Dall’imperatore Traiano all’Europa. Una mostra a Roma

A 1900 anni dalla morte di Traiano, Roma lo celebra con una mostra interamente dedicata. Le gesta, gli oggetti, le parole dell’imperatore nel museo che nasce proprio nella parte dei Fori da lui realizzata. Un allestimento visitabile quasi per un anno, ai Mercati di Traiano.

Marco Ulpio Nerva Traiano (53-117 d. C.), Delizia delle genti ‒ uno dei vari epiteti attribuitigli ‒ è di sicuro uno dei meno controversi e unilateralmente amati tra gli imperatori romani; per un impero prosciugato da corruzione e instabilità è il germe del cambiamento e la prima avvisaglia di quella che, con l’avvento degli Antonini, passerà alla storia come l’Età Aurea. Ricordato per la clemenza e il senso del pubblico, già i contemporanei ne celebravano il valore: “Sii più fortunato di Augusto e migliore di Traiano” augura per lungo tempo il Senato a ogni neo imperatore insediatosi dopo il 117. Nel Medioevo va definitivamente cristallizzandosi l’aura di generale positività che accompagna e distingue la sua figura: nella Divina Commedia l’imperatore figlio adottivo di Nerva risiede tra i beati del VI cielo di Giove, dove concorre con gli altri spiriti giusti a formare l’occhio dell’aquila che interloquisce con Dante. Sempre la Commedia, nel canto X del Purgatorio, ne tramanda il noto aneddoto che lo vede protagonista insieme con la vedova che interrompe il suo viaggio per la guerra implorando e ottenendo, prima della sua partenza, giustizia per il figlio ucciso, motivo questo che ricorre nell’iconografia come simbolo di equità e rettitudine.
Dal capitello del XV secolo presso il Palazzo Ducale di Venezia, a Rogier van der Weyden che lo raffigura a metà del Quattrocento per il Municipio di Bruxelles, dal Perugino negli affreschi del Cambio a Perugia intorno al 1500 a Eugène Delacroix che, con La giustizia di Traiano, riporta l’episodio in un vigorosissimo dipinto del 1840 (Museo di Rouen). Ancora negli Anni ’30 del Novecento, per dare un volto alla giustizia, si ricorre a quello di Traiano, come testimonia la statua nella sala d’ingresso della Corte Suprema a Washington. Ogni tassello concorre a consolidare da quasi duemila anni il mito dell’Optimus Princeps.

Particolare di un calco della colonna di Traiano con la scena del suicidio di Decebalo. Museo della Civiltà Romana. © Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Particolare di un calco della colonna di Traiano con la scena del suicidio di Decebalo. Museo della Civiltà Romana. © Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

RIPENSARE IL FUTURO

Arriva ora l’evento che lo ricorda e lo celebra a 1900 anni dalla sua morte, la colossale mostra Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa, che lascia presagire già dal titolo un leggero spostamento d’asse rispetto alla pura esposizione archeologica, introducendo un concetto di impero alle cui fondamenta non sta la conquista, ma la costruzione. L’idea che traspare dall’operazione sembrerebbe quella di ripensare un senso di futuro alternativo che prenda le mosse dalla rilettura del passato (non è un caso che si richiami espressamente l’Europa, denominazione piuttosto contemporanea). Perno assoluto è Traiano, una figura in questo senso focale della storia romana. Primo imperatore non strettamente italico ‒ era infatti ispanico di nascita ‒, Traiano è l’imperatore per cui tolleranza, inclusione e giustizia non sono sinonimo di debolezza, ma valore: lui è l’uomo nuovo che è riuscito a farsi amare da padri coscritti, militari e popolo.
Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa, allestita presso i Mercati di Traiano, Museo dei Fori Imperiali, è ideata e promossa da Roma Capitale con il coordinamento scientifico del Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce, di Lucrezia Ungaro, curatore archeologo e responsabile del Museo dei Fori Imperiali e di Livio Zerbini, quest’ultimo direttamente dall’Università di Ferrara, il cui Centro e-learning Se@ ha curato i filmati immersivi tra nuove tecnologie e storytelling.

Collana in oro con un denario in argento, un aureo in oro e un quadrante in bronzo raffiguranti Traiano e pavé di diamanti, 1975 ca. Bulgari Heritage Collection

Collana in oro con un denario in argento, un aureo in oro e un quadrante in bronzo raffiguranti Traiano e pavé di diamanti, 1975 ca. Bulgari Heritage Collection

LA MOSTRA

Sette sezioni, in un percorso che procede a ritroso dalla morte, avvenuta in Asia Minore, ai trionfi e alla quotidianità della vita dell’imperatore, che in prima persona, grazi a un attore, parla allo spettatore in video dentro a un box oscurato. I pezzi hanno diverse provenienze, Sovrintendenza Capitolina e musei e spazi archeologici italiani e stranieri: oggetti che per la prima volta escono dai depositi del museo, alcuni dai Musei Vaticani, come la lastra che fa il pari con quella del Pergamon Museum di Berlino; dal Museo della Civiltà Romana proviene la modellistica architettonica, mentre la collana realizzata nel 1975 con monete romane antiche in oro, argento e bronzo è un prestito della maison Bulgari, a sottolineare l’importanza della traccia femminile. La visita avviene tra petali, clamore di popolo e rumore di città che si insinuano fra le teche, le statue, i ritratti e le decorazioni architettoniche, provando a dare un’anima viva alle ricostruzioni video 3D dei monumenti traianei.
Leggenda vuole che sulla casa privata dell’imperatore campeggiasse la scritta Palazzo Pubblico, con sommo rammarico del segretario dell’imperatore, costretto a gestire la mole massiccia di cittadini che si presentavano alla porta. Passeggiando nei Mercati, estensione del Foro che esiste per espressa volontà di Traiano, fra le cose che lo riguardano e lo raccontano nei tratti pubblici e privati, si ha quasi l’idea di continuare a rispettare un suo espresso invito, presentarsi alla porta assecondando la sua indole inclusiva che, a detta dell’Alighieri, gli è fruttata finanche il Paradiso.

Ofelia Sisca

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