San Benedetto del Tronto tra vino e garum nell’antichità. Le ultime scoperte archeologiche

A Villa Marittima, magione patrizia, sono state rinvenute vasche maiolicate d’epoca per la vinificazione. In precedenza, i ritrovamenti avevano riguardato antiche tecnologie di itticoltura e trasformazione alimentare del pesce

Si è conclusa nella zona collinare di San Benedetto del Tronto – in provincia di Ascoli Piceno – la seconda campagna di indagini archeologiche che ha interessato la cosiddetta Villa Marittima, fastosa dimora con annessi impianti produttivi: proprietà, secondo gli studiosi, di un facoltoso imprenditore del I secolo a. C. La novità emersa sta nel ritrovamento di locali, con pareti finemente affrescate, in un’ala defilata della zona residenziale della vasta tenuta immobiliare. Una presenza appena supposta dieci anni fa, mentre si operava in un cantiere comunale per la costruzione di una nuova scuola. Negli spazi sono state rinvenute vasche maiolicate in cocciopesto, una malta largamente in uso all’epoca per l’impermeabilizzazione di impianti di trattamento di idrosolubili.

L’ENOLOGIA DEL PICENO GIÀ FAMOSA IN EPOCA ROMANA

La presenza di un torchio da doppia spremitura di uve, di numerose anfore in terracotta – alcune istoriate –  e di orci di varia capienza ha convinto i ricercatori a confermare quanto emerso in precedenti studi: ovvero, la destinazione di queste strutture era la vinificazione. La tesi conferma il fatto che il vino truentino trovava apprezzata collocazione sui mercati orientali: da Delo ad Alessandria d’Egitto, secondo autorevoli riferimenti bibliografici. Gli stessi itinerari commerciali erano già conosciuti, inoltre, per l’esportazione di altre lavorazioni di itticoltura.

NELLA VILLA MARITTIMA ANCHE LA LAVORAZIONE DEL “GARUM”

Gli scavi del 2020 hanno riportato alla luce anche tecnologie ed ambienti per la lavorazione del garum, salsa fermentata di pesto di pesce salato prediletto sulle mense dell’epoca: una sorta di moderna quanto costosa colatura d’alici, preparata con gamberi e pesce d’altura. La simbologia ritrovata all’ingresso di taluni saloni della Villa Marittima, realizzata con scaglie di pietruzze colorate, raffigura specie marine e allude alla ricchezza del mare poco distante, ma anche alle fortune economiche del padrone di casa. Queste ultime sono confermate dalla sontuosità della residenza, dotata di pavimenti in mosaico: decorazioni geometriche, ma anche allegorie fantasiose, create con l’intarsio di tesserine musive a colori e in bianco e nero. 

VILLA MARITTIMA: L’APERTURA AL PUBBLICO

Con la disponibilità di così varia e godibile dotazione domestica, e non soltanto, gli scavi alla Villa Marittima di San Benedetto Alto andranno avanti, premiati di recente dal rinvenimento di una porzione del sistema idraulico e fognante e dall’individuazione di un settore (cubicolo) della residenza, con piccoli giacigli per la servitù. A fine anno tutto il complesso antico – l’incasato nella sua articolata fungibilità dell’epoca –  potrà essere aperto al pubblico. Saranno previste visite guidate, sostenute da un percorso iconografico e dal personale appositamente professionalizzato. 

– Paolo Rico

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