Una serie di bassorilievi in ceramica sporge dal pavimento. Con lo sguardo verso l’alto, fuori dalla rappresentazione. Verso le nuvole o chissà dove. Alcuni volti sembrano confusi, altri spaventati. Non si comprende bene il limite tra il grottesco e l’idilliaco: se si tratta di un miracolo o di una catastrofe. Ma poco importa se i corpi sono schiacciati al suolo, nauseati dal fetore o rapiti dall’entusiasmo. Fatto sta che la scena si inserisce all’interno di un’architettura fittizia che congiunge la realtà con la finzione. Benni Bosetto (Milano, 1987; vive ad Amsterdam) indaga alcuni codici comportamentali collettivi dell’essere umano. Narrazioni che si mettono in relazione con il corpo. Sempre. Antropologia e arte, ma non solo. Una grande rappresentazione teatrale (catartica) oltre che letteraria, densa di rimandi colti, in una raffinata danza di bianchi.
‒ Michele Luca Nero