuttavia, la sede turca chiudeva per un trasferimento in blocco nella città inglese. Non mancano tuttavia anche i casi positivi, ad esempio quello della magnifica galleria Pilevneli, un bellissimo spazio con una grande storia, che da settembre scorso sta portando in città artisti importanti come Ugo Rondinone e Hans Op de Beeck.

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Redazione

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