Tutti pazzi per il tennis. In una galleria d’arte di Roma spunta un campo tra le opere d’arte
In concomitanza della finale degli Internazionali di Tennis 2025, Maison Bosi si trasforma in un campo da tennis per scambiare due passaggi tra le opere della mostra personale “Game - SET – Match” di Mauro Baio

Il bello dell’arte contemporanea è che può essere tante cose. Sicuramente cerca di far riflettere e lo fa assumendo connotazioni diverse, introspettive, politiche, filosofiche e, perché no, anche leggere, ludiche e divertenti. Allora ben venga l’idea di Fabrizio Bosi e Tanja Mattucci che, in concomitanza della finale degli Internazionali BNL di Tennis, hanno allestito un campo da tennis in galleria per ospitare la mostra Game – SET – Match di Mauro Baio (Lecco, 1991).

Maison Bosi di Roma si trasforma in un campo da tennis per la mostra di Mauro Baio
Ebbene sì, a dispetto di tutte le regole, per cui nei luoghi dell’arte si sta composti, alla galleria Maison Bosi di Roma si possono fare due scambi di tennis tra delle bellissime opere d’arte. Un corpus di 12 tele, tutte rigorosamente dipinte ad olio, usato con grande maestria da questo giovane pittore che, da anni, ispirato dal suo professore di accademia Luca Reffo, dipinge quello che conosce e ama di più: il tennis.
E in effetti, i quadri silenziosi e poetici di Mauro Baio, dipinti con una gamma cromatica calibrata, che gioca sui toni chiari dell’azzurro, del verde e del turchese, alternando momenti più sobri ad altri più squillanti e vivaci, riflettono a pieno l’atmosfera dei campi da tennis. Luoghi, quelli dipinti dall’artista, in cui l’essere umano non è necessario, né preponderante e, quando compare, appare in modo stilizzato, come ombra più che come persona. Questo, perché protagonista delle opere non è il gioco, né tantomeno il giocatore; forse neanche in luogo che, per quanto importante per l’artista, si rivela il pretesto per mettere in scena una pittura che basta a se stessa.

La ricerca pittorica di Mauro Baio
Come se il pittore, in un processo che ricorda Giorgio Morandi, rappresentasse il soggetto per trascenderlo e compiere una profonda esplorazione del mezzo pittorico. Indagine che si traduce in opere dal carattere sospeso e metafisico, che inducono alla meditazione, ad andare oltre la percezione sensoriale. La ricerca dell’equilibrio compositivo; la precisione delle forme, meticolosamente realizzate a mano libera; l’uso delicato del colore che, seppur steso per campiture piatte, sprigiona tutte le qualità della materia, dando adito a suggestivi effetti di luminosità e brillantezza, si possono dunque leggere come un invito a soffermarsi. La scelta stessa dell’olio, che richiede di procedere con lentezza, oltre a ribadire la centralità della pittura nel suo essere in ossimorico contrasto con la rapidità insita nel soggetto, si rivela una “scelta di campo” – per rimanere in ambito sportivo – che l’artista condivide con lo spettatore offrendogli un’occasione per sospendere il ritmo incalzante della vita e riscoprire la forza rigeneratrice dell’attesa.
Ludovica Palmieri
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