Palmyra, verso la rinascita. Il sito archeologico siriano attaccato dall’ISIS riaprirà nel 2019

A dare la notizia è il governatore della provincia di Homs, che annuncia inoltre l’inizio di un vasto programma di restauri che interesserà diversi monumenti del sito

Risorgerà dalle sue ceneri e sarà riaperta ai visitatori l’antica città di Palmyra in Siria, tra il 2015 e il 2016 gravemente danneggiata dagli attacchi delle milizie dell’ISIS e oggi pronta a ricevere importanti interventi di restauro. A dare la notizia dell’apertura del sito archeologico, prevista per il 2019, è il governatore della provincia di Homs Talal Barazi, dichiarando che “le autorità hanno un progetto atto a riparare tutti i danni causati all’antica città di Palmyra”.

PALMYRA: LA “SPOSA DEL DESERTO” TRA STORIA, GUERRE E RINASCITA

Chiamata Sposa del Deserto per essere stata, nell’antichità, una città di sosta per tutti i viaggiatori e i mercanti che attraversavano le regioni desertiche della Siria, Palmyra è un crocevia di civiltà che ha assistito, nei secoli, al passaggio e alla stratificazione delle culture greca, romana, persiana e islamica. Dichiarata nel 1980 Patrimonio dell’Umanità Unesco, nel 2013 l’antica città, in seguito allo scoppio della guerra civile siriana del 2011 e all’ascesa dell’ISIS, viene aggiunta all’elenco dei siti del patrimonio mondiale in pericolo. Nel maggio del 2015 l’ISIS occupa Palmyra, di cui distrugge le sue perle più preziose: il Tempio di Bel, il Tempio di Baalshamin, l’Arco di Trionfo e le colonne nella Valle delle Tombe. Risale allo stesso periodo, inoltre, la decapitazione da parte dell’ISIS di Khaled al-Asaad, archeologo responsabile del sito archeologico di Palmyra. Dopo essere stato espulso dall’esercito del governo guidato da Assad, il gruppo terroristico occupa nuovamente Palmyra nel marzo del 2016, per poi perderla nuovamente nel dicembre dello stesso anno. La Siria si riappropria così della sua città, oramai sventrata, offesa, in attesa di riscatto: nel gennaio 2017, la direttrice generale dell’UNESCO Irina Bokova ha descritto la distruzione del Tetrapylon e della facciata del Teatro romano di Palmyra come un “crimine di guerra” e un “colpo contro il patrimonio culturale”.

VERSO LA RIAPERTURA DEL SITO ARCHEOLOGICO

La fattibilità del progetto di recupero del sito sarebbe favorita, stando a quanto dichiarato da Talal Barazi a Sputnik News, dal sostegno offerto dall’Unesco e non solo: “Ci sono anche buone offerte da parte delle potenze mondiali per ripristinare le opere e il valore storico di Palmyra”, spiega il governatore della provincia di Homs. “Suppongo che Palmyra sarà completamente pronta per ricevere i turisti entro l’estate 2019. Questa è la storia del mondo e non appartiene solo alla Siria”. Da quando la città è stata riconquistata, l’Unesco ha guidato un primo restauro con Emergency Safeguarding, progetto da 150.000 dollari per il recupero del Portico del Tempio di Bel. Lo scorso ottobre, il Museo Nazionale di Damasco ha completato i lavori di restauro della statua del leone di Al-lāt, una scultura del I secolo d.C. che era stata distrutta dall’ISIS. Due statue funerarie nascoste fuori dalla città da Khaled al-Asaad sono state restaurate lo scorso anno da un team di ricercatori italiani, che ha eseguito la ricostruzione dei frammenti usando la stampa 3D e la polvere di nylon.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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