A Imola ha aperto una mostra su Germano Sartelli. Per scoprire un artista appartato e visionario
L'esposizione al Museo di San Domenico riassume il complesso itinerario creativo dell’artista imolese, dai precoci collage degli Anni Cinquanta alle grandi sculture in corten e alle carte lavorate dell'ultima stagione. In un viaggio materico e spirituale

Nel panorama dell’arte del Novecento, la vicenda dell’artista imolese Germano Sartelli costituisce un “caso a parte”: a dirlo era Andrea Emiliani, lo studioso che con Maurizio Calvesi gli ha dedicato le prime, autorevoli pagine critiche. Era un caso, dicevano senza alcun dubbio, per il suo lavoro e la sua personalità, il cui “temperamento traspare dalla pelle, conteso tra una singolare grazia naturale e una capacità di sperimentazione che può toccare il geniale”. È proprio a Sartelli, in occasione del centenario della nascita, che Imola Musei dedica una grande mostra al Museo di San Domenico. “Con questa mostra intendiamo rendere omaggio a un artista che ha lasciato un segno profondo nella nostra città”, ha commentato l’assessore alla Cultura Giacomo Gambi. “L’arte di Sartelli ha sempre dialogato con lo spazio e con la comunità, impreziosendo il nostro paesaggio e traendone ispirazione”.
La mostra “Germano Sartelli. L’incanto della materia”
Curata dal critico Claudio Spadoni, la mostra Germano Sartelli. L’incanto della materia riassume l’intero itinerario creativo dell’artista, dai precoci collage della seconda metà degli Anni Cinquanta alle grandi sculture in corten e alle carte lavorate della sua ultima stagione. Il percorso espositivo, che raccoglie circa 70 opere, è articolato in più sezioni che si soffermano sui diversi materiali scelti da Sartelli durante la sua lunga e prestigiosa carriera, che lo ha visto ricevere riconoscimenti importanti come il Premio per la scultura dal Ministero della pubblica istruzione nel 1962 e l’invito a partecipare alla XXXII Biennale di Venezia appena due anni dopo.

Germano Sartelli, l’artista appartato ma anticipatore
Sartelli ha attraversato dagli Anni Cinquanta le diverse stagioni culturali di oltre mezzo secolo da appartato, “sempre all’erta e sempre in ritiro”, senza cioè partecipare direttamente a gruppi e tendenze. Non per questo non sarebbe stato sempre al corrente di ciò che accadeva intorno a lui: “Sebbene spesso ritirato nel suo ‘casetto’ di campagna, Sartelli non perdeva mai di vista quanto contestualmente accadeva in Italia, anzi nel mondo”, ha enfatizzato Spadoni. “Forse non si è avuta una sua adeguata storicizzazione in una prospettiva critica utile a meglio delinearne il percorso creativo. A uno sguardo a posteriori, in realtà, Sartelli appare sorprendentemente anticipatore rispetto ad alcune delle esperienze artistiche che hanno caratterizzato la seconda parte del Novecento”. E quel “casetto” di Codrignano, che dagli Anni Settanta l’artista elesse a proprio eremo e fucina creativa, è peraltro diventato (grazie alla famiglia dell’artista) una “Casa degli illustri” riconosciuta dalla Regione Emilia-Romagna, lasciando auspicare, ha detto l’assessore Gambi, “molte visite e collaborazioni”.
I materiali insoliti di Sartelli in mostra a Imola
Stando lontano dai riflettori dei grandi centri, l’artista imolese si è quindi dedicato a una pratica artistica solitaria fatta di prelievi e rielaborazioni delle materie più diverse, di oggetti (naturali e tecnologici) spesso usurati dal tempo. In mostra è possibile ripercorrere proprio questo vasto repertorio di materiali “insoliti”: collage di foglie, frammenti di carta, stracci e ragnatele, cicche di sigaretta, paglie, oggetti fissati nella trasparenza del cellophane, del plexiglass o della vetroresina, ciocchi di legno, “alfabeti” di vimini o fili di ferro e lamiere lavorate. Un campionario che ha portato il suo lavoro a essere accostato a Burri e Dubuffet, con la precisazione, ricordano gli organizzatori, che Sartelli aveva un modo tutto suo di “sentire” ed elaborare i materiali rispetto ai due grandi protagonisti dell’arte contemporanea europea.
“Artisticamente parlando la figura di Sartelli rappresenta per questo territorio una vera e propria gemma, isolata e preziosa, un poeta della materia capace di scandagliarne la natura pulsante e di restituirne le occulte geografie in forma d’arte”, ha aggiunto il direttore di Imola Musei Diego Galizzi. Era stata dopotutto questa sensibilità, e la convinzione che l’arte dovesse essere uno strumento di libertà ed espressione, a spingerlo negli Anni Cinquanta a sviluppare un avanguardistico progetto di arteterapia, che lo stesso artista portò all’interno dell’Ospedale Psichiatrico Lolli di Imola.
Giulia Giaume
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