Leonor Fini, pittrice anticonformista. La grande mostra a Milano

Leonor Fini non ha avuto paura di mettere in discussione il genere e l’identità sessuale ben prima della società civile. Oltre 100 dipinti al Palazzo Reale di Milano raccontano una delle artiste più eclettiche del Novecento

Io sono Leonor Fini è una mostra di ampio respiro, che non si limita a proporre il lavoro di un’artista per molti versi ancora da scoprire: si tratta di un articolato racconto della storia di una donna che ha contribuito, con la sua ricerca, il suo atteggiamento, le sue stranezze, se vogliamo, ad emancipare il ruolo della donna nel secolo scorso.

Chi era Leonor Fini

Nata a Buenos Aires nel 1907, da padre argentino e madre italiana, triestina, che non vanno d’accordo e cercano di comprarsi l’affetto della bambina, lei stessa si è definita una “viziata” alla quale non solo non è mai mancato nulla, ma ha anche potuto fare sempre quello che ha voluto. Una condizione, la sua, decisamente rara per una donna di quel tempo.  L’immagine guida della mostra è Autoritratto dal cappello rosso del 1968, sicuramente non un anno come tanti altri, con un titolo che rimanda a un’opera di Parmigianino. Con il suo sguardo vivace e penetrante, Leonor che si circondava di gatti, è stata un’artista eclettica. Impossibile trovare un filo rosso che colleghi le sue opere, diverse tra loro, anche se realizzate negli stessi anni.

La mostra di Leonor Fini a Milano

Con la mostra, curata da Tere Arcq e Carlos Martín per Palazzo Reale, emerge la figura di una donna che affermava: “Sono una pittrice. Quando mi chiedono come faccia, rispondo: “Io sono””. Un personaggio che ha attraversato il “secolo breve” dall’inizio alla fine, in maniera del tutto particolare. Ci troviamo, con lei, di fronte a una donna lontana dalle convenzioni, prima di tutto artistiche. Una donna che ha osato, che ha dipinto corpi di maschi nudi, che ha frequentato il mondo surrealista e non solo, che ha messo in discussione il genere e l’identità sessuale molti anni prima che lo facesse la società civile. Leonor non aveva paura. È uscita dai modelli, dagli schemi, dalle consuetudini vivendo e lavorando come le pareva interessante, giorno dopo giorno. Oltre ai ritratti sono in mostra una serie di lavori che potrebbero essere considerati di ambito scientifico in cui l’artista dà prova della sua capacità pittorica iperrealista. Quasi tutte le opere sono di piccolo formato e nascono in un contesto privato. L’esposizione presenta oltre 100 opere tra dipinti, disegni, fotografie, costumi e video e si divide in nove sezioni tematiche attraverso le quali è possibile comprendere lo spirito del tempo, in particolare gli Anni Trenta.

Le tante vite di Leonor Fini in mostra a Palazzo Reale

Leonor, che la madre traveste da maschio per riuscire a sottrarla dal marito, ha lavorato per la moda, ha creato nel 1937 la boccetta di profumo Shocking, ispirato a Mae West, per l’amica Elsa Schiaparelli. Ha creato bozzetti, figurini e un costume per il Teatro alla Scala, presente in mostra.  Fini unisce nella sua persona la cultura mitteleuropea della madre, quella americana del sud del padre, quella italiana, quella francese, parigina, la città che l’ha ospitata per molto tempo, dove è morta nel 1996 a 89 anni. Il suo lavoro ha risentito dello studio della storia dell’arte antica, degli italiani, dei fiamminghi. La mostra sottolinea, inoltre, il rapporto di amicizia con un grande intellettuale e artista italiano, troppo spesso dimenticato, Fabrizio Clerici, pittore, scenografo e costumista, protagonista dello stupendo Retablo di Vincenzo Consolo. Un’altra sua importante amicizia è stata quella con Leonora Carrington, incontrata e frequentata a Parigi, che vede in Leonor una “strana combinazione di grazia felina e potere amazzone”. Leonor, come sottolinea la mostra milanese, prorogata fino al 20 luglio, non è stata musa di nessuno, ha vissuto la sua vita in libertà, da protagonista, proprio come una donna attuale, riuscendo a essere sempre e comunque se stessa.

Angela Madesani

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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