“Finalmente la pittura non è più obbligata ad essere brutta”. Intervista a Camillo Langone 

In occasione della mostra “Bella Figura. Pittura italiana d’oggi” al Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, abbiamo rivolto alcune domande al curatore Camillo Langone per saperne di più sullo stato della pittura italiana contemporanea

Né sovversiva, né reazionaria, né astratta, né del tutto figurativa: dove si colloca oggi la pittura contemporanea? E dove si colloca, in particolare, la pittura italiana? A Parma, negli spazi rinascimentali dei Voltoni del Guazzetto, il Complesso Monumentale della Pilotta ospita una mostra che vuole rispondere a queste domande. Che poi sono anche quelle che abbiamo rivolto al suo curatore, Camillo Langone

Intervista al curatore Camillo Langone 

La mostra Bella figura. Pittura italiana d’oggi ha riunito 44 dipinti figurativi di artisti italiani viventi: quali sono stati i criteri di questa selezione? 
Qualità e varietà. Ovviamente nell’ambito del tema: la pittura figurativa che celebra la pittura umana, realizzata dai pittori italiani di oggi. Per la varietà ho rinunciato all’omogeneità, volevo mostrare un ventaglio di proposte il più ampio possibile e forse ci sono riuscito. 

Dopo un Novecento che ha sovvertito le categorie del bello in arte, qual è a suo avviso il rapporto del XXI Secolo, e della sua pittura, con la bellezza? 
Non è più il tempo della sovversione ma non è nemmeno il tempo della reazione, del ritorno all’ordine: semplicemente la bruttezza non è più obbligatoria. Mi sembra un bel passo avanti in direzione della libertà di espressione.  


 
Scegliere di concentrarsi sulla figura, per gli stessi motivi della domanda precedente, appare come una presa di posizione: si può ancora rintracciare un confronto tra figurazione e astrazione? 
No, perché oggi di astrazione nel mondo ce n’è poca, e in Italia pochissima. Vedo invece parecchia pittura non binaria, passami il termine: una pittura non precisamente collocabile, non compiutamente figurativa e neppure decisamente astratta. Spesso sono quadri belli, anche se, quasi altrettanto spesso, a rischio di decorazione, ossia di decorativismo. 

La mostra è organizzata in quattro sezioni: Moderno, Eterno, Ritratto e Arte Sacra. Ce le può illustrare? 
Il Moderno è il documento, la testimonianza, ciò che resterà di noi nei musei del prossimo secolo. L’Eterno è il classicismo, la continuità del mito e degli archetipi. Mentre le sezioni dedicate a ritratto e arte sacra attestano il ritorno di due generi dopo una lunga parentesi, e della commissione. 

Cosa distingue la pittura figurativa italiana contemporanea? 
Mi piacerebbe molto dire che la pittura italiana contemporanea è riconoscibile come tale, ossia come italiana, ma sarebbe una forzatura. Mi piacerebbe ancor più dire che esistono scuole regionali, locali, come ai tempi del gotico senese, del colorismo veneto, della scuola di Resina… E sarebbe un’altra forzatura anche se fra i giovani qualche influsso comune lo noto: i pittori che escono dall’accademia di Venezia non sono identici a quelli che escono dall’accademia di Firenze. Vedo in tanti una certa attenzione verso gli antichi maestri, tendenza che un tempo sarebbe apparsa come negativa mentre adesso potrebbe diventare un apprezzabile elemento identitario. 

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Redazione

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