Tra nostalgia e meraviglia la GNAMC di Roma celebra Mario Ceroli con una grande mostra 

Si compone di circa venti installazioni la mostra che alla Galleria Nazionale di Roma rende omaggio a Mario Ceroli che, con settant’anni di carriera alle spalle, si prepara ad aprire un nuovo capitolo della sua storia con l’apertura della casa museo…

La Galleria Nazionale festeggia i settant’anni di carriera del grande Mario Ceroli (Castel Frentano, Chieti, 1938) con la mostra Ceroli Totale: una ventina di opere che lo stesso artista ha collocato in dieci saloni con la sua brillante immaginazione teatrale. Nella nuova sistemazione del museo le installazioni lignee accolgono, sorprendono e poi salutano il visitatore lungo un percorso che dialoga con la luce diffusa delle sale e con le altre opere presenti, vitalizzandole o ricevendone nutrimento. 

Mario Ceroli un protagonista dell’arte italiana 

Da sempre Ceroli fa vibrare sensi e anima con il suo legno vivo, parlante, mobile e simbolico, segnando il secondo Novecento con una ricerca inarrestabile che dagli Anni Cinquanta giunge a noi. Esordisce nella bella stagione delle gallerie romane fiorite intorno e insieme alla Scuola di Piazza del Popolo, e si fa protagonista della cosiddetta Arte Povera che, unita alla presenza dei grandi artisti stranieri, dagli ultimi Anni Sessanta proietta l’Italia nella scena internazionale. L’esposizione alla GNAMC preannuncia anche l’apertura al pubblico del Museo Ceroli nella casa e nella tenuta di via della Pisana, abitata dal maestro fin dal 1968.  

Ceroli Totale, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, 7 ottobre 2025 – 11 gennaio 2026 © Alessandro Vasari
Ceroli Totale, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, 7 ottobre 2025 – 11 gennaio 2026 © Alessandro Vasari

Le opere di Mario Ceroli alla GNAMC di Roma 

Attraverso i saloni si fanno chiare le sue scelte allestititve e la volontà di orientare lo sguardo, lo stupore e gli effetti psicologici dei presenti. Il percorso non cronologico si apre con una monumentale installazione del 2025, composta da tessuti metallici a parete, come nobili resti di un’esplosione di cui restano ceneri a terra, a corredo di tronchi piantati al centro, solidi e sicuri come la natura.  L’ultima cena della GNAMC, del ’65, riporta al Ceroli più noto, con le sagome paratattiche dei 12 apostoli e il vuoto aniconico lasciato dal Cristo, quasi un’ethimasia senza trono del Giudizio. Più avanti, accanto a metaforiche strutture di legno e chiodi e a volumi geometrici emergenti dal muro, appare un circolo di figure dipinte di nero: il Sesto senso del ’99, un omaggio alla sua compagna, della collezione Banca Ifis da cui molti lavori in mostra provengono. Le sagome a tutto tondo condensano gesti, attitudini, sensibilità e posture del mondo femminile, in un’alternanza tra suggestioni colte (la figura disperata nel Compianto di Niccolò dell’Arca) e vita vissuta. Negli otto metri con le Bandiere di tutto il mondo, del ’68, Ceroli torna alla natura, combina materiali multicolori e li inserisce in canali zincati fino a farne una sinfonia cromatica che inneggia alle tante meraviglie del pianeta.  

“Ceroli totale”: una mostra che stupisce senza perdere la coerenza 

Nella concezione espositiva egli cerca coerenza interna e messa in scena, mentre mescola comico e tragico, realtà e immaginazione, solidità e transitorietà, con una vocazione percettiva di tipo berniniano: il sorprendente Mangiafuoco, mascherone del ’90 di assi e filamenti lignei, è un’immagine in bilico tra gioco e paura. Le incantevoli Tela di Penelope e Arpa birmana, del ’92, combinano mito e tradizione rurale, suoni fondativi e musica popolare.   

Alcune installazioni occupano interi saloni: la Cina, del ’66, vede una folla di sagome marcianti all’unisono; il commovente bosco di bandiere bianche alte 4 metri su un pavimento di paglia è parte del celebre Progetto per la pace che dal 1968 l’artista ha riproposto in occasioni emblematiche; è dello stesso anno l’enigmatica Primavera, un grande parallelepipedo di prismi dalla punta aguzza serrati da una cintura metallica, senza la quale i moduli aprono sentieri e passaggi, evocazione del giardino all’italiana della sua infanzia nel viterbese.  

Il dialogo tra storia e attualità nella mostra di Ceroli a Roma 

Al vertice del dialogo tra storia e attualità, tradizione figurativa e natura si pone la spettacolare Battaglia del ’78, in cui l’omaggio all’amato Pasolini si combina iconograficamente con le battaglie di Paolo Uccello, che qui sembrano animarsi e vivere. 

I caratteri del legno odoroso e cangiante di Ceroli non solo segnano un’epoca indimenticabile, ma stabiliscono una continuità storica e morale dell’arte italiana, un’identità inossidabile e rassicurante che pone passato e presente in una dimensione dialettica. L’artista immaginifico crea, l’artigiano che è in lui sagoma e forgia, l’uomo etico fedele al suo tempo consegna alla storia i prodotti della sua fantasia. È un gioco perenne, quello cui il maestro ci chiama, tra fragilità e stabilità, tra transitorio ed eterno, tra natura e civiltà, tra il peccato umano e il perdono sacro, in una vitale nostalgia e in una costante meraviglia.  

Francesca Bottari 

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Francesca Bottari

Francesca Bottari

Storica dell’arte, insegna a Roma. Ha curato moduli di Catalogazione e di Didattica museale all’Accademia di Belle Arti di Roma e nelle università di Roma2 e Siena. Ha lavorato presso il Centro Servizi educativi del Mibact. Dal 2002 al 2005 è stata Direttore artistico della…

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