Hiroshige, Tamburi e McWilliams si sfidano in una mostra a Roma

Utagawa Hiroshige, Ennio Tamburi e Mathew McWilliams si sfidano a colpi di carta: un’onorevole contesa che supera i confini del tempo e dello spazio

The Japanese Standoff, una mostra in corso presso lo Studio E.T. Works nel quartiere San Lorenzo, riunisce un improbabile trio di artisti. Presupposto della mostra è quello di creare un dialogo attraverso lo spazio e il tempo che si estende su tre continenti e quasi un quarto di millennio, dalla nascita del grande artista giapponese Utagawa Hiroshige (1797 – 1858) fino ai giorni nostri. Quello che scopriamo non è un filo comune – non c’è infatti un punto di riferimento che leghi gli artisti – ma piuttosto un apprezzamento del substrato stesso: ingegnoso, delicato e adattabile: la carta.

utagawa hiroshige tanabata ca 1856 Hiroshige, Tamburi e McWilliams si sfidano in una mostra a Roma

La carta nelle opere di Hiroshige ed Ennio Tamburi

Le due stampe di Hiroshige esposte sono l’oggetto facile dell’attenzione: ricche di immagini, intrise di tradizione, semplicemente una gioia per gli occhi. Il livello di dettaglio del maestro giapponese ci porta nella mostra, creando aspettative ingiuste che troveremo tecniche simili con gli altri due artisti. I curatori (Luca Arnaudo e Roberto Lacarbonara) ci hanno attirato con false speranze, così quando scopriamo che ci stiamo muovendo da un mondo all’altro c’è un momento di delusione che deve essere superato per immergerci completamente nella sfida della mostra. Ma saremo ricompensati, perché presto ci troviamo nel mondo nuovo di Ennio Tamburi (Jesi, 1936 – Roma, 2018) – un mondo di leggerezza, giocosità, colore e contemplazione. Le opere di Tamburi, realizzate su preziose, impalpabili carte orientali, fluttuano letteralmente contro il muro: basta il nostro movimento, un lieve spostamento d’aria, per animarle. Ne siamo meravigliosamente consapevoli, ma anche liberati dalla necessità di lottare col loro significato o concentrarci troppo sui dettagli.

La tecnica combinata di Mathew McWilliams

Proprio mentre stiamo iniziando a perdere il contatto col mondo corporeo, vagando tra le affascinanti astrazioni di Tamburi, siamo messi a confronto col terzo e unico artista vivente, Mathew McWilliams (Vancouver, 1973, vive a Parigi e Sidney). A prima vista, troviamo certo più sue cose in comune con Tamburi che con Hiroshige. Le opere di McWilliams, infatti, sono luminose, fresche, esperimenti di forma e colore: l’artista ha sviluppato una tecnica che combina pittura, fotografia e stampa a getto d’inchiostro. Le opere sono sottili e richiedono uno sguardo ravvicinato. E, con la nostra attenzione concentrata, ricordiamo improvvisamente dove siamo e cosa abbiamo visto, voltandoci per ammirare ancora una volta le stampe di Hiroshige e le carte di Tamburi contemporaneamente.
Non posso dire esattamente cosa sia “giapponese” in tutto questo, ma grazie a questa stimolante mostra, ho alcune idee. Uno “standoff” descrive avversari egualmente abbinati che mantengono la loro posizione: un punto morto. C’è un senso d’onore coinvolto, e virtù. Dopo aver trascorso del tempo con tutti e tre gli artisti del Japanese Standoff, si esce con la comprensione che il linguaggio comune che unisce le opere è reso possibile dal semplice fatto della carta, e dal desiderio più considerevole di questi artisti di vedere quale tipo di trasformazione è possibile quando l’inchiostro si asciuga.

Arendt Speser

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