L’opera di Patrick Tuttofuoco che rigenera un angolo di Brescia è multicolore (e multiculturale)
Suggestiva, funzionale, immediata, così “Ex-stasis”, installazione di Patrick Tuttofuoco, intreccia un dialogo con il Teatro Borsoni di Brescia, partecipando alla riqualificazione di un’area che, grazie all’arte e all’architettura, sta diventando un nuovo laboratorio culturale

È a dir poco scenografica Ex-stasis, l’opera site specific di Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974) vincitrice della call Life Art al Teatro Borsoni di Brescia. Energia creativa per Brescia, ideata per dialogare con il teatro e inaugurata ad un anno esatto dall’apertura dello stesso. L’installazione in acciaio, si staglia nello slargo di via Milano con due grandi ali, esternamente variopinte e iridescenti, internamente specchianti e luminose che, dando vita a un vibrante gioco di forme e colori, ne costituiscono la struttura, completata da una seduta di carattere industriale a forma di T rivolta verso il teatro, con la cui possente architettura l’opera intreccia un felice dialogo.

La curatrice del progetto a Brescia racconta il perché dell’opera di Patrick Tuttofuoco
“L’installazione di Patrick Tuttofuoco è stata selezionata tra le oltre 146 proposte pervenute da tutta Italia in soli due mesi di call; esposte, dato l’altissimo livello, in una mostra ad hoc organizzata al Museo MoCa”, ha spiegato Valentina Ciarallo, curatrice del progetto. “Ex-statis incarna a pieno i valori di questa chiamata alle arti. Perché, proponendosi come elemento non solo contemplativo ma anche funzionale e partecipativo, contribuisce in maniera concreta alla rivalutazione di via Milano. L’opera configurandosi come un metaforico abbraccio rivolto alla comunità, amplifica l’energia e il senso di appartenenza del teatro, luogo di ascolto, dialogo e trasformazione, preannunciandosi come un potente attivatore di creatività, essenziale per fare di quest’area, prima trascurata e periferica, un laboratorio culturale a cielo aperto; a conferma di quanto arte e architettura siano motori della rigenerazione urbana”.



“Un dialogo animato che riprende il ritmo del contrappunto”. Parola all’architetto del Teatro Borsoni
Come ha notato l’architetto Camillo Botticini, autore del progetto del teatro: “L’installazione di Patrick Tuttofuoco crea un’efficace dialettica con l’architettura del Borsoni generando, con la spigliatezza del contrappunto, una dinamica di reciproca valorizzazione”. Infatti, da una parte Ex-stasis condivide e amplifica l’idea di accoglienza dell’ingresso dell’edificio, attraverso la grande vela concava che fa da quinta alla seduta; dall’altra, tramite la superficie multicolorata e cangiante della stessa, scompagina la sobrietà del rivestimento del Borsoni, in una vivace contrapposizione cromatica che ne pone in risalto la silenziosa eleganza.
L’installazione di Patrick Tuttofuoco per il Teatro Borsoni di Brescia
“Quando si lavora in un contesto di arte pubblica”, ha notato anche l’artista, “la vera sfida è riuscire a trasmettere in maniera chiara e semplice un messaggio che entri in traiettoria con una ricerca artistica complessa e un pubblico eterogeneo. Studiando il contesto”, ha continuato Tuttofuoco, “ho capito che dovevo creare un’opera carica di vitalità, che diventasse simbolo di accoglienza e superamento di barriere, architettoniche e sociali”. Così, in linea anche con la constatazione di Emilio Isgrò (“un’opera pubblica viene consumata nel tempo ma ha bisogno di un impatto forte immediatamente”), Tuttofuoco ha ideato una forma aperta, eclatante e appariscente ma non ingombrante; protettiva senza essere opprimente che, assolvendo alla funzione di seduta spontanea, si offre come luogo in divenire.



Le parole dell’artista Patrick Tuttofuoco
“L’invito principale che desidero veicolare con Ex-stasis, a partire anche dal titolo che si ispira al concetto di estasi, inteso come condizione di sospensione e trasformazione interiore,” ha aggiunto “è di prendersi una pausa dai ritmi frenetici della quotidianità. Nella filosofia neoplatonica di Plotino l’estasi rappresenta il culmine della condizione umana, in cui la mente supera i propri limiti per ricongiungersi all’unità originaria; così mi auguro che quest’opera possa essere un’occasione per estraniarsi dalle imposizioni della contemporaneità e riprendere (almeno in parte) coscienza di sé”.
Ludovica Palmieri
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