Riscrivere la Storia. Intervista a Patrick Hamilton

Il cileno Patrick Hamilton sta per approdare al Pastificio Cerere di Roma, con un progetto dedicato al mito dell’oro nazista in Sudamerica.

Una pagina di storia oscura, tragica ma tremendamente affascinante è il punto di partenza, il contesto storico del progetto Ultramar Sur che l’artista cileno presenta per la prima volta in Europa ospite della Fondazione Pastificio Cerere di Roma, in collaborazione con IILA, Organizzazione internazionale italo-latino americana.
Patrick Hamilton (1974) è nato in Belgio, cresciuto in Cile, vive e lavora da qualche anno a Madrid ma ha un’autentica passione per l’Italia, non solo ma anche per le radici italiane del nonno paterno, nato a Pisa ed emigrato a dodici anni a Santiago del Cile. Pittore, fotografo, artista dagli ampi orizzonti concettuali, in Italia ha esposto a Lucca nel 2004 per la Fondazione Prometeo e ha partecipato nel 2013 all’Emergency Pavillon, evento collaterale della Biennale di Venezia a cura di Jota Castro, con artisti sudamericani come Teresa Margolles e Santiago Serra.
In Ultramar Sur, Hamilton getta uno sguardo inedito, personale sulla nota vicenda della fuga dei gerarchi nazisti dall’Europa al Sudamerica e sul mito dell’oro trafugato dai nazisti. La sua è però una storia tutta cilena, raccontata con i diversi mezzi artistici che maneggia (dal video alla fotografia, dalla scultura alla pittura a tecnica mista, con un abbondante ricorso alla grafica) e rielaborata come se fosse un vero e proprio mito, filtrato attraverso il metodo narrativo della letteratura.

Patrick Hamilton, U boot Project (archive), 2011 15

Patrick Hamilton, U boot Project (archive), 2011 15

Come nasce il progetto?
Nel 2006 lessi casualmente su un quotidiano cileno della scoperta dell’oro nazista nascosto nei componenti metallici dei trattori tedeschi Lanz. La notizia mi incuriosì: nel mio percorso artistico, da sempre, gli strumenti di lavoro (asce, seghe, cazzuole, secchi per il cemento, ma anche carriole e maschere da saldatore) hanno un ruolo fondamentale come simboli di un’estetica del sottosviluppo, frutto delle contraddizioni del capitalismo. Mi parve allora che anche questi trattori potessero essere letti in un’ottica simile. Così cominciai a indagare e scoprii che, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nelle zone agricole del sud del Cile e Argentina (colonie tedesche dal 1850) ci fu una massiccia importazione di trattori Lanz, fabbrica di Mannheim passata poi a Deer-Lanz e chiusa negli Anni Sessanta. Viaggiai nel Sud del Cile, visitai Colonia Dignidad (ex Villa Baviera) e mi misi alla ricerca di alcune di queste macchine agricole dismesse, sulle orme dei due leggendari fratelli Tisch, tedeschi, che, intorno al 2000, si recarono nelle stesse regioni comprando, a prezzi impensabili (anche 15mila dollari), alcuni di questi vecchi motori ormai inservibili.

Cosa successe poi?
La mia indagine è proseguita attraverso anni di documentazione e ricerche su libri, internet e seguendo anche i tanti, inaspettati collezionisti di trattori Lanz, a misura reale o in modellino giocattolo.

Patrick Hamilton, Crankshaft, 2009

Patrick Hamilton, Crankshaft, 2009

Cosa significa Ultramar Sur?
È il nome dell’ultima operazione segreta del Terzo Reich, la fuga in sommergibile di una cinquantina di gerarchi nazisti (tra i quali forse, chissà, anche Hitler…) verso l’America Latina, sulle sponde argentine di Mar de la Plata. Oltre ai trattori Lanz, anche i sottomarini tedeschi U-Boot ebbero dunque una parte fondamentale nella vicenda: i coloni tedeschi accolsero i gerarchi come rifugiati. La leggenda dice che furono sette oppure otto i sottomarini che arrivarono in Sudamerica dopo il crollo di Berlino. Nel mio breve video, in mostra a Roma, il sottomarino che si immerge e riemerge in loop è la metafora delle verità nascoste del nostro tempo, che con il tempo, inevitabilmente, riemergono.

Tra storia e leggenda, cos’è per te il mito dell’oro nazista?
Leggendo La letteratura nazista in America di Roberto Bolaño (1996) ‒ venti biografie di inesistenti scrittori nazisti sudamericani ‒ ho riflettuto sul senso della storia come esercizio di scrittura, che contempla anche una parte di finzione, tra mito e leggenda. A me non interessa se ci sia davvero l’oro nei trattori: mi interessa invece la fitta trama di relazioni diplomatiche, culturali  o commerciali fra i coloni agricoli tedeschi e il Terzo Reich, prima e dopo la fine della guerra. Il mio è un lavoro di riscrittura della storia, di traduzione del mito e dei suoi elementi in un’estetica visiva dai toni non drammatici, ma senza dubbio evocativi.

Patrick Hamilton

Patrick Hamilton

Come hai tradotto il mito e la storia in arte visiva?
Ho utilizzato lo sfavillante brillio dell’oro come fil rouge della vicenda e simbolo del bottino di guerra, mentre ho usato il grasso del motore di trattore, sporco e vischioso, per dipingere i molti lati oscuri, torbidi della vicenda. Ho ricreato così, dipingendo a mano su carta Fabriano, l’immagine dei trattori Lanz, le silhouette dei sottomarini o i terribili emblemi del Nazismo, usando i segni dell’illustrazione grafica, creando luci, ombre e chiaroscuri. Mi piace poi coprire, occultare foto preesistenti, per indurre alla curiosità. Con la medesima estetica, ho perciò trattato immagini d’archivio in bianco e nero di trattori Lanz e di sottomarini U-boot, sulle quali ho sovrapposto lamine d’oro.

Come consideri in generale oggi l’arte del Sudamerica?
Fino agli Anni Novanta, gli artisti latinoamericani erano quasi del tutto ignorati dalla critica e dal collezionismo, confinati in un ambito periferico, quasi terzomondista, magico o esotico. Negli ultimi vent’anni, invece, l’arte latina sta guadagnando una presenza importante nel mercato internazionale e se ne riconoscono le qualità anche a livello storico. Il fenomeno è contemporaneo alla crescita economica di molti Paesi latini, che si stanno imponendo anche in ambito culturale. Oggi non c’è museo statunitense o europeo che non abbia nel suo board almeno un patrono sudamericano.

Quali sono le caratteristiche fondamentali dell’arte contemporanea cilena?
In genere si distingue per essere un’arte più riflessiva e molto concettuale, di un concettualismo freddo, in stile anglosassone. Artisti cileni ormai storici come Alfredo Jaar, Eugenio Dittborn, Gonzalo Diaz o il Gruppo Cada militano da sempre in un ambito politico, praticano una forma d’arte ermetica, poco drammatica o sensuale.

Federica Lonati

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

Scopri di più