Torna il Parma 360 Festival: le mostre da vedere in città a maggio 2025

Memoria e resistenza: queste le due grandi tematiche della nuova edizione di Parma 360 Festival della creatività contemporanea, che trasforma la città emiliana in un museo diffuso. Ecco quali mostre non perdere, dalla fotografia all’illustrazione, dalla pittura all’arte olfattiva

In quale modo la memoria collettiva influenza l’identità culturale sociale di ognuno di noi? Preferiamo derubricare la memoria ad un mero archivio di eventi o scegliamo di trasformarla in fonte di ispirazione e in un mezzo che ci aiuti a comprendere meglio l’uomo e il mondo in cui vive? Le mostre e gli eventi che costituiscono l’edizione numero nove di Parma 360 Festival della creatività contemporanea ci restituiscono ricordi che diventano storie, ci permettono di calarci a fondo in quel modo di fare memoria (il tema che fa da fil rouge agli appuntamenti della rassegna) che diventa testimonianza, memoria storica di una comunità. In occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, il tema scelto dalle curatrici del Festival, Chiara Canali e Camilla Mineo, ci offre una sorta di affresco sull’umanità del Novecento. E lo fa attraverso un programma che abbraccia diversi linguaggi artistici, dalla fotografia alle arti visive, dall’illustrazione all’Olfactory Art, trasformando Parma, fino al prossimo 25 maggio, in un palcoscenico dove l’arte, la cultura, la storia e la sperimentazione dialogano insieme tra palazzi storici, torri medievali e chiese sconsacrate.

Francesca Galafassi

La mostra “Se questo è un uomo” al Palazzo del Governatore

Tutto comincia dalla rilettura di Se questo è un uomo di Primo Levi e la grande mostra collettiva, che porta il nome del romanzo, è ispirata da quelle memorabili pagine scritte nel campo di prigionia tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947 in cui il chimico piemontese descrive quanto vissuto nel campo di concentramento di Auschwitz.

Una mostra di 65 artisti contro l’orrore della guerra

Che cosa accomuna il centinaio di opere di 65 artisti storici e contemporanei che troviamo esposte nelle stanze del Palazzo del Governatore? Il non limitarsi ad una ricerca estetica scegliendo di incarnare il sentimento di chi vuole, seppur devastato dalla guerra, provare a ricostruire un futuro possibile sulle macerie del passato. Tra le opere in mostra figurano quelle di Aldo Carpi (docente dell’Accademia di Belle Arti che venne internato a Mauthausen-Gusen), dei protagonisti del Realismo Esistenziale milanese come Bepi RomagnoniGiuseppe Guerreschi, Gianfranco Ferroni, Mino Ceretti, Tino Vaglieri, insieme ad autori di altre provenienze come Renzo Vespignani e Alberto Sughi. Tra le opere di denuncia spiccano anche le acqueforti Sueño y Mentira de Franco (1937) di Pablo Picasso e la raccolta di disegni di Renato GuttusoGott mit Uns – Dio è con noi (frase incisa sulle fibbie dei nazisti), un ciclo che racconta non solo gli orrori della guerra, ma anche l’impegno dei partigiani e il valore della Resistenza, intesa come lotta per la libertà. Ad accomunare il linguaggio pittorico di questi artisti è la denuncia verso la durezza del potere, la sua brutalità, questo senso diffuso di alienazione dell’uomo moderno e la precarietà dell’esistenza.

Il male e la sofferenza su volti e corpi

Poi ci sono i volti e i corpi che riflettono il male e la sofferenza, privi di tratti definiti. Smorfie, urla, figure mostruose e deformate in Francis Bacon e negli autori della corrente cosiddetta della Nuova Figurazione Italiana: Agostino Arrivabene, Roberto Coda Zabetta, Marco Fantini, Giovanni Iudice, Francesco Lauretta, Paolo Maggis, Andrea Martinelli, Sergio Padovani, Lorenzo Puglisi, Desiderio Sanzi per arrivare ad un’ultima sezione con opere che indagano il rapporto tra arte, tecnologia e Intelligenza Artificiale di Giuseppe Lo Schiavo, Davide Maria Coltro e Mario Klingemann. C’è il tema del martirio che emerge nelle Crocifissioni di Aldo Borgonzoni e di Remo Brindisi mentre tra i libri d’artista esposti, si distingue Cadastre de cadavres (1974) di Zoran Music, internato a Dachau, che dopo venticinque anni rielabora attraverso l’arte il trauma dei campi di concentramento. Insomma, la mostra Se questo è un uomo di Palazzo del Governatore a Parma vuole ricordarci il ruolo etico che l’arte ha sempre ricoperto e ancora ricopre: quello di risvegliare le coscienze di fronte agli orrori dei conflitti bellici, tornati purtroppo così d’attualità anche nel presente che viviamo. 

Parma // fino al 25 maggio
Se questo è un uomo. L’Arte ricorda. L’Umanità resiste. Opere 1945-2025
PALAZZO DEL GOVERNATORE
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Andrea Serio, Il Partigiano Johnny, Cover Fenoglio
Andrea Serio, Il Partigiano Johnny, Cover Fenoglio

La mostra di Mario Giacomelli in Galleria San Ludovico

È una mostra, sì. Ma in realtà ci si trova di fronte ad un testamento a tutti gli effetti. E porta la firma di uno dei più grandi fotografi della scena italiana. Questo ricordo lo vorrei raccontare è si l’ultima serie di scatti creata da Mario Giacomelli (Senigallia, 1925 – 2000) prima di morire ma diventa un ricordo indelebile anche per noi che entrando in Galleria San Ludovico a Parma ci immergiamo nel mondo intimo e onirico dell’artista marchigiano. 

Fotografie come un’autobiografia di Mario Giacomelli

Come suggerito dalla particolare invocazione scelta per titolo, la serie di fotografie esposte traduce in immagini le esigenze artistiche maturate da Giacomelli negli ultimi anni della sua vita. Una serie di circa cento fotografie che lui stesso realizzò al termine di un duro periodo di convalescenza, quando si sentiva alla fine della propria vita. Sarà per questo, forse, che gli scatti in mostra segnano un profondo distacco dalla sua precedente poetica visiva. In queste immagini, Giacomelli si allontana dagli scenari urbani e punta l’obiettivo della macchina fotografica tra campagne, manichini che sembrano veri e animali finti, casolari abbandonati, luci ed ombre delle collinesenigalliesi a lui tanto care. La sensazione è quella di entrare in un mondo quasi irreale, uno scenario fantastico carico di ricordi, al cui interno compare in molte occasioni la figura dello stesso Giacomelli. L’esposizione in Galleria San Ludovico è una sorta di autobiografia per immagini, composta proprio negli ultimi momenti di vita dell’artista, deceduto sulla soglia del XXI secolo. 

Mario Giacomelli in mostra a Parma

Da vedere ci sono anche circa 200 provini di stampa e tanti appunti autografi dell’artista. Uno dei punti di maggiore interesse della mostra, poi, è lo spazio dedicato alla proiezione di un filmato del 1997. Il video documenta in modo inedito il metodo creativo seguito da Mario Giacomelli, già impegnato nella creazione di quelle immagini che costituiranno pochi anni dopo il nucleo fondamentale della sua ultima serie fotografica. Nell’operazione della mostra di Parma grande ruolo ha avuto anche Katiuscia Biondi Giacomelli, la nipote del fotografo che ha seguito passo passo l’evolversi del progetto dedicato allo zio, in collaborazione con le curatrici. Autrice, insieme a Milo Montelli, anche del libro che accompagna una mostra quanto mai cruciale se si vuole rileggere tutta la produzione di Mario Giacomelli e che si affianca alle grandi retrospettive di Roma(Palazzo Esposizioni) e Milano(Palazzo Reale) che inaugureranno a maggio, inserendosi di diritto nell’ampio contesto celebrativo legato al centenario della nascita dell’artista.

Parma // fino al 25 maggio
Mario Giacomelli. Questo ricordo lo vorrei raccontare
GALLERIA SAN LUDOVICO
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Ritratto di Mario Giacomelli, Senigallia, 1997, by Paolo Biagetti
Ritratto di Mario Giacomelli, Senigallia, 1997, by Paolo Biagetti

La mostra di Sensu alla Torre Viscontea

Perdersi tra il profumo e gli odori di ginepro, vaniglia, lavanda, caramello, zenzero, muschio o caffè. E poi ancora tra l’aroma della conserva, del Parmigiano o quello della violetta di Parma. Si potrebbe visitarla chiudendo gli occhi la mostra Pianeti Olfattivi di Francesca Casale (Ciriè, 1990), in arte Sensu. E si può farlo attivando quei richiami involontari, di Proustiana memoria, a cui ci rimandano profumi e odori, sapori e ricordi. Ma è meglio aprirli, gli occhi, e “gustarsela”, la mostra, guardandosi intorno tra le pareti medioevali della Torre Viscontea di Parma che ospita il lavoro dell’artista piemontese, in un viaggio immersivo tra colore e profumo.

Sensu, il potere del profumo e degli odori sulla memoria

Attingendo al fenomeno psicologico della pareidolia, la tendenza a percepire immagini familiari in forme astratte, Sensu innesca ricordi non tramite immagini visive ma attraverso fragranze, evocando tutta una serie di momenti ed emozioni sepolti nel subconsciodi ciascuno di noi.Il pubblico attiva i sensi attraversando l’opera, passeggiando tra questi “pianeti” (dischi di cera impregnati di fragranze che evocano strutture molecolari e corpi celesti) in un labirinto progettato per esplorare le profondità della memoriae dell’immaginazione. Ogni disco, e dunque ogni pianeta, è definito dal suo colore e profumo unico, e questo continuo disconnettersi e riconnettersi con i nostri sensi, favorisce una “riabilitazione della memoria olfattiva”, consentendo di vivere il profumo libero dalle associazioni culturali e commerciali usuali. Vincitrice della 19esima edizione dell’Arte Laguna Prize a Venezia, Sensu ci prende per mano fino a condurci nel piano interrato della torre per concludere con l’opera Roots Pipeline-biolet, un’installazione site-specific omaggio alla città di Parma, per chiudere gli occhi ancora una volta e respirare il profumo della violetta.

Parma // fino al 25 maggio
Sensu. Pianeti Olfattivi
TORRE VISCONTEA
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La mostra “Come un segno di memoria” al Complesso di San Paolo

Perdersi con il naso all’insu mentre ripercorriamo nella memoria le trame de La casa in collina e de La luna e i falò. E poi fare lo stesso pensando a Il partigiano Johnny, La paga del sabato o Una questione privata. Perché nella mostra Come un segno di memoria a cura di Galleria Caracol e ospitata presso il Laboratorio Aperto del Complesso di San Paolo nell’ambito del Festival, il segno è quello della matita di quattro tra i più importanti illustratori del panorama contemporaneo: Francesco Chiacchio, Manuele Fior, Andrea Serio, Elisa Talentino che ci portano in un meraviglioso mondo a colori. Le copertine più celebri dei libri con le illustrazioni, per Einaudi, dei romanzi e delle poesie di Cesare Pavese disegnate da Manuel Fior e quelle di Andrea Serio per i libri di Beppe Fenoglio sono lì appese. 

Le copertine di Manuele Fior

Manuele Fior (Cesena, 1975) è tra i più apprezzati disegnatori in attività, in Italia e all’estero. Le nuove copertine nate dal suo tratto sono dense di colore, anziché il bianco e il nero, le linee sono morbide e le emozioni intense. Tra donne sole, Le poesie, Il diavolo sulle colline e Dialoghi con Leucò sono le copertine che completano la parete dell’illustratore romagnolo. 

La matita di Andrea Serio per celebrare la Resistenza

Per celebrare, nel 2023, a cento anni dalla nascita, la memoria e le opere dello scrittore partigiano Beppe Fenoglio, grande esponente della Resistenza e della letteratura italiana del Novecento, Einaudi ha scelto Andrea Serio (Carrara, 1973), illustratore e fumettista, docente e direttore artistico della Scuola Internazionale di Comics di Torino. In mostra le illustrazioni delle copertine de I ventitré giorni della città di Alba, il romanzo postumo Una questione privata, l’edizione ampliata di Lettere. 1940-1962 e il romanzo autobiografico Il partigiano Johnny.  Filo conduttore di tutte le rappresentazioni in copertina è il tratto delicato, col suo realismo poetico che combina i paesaggi rurali e solitari delle Langhe alla concretezza silenziosa di giovani combattenti. Disegni che, come in un romanzo di resistenza fenogliana, incarnano vibranti scenari familiari permeati da un grande senso di integrità morale.

L’accento sulla femminilità di Elisa Talentino

E poi c’è Elisa Talentino (Torino, 1981), un’artista che lavora con grafica d’arte, pittura e serigrafia. Il fulcro del suo lavoro è l’immaginario femminile e con le sue illustrazioni ci racconta per immagini storie altrui e sue. Sono racconti di memoria, di tradizioni, di ricordi e di legami con il passato e gli affetti. Talentino si racconta attraverso il disegno con uno sguardo sensibile, che posa l’accento sulla femminilità. 

Il libro filosofico di Francesco Chiaccio

L’illustratore Francesco Chiacchio (Fiesole, 1981) presenta invece A volte sparisco (Topipittori) una raccolta di disegni, per lo più in bianco e nero, accompagnata da didascalie che, in quattro tempi, costruiscono un racconto. Il suo tratto inconfondibile crea un libro filosofico che, in punta di matita, attraversa la memoria (tema della mostra anche qui), gli istanti di vita e le storie delle persone.
 
Parma // fino al 25 maggio
Come un segno di memoria
LABORATORIO APERTO – COMPLESSO DI SAN PAOLO
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