La vera storia della pittrice Tamara de Lempicka

Artista seducente e protagonista dell’Art Déco, Tamara de Lempicka amava mentire sul proprio conto. A partire dalla sua vera età. Un nuovo documento ne certifica finalmente la nascita

Nata da una ricca famiglia polacca d’origine ebraica, Tamara de Lempicka, ebbe una vita ricca di successo pittorico, lusso e mondanità. E altrettanto piena di bugie. Di lei si diceva che amasse proprio mentire; molto per vanità, un po’ per convenienza, e certo per divertimento. Seduttrice, talentuosa, e persino baronessa acquisita: questa fu una delle artiste centrali del panorama dell’Art Déco di inizio Novecento. Malgrado la sua notorietà, la sua biografia è stata per anni avvolta nel mistero, e per alcuni aspetti lo è ancora. A partire dalla sua vera data di nascita, che è stata accertata solo di recente, grazie a una fonte emersa in occasione dell’organizzazione di una mostra negli Stati Uniti. 

Tamara de Lempicka Les deux amies, 1923. Association des Amis du Petit Palais, Geneve
Tamara de Lempicka Les deux amies, 1923. Association des Amis du Petit Palais, Geneve

La vera data di nascita della pittrice Tamara de Lempicka

1894: è questo l’anno di nascita di Tamara de Lempicka, secondo quanto ritrovato pochissimo tempo fa. La scoperta si deve a Gioia Mori – sua più importante studiosa italiana – che è per caso entrata in possesso di un nuovo documento prezioso. Durante le ricerche in preparazione di una mostra sulla pittrice al Fine Art Museum di San Francisco, è stata contattata da Julie Rubio – produttrice americana autrice di La vera storia di Tamara de Lempicka e l’arte della sopravvivenza, nuovo documentario su de Lempicka – la quale le ha mostrato due vecchi fogli molto interessanti. Si trattava di materiali ritrovati da un’archivista polacca: un attestato di conversione dalla religione ebraica a quella ortodossa di tre bambini. Stanislao, Adriana… e Tamara. La data del documento? 1897. Da questo si è ricostruita la storia dell’artista, nata (ora con certezza) nel 1894. Un bel salto indietro nel tempo per una – come de Lempicka – che dichiarava abitualmente di essere nata nel 1900, se non addirittura nel 1902. I motivi di questa bugia sono facilmente intuibili. Al di là del sembrare più giovane, avere sei anni di meno significava per lei appartenere al Nuovo Secolo, alla modernità… e non le mancava il gusto di raccontare qualche menzogna.

Tamara de Lempicka, Adam and Eve. photo via Wikimedia
Tamara de Lempicka, Adam and Eve. photo via Wikimedia

Le vicende biografiche della pittrice Tamara de Lempicka 

La giovinezza

Tamara de Lempicka visse i suoi primi anni con la madre, i fratelli, e la nonna Clementine. Il padre infatti – un ricco ebreo polacco – morì prematuramente, forse suicida, dopo aver abbandonato la famiglia.
Grazie alla nonna facoltosa, ebbe modo di frequentare prestigiosi istituti, prima a Losanna, in Svizzera, e poi in Francia. Con lei fece anche il suo primo viaggio in Italia, dove rimase affascinata dalle opere di Michelangelo e degli altri grandi del Manierismo e Rinascimento.

Il primo matrimonio

Alla morte della nonna Clementine, Tamara si trasferì San Pietroburgo, presso una zia. Lì, durante una festa in maschera, conobbe quello che, poco dopo, divenne suo marito: il conte Taddeus Lempicki. I due ebbero anche una figlia – Kizette – che non mancò di presentare in società come se fosse la sua sorellina minore. Un’altra delle sue bugie.
Nel frattempo, de Lempicka aveva preso lezioni di disegno, ed era diventata una pittrice di crescente successo. La coppia si era stanziata a Parigi, in fuga dalle truppe antizariste, che avevano imprigionato il conte accusato di essere una spia dello zar. Si raccontava che dipingesse le sue tele a tarda notte, ascoltando musica di Wagner
Ricca e sempre più apprezzata in società, trascorse gli Anni Venti nel lusso e nella mondanità. Senza nulla togliersi… nemmeno amori saffici femminili. Forse stanco delle abitudini della donna e dei tradimenti, il marito la lasciò nel 1926.

Il successo negli Stati Uniti

Dopo il divorzio, Tamara de Lempicka visitò più volte l’Italia, approfondendo la sua conoscenza dei pittori del Rinascimento, da cui si fece ispirare per la plasticità dei suoi dipinti di corpi femminili. Conobbe Gabriele d’Annunzio, che la invitò nella sua Villa per farsi fare un ritratto; opera mai conclusa per gli insostenibili tentativi di seduzione da parte sua, che costrinsero la donna ad andarsene. 
Nel 1943 de Lempicka fuggì negli Stati Uniti con il suo nuovo marito – che aveva sposato qualche anno prima – il barone ebreo Kuffner. Oltreoceano, la sua fama di artista e organizzatrice di feste e ricevimenti fu un crescendo continuo, protrattosi fino agli Anni ‘50, quando passò in sordina. Morì in Messico nel 1980.

Gabriele d'Annunzio ai tempi della Capponcina
Gabriele d’Annunzio ai tempi della Capponcina

I ritratti femminili della pittrice Tamara de Lempicka

La fama artistica di Tamara de Lempicka è da ricondurre ai suoi dipinti di donne. Moderni e affini al panorama dell’Art Déco, quanto ispirati al Rinascimento italiano. Tra tutti i richiami, si distinguono Michelangelo e Pontormo.
Le scelte rappresentative guardano inoltre al mondo della moda – iconico il suo Autoritratto sulla Bugatti verde – e alla fotografia, che ne influenza le inquadrature. 
La donna rappresentata è libera, sicura di sé, orgogliosamente inserita nella società. 
Inaspettatamente, però, accanto a questa serie di ritratti mondani, non mancano soggetti religiosi. Incredibile (ma vero) uno dei suoi lavori prediletti è il Ritratto della Madre Superiora, dipinto in occasione della permanenza dell’artista in un convento vicino a Parma (ove si era recata durante un periodo di depressione). Teneva così tanto a quest’opera, da rifiutare di separarsene, anche avendo ricevuto un’offerta di venticinque mila dollari.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Milanese ed etrusca in parti uguali, Emma Sedini è nata a Milano nel febbraio del 2000. Si definisce “artista” per la sua indole creativa e pittorica, ma è laureata in Economia e Management per l’Arte all’Università Bocconi, e tutt’ora frequenta…

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