Cultura? Ecco i benefici di viverla anche come attori oltre che spettatori 

Perché limitarsi ad andare a teatro, a un concerto o una mostra, quando si potrebbe anche frequentare un corso di teatro, canto o pittura? Oggi la dimensione del tempo libero è di carattere per lo più fruitivo ma acquisire un ruolo attivo in ambito culturale avrebbe davvero molti benefici…

Un recente articolo pubblicato su Il Post pone in evidenza un aspetto centrale nella nostra vita quotidiana, vale a dire la constatazione che sono sempre meno le persone a coltivare hobby. Per capire la portata di questo fenomeno non serve ricorrere a statistiche: basta l’osservazione della realtà e il confronto tra quanto la pratica di un hobby fosse diffusa negli Anni ’70 e quanto invece lo sia adesso. 

Si pensi ai vari cliché: il radioamatore, il miniaturista di soldatini, il collezionista di farfalle o francobolli, chi riproduceva trenini o l’intera modellistica (aerei da combattimento, ecc.), l’abitudine a ricamare, il bricolage, e tantissime altre attività che venivano svolte con costanza e quotidianità che, nei fatti, raccontano un tempo con più tempo di quanto oggi sia disponibile per la maggior parte delle persone. 

Le ragioni per cui oggi non si dedica più tempo agli hobby 

Molte riflessioni sul tema si concentrano sulla progressiva riduzione di tempo a disposizione: un maggiore commuting time (tempo casa-lavoro e lavoro-casa), un aumento delle attività correlate al lavoro che superano gli orari lavorativi. Altre riflessioni si legano alla disponibilità economica: dedicarsi ad un hobby implica in ogni caso degli investimenti che possono essere significativi, condizione che mal si associa alla progressiva perdita di potere d’acquisto degli stipendi medi degli italiani, così come alle tendenziali modifiche negli stili di vita dettate dall’incremento degli anni di studio. Altre ancora riguardano senza dubbio il ruolo sempre più ampio della fruizione social, condizione innegabile se si pensa che gli italiani trascorrono in media 1 ora e 48 minuti quotidiani sulle piattaforme. 

Oggi, grazie alla cultura la dimensione del tempo libero è di ordine fruitivo 

A tali elementi, tuttavia, va aggiunta un’ulteriore condizione, che è di natura culturale più ampia e che riguarda la dimensione prettamente fruitiva che viene associata al tempo libero. E ciò è vero anche quando ad essere al centro dell’attenzione non sono i contenuti meramente “social” ma anche quelli più strutturati: dai musei ai teatri, dall’opera ai concerti, fino alla lettura e al cinema, la nostra società è letteralmente sommersa da stimoli fruitivi, e che in ogni caso sottraggono “tempo” alle attività che si possono condurre in prima persona. 

L’importanza della riscoperta dell’hobby come azione da compiere in prima persona 

Impegnarsi in prima persona nel perseguimento di un “obiettivo” autoregolato può tuttavia essere un elemento molto importante per la vita quotidiana, e anche per l’emersione di attitudini personali che, al di là dei risvolti prettamente professionali, possono in ogni caso arricchire l’esperienza dell’esistenza. In questo senso, la riscoperta di azioni “brevi”, legate al consumo culturale attivo, potrebbe invertire tale tendenza, soprattutto se associate ad una dimensione di socialità, perché mediante tali attività le persone potrebbero associare il piacere di conoscere nuove persone con cui si condividono interessi, con il piacere di sviluppare nuove abilità, o perfezionare quelle già possedute. 

Si tratta di una tipologia d’offerta culturale che è già senza dubbio presente nel nostro Paese, ma che potrebbe essere molto più estesa, anche attraverso la partecipazione diretta da parte delle Istituzioni Culturali e Museali

I benefici di un consumo culturale attivo 

Le implementazioni concrete di uno sviluppo di questo tipo sono numerosissime, e l’impegno economico per realizzare tali attività sarebbe irrisorio rispetto ai benefici che una diffusione di consumi culturali attivi potrebbe comportare in termini culturali, sociali e anche economici, sia in termini indiretti, ma anche in termini diretti, con la previsione di laboratori che si sostengono grazie alle quote di partecipazione o ad altre attività di cooperazione. 

Riportare la cultura al centro della vita delle persone significa anche accettare nel campo culturale quanto è piuttosto comunemente accettato nelle attività sportive: se chi gioca a calcetto con gli amici gioisce delle proprie vittorie, pur sapendo di non essere un professionista, altrettanto potrebbe gioire chi, condividendo un percorso laboratoriale con altre persone, sa bene di non avere la voce di un tenore, o di non poter mai recitare in un film di Hollywood, ma può tranquillamente decidere di cimentarsi nella registrazione di una canzone, o nell’imparare i rudimenti di uno strumento musicale, di muovere i primi passi in una danza, di tentare una propria rivisitazione di un dipinto, di declamare una poesia di fronte ad un pubblico accondiscendente. Sviluppare un clima culturale attivo all’interno di un territorio avrebbe delle implicazioni importanti sulla trasformazione economica cittadina, ed in primis sulla capacità dei locali adibiti alla night-life di proporre delle esperienze che non si limitino al mero consumo ma che coinvolgano le persone in un processo di costruzione di senso che ormai siamo sempre più allenati a demandare a terzi. La costruzione di esperienze non può essere data in outsourcing. 

Stefano Monti 

  

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

Scopri di più