Tra le mura di Palazzo Comi (prima metà del XIX secolo) si conserva un luogo antico, privato, un unico ambiente formato da una navata con la volta a botte scalcinata e due nicchie cieche laterali a sesto acuto. All’interno della struttura (probabilmente edificata, insieme ad altri corpi di fabbrica, tra il XVI e il XVIII secolo) le opere di Daniele D’Acquisto (Taranto, 1978) conquistano, in modo ragionato e calibrato, porzioni di spazio. Nonostante l’ancoraggio solido delle sculture alle superfici murarie, queste eclettiche opere dai perimetri irregolari, che prendono forma dal design di un vecchio listello appartenente a un comò, sono corredate da innesti tubolari in acciaio che suggerisco una libertà di movimento nella dimensione ospitante, una via di fuga dall’idea di immobilità scultorea. Le cinque opere modulari di D’Acquisto, realizzate in legno di okumè, si caratterizzano e seducono non solo per quel senso di ricerca formale che guarda con eleganza e reinterpretazione del segno minimalista, ma anche per quella costruzione intrinseca della scultura che coniuga le istanze architettoniche e i retaggi delle pratiche poveriste. In un dialogo rigenerato e partecipato, ma soprattutto vissuto nel rispetto concettualmente non invasivo dello spazio espositivo.
– Giuseppe Amedeo Arnesano