Futuro Antico: che fine fanno le emozioni umane? Intervista a Anri Sala 

L’Albania attraverso gli occhi di una donna, il cinema di Antonioni come fonte di ispirazione, la rottura col passato. Intervista all’artista Anri Sala

L’artista albanese Anri Sala (Tirana, 1974) è uno degli artisti internazionali più interessanti della sua generazione, capace di indagare l’ambiguità del linguaggio filmico e musicale, per raccontare narrazioni poetiche e simboliche in maniera sottile e sensibile. Intervistato per Futuro Antico, Sala teme che il futuro possa controllare le emozioni umane e l’ispirazione e la visione degli artisti. 

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte? 
Ciò che mi ispira di più sono le opere d’arte e i film che producono esperienze significative, utilizzando le modalità e forme di narrazione che non si basano o non si abbandonano a narrazioni esplicite. È più facile fare esempi nel campo del cinema, dove sono affascinato dall’opera di Antonioni e dalla sua capacità di trasmettere una storia catturando lo spazio contiguo all’azione, suggerendo la narrazione esterna senza offrirla in maniera esplicita. In termini di registi contemporanei, apprezzo particolarmente la capacità di Apichatpong Weerasethakul di far sì che la nostra cognizione oscilli continuamente dentro e fuori dal territorio consueto della narrazione, ampliando così le frontiere dell’arte cinematografica. 

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?  
È difficile. Se dovessi scegliere un’opera sola sceglierei Intervista (1998), non perché mi rappresenta più di ogni altra opera, ma perché vi riconosco i semi che sono germogliati nei miei lavori successivi. Al bivio dove si intersecano intervalli e transizioni, Intervista riflette sui fondamentali cambiamenti sociali e politici nel mio paese d’origine, l’Albania, attraverso la storia individuale di una donna, mia madre. Il video giustappone due momenti della sua vita e di quella del paese: le riprese di un’intervista che rilasciò nel 1977, a seguito del 7° congresso dell’Unione della Gioventù Operaia Albanese, con una conversazione successiva che abbiamo avuto insieme nel 1998, nel mezzo dei cambiamenti democratici e della transizione che segnò la fine di un’era. La bobina del film contenente il filmato ritrovato non aveva audio, e quindi per recuperare le parole dette da mia madre ho chiesto ad una persona sorda di aiutarmi a leggere le sue labbra. 

Che importanza ha il Genius Loci all’interno del tuo lavoro? 
Spesso utilizzo il suono o la musica per rafforzare la nostra consapevolezza di un luogo, sia esso il luogo dell’ambientazione di un video o la sede di una mostra. Invento modi per distribuire il mio lavoro in uno spazio, come se il lavoro fosse il respiro che suona uno strumento a fiato. 

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico
Cosa innesca la nostra nostalgia per il futuro? Sono le sue infinite possibilità o i momenti di rottura col passato che ci danno la sicurezza di desiderarlo? Potrebbe essere quel cuore antico quello che ci porta a credere che, contro ogni previsione, il futuro sarà sempre la metà migliore del passato. 

Quali consigli daresti ad un giovane che voglia intraprendere la tua strada? 
Quando senti il polso del mondo e percepisci la forza delle sue fluttuazioni, non concentrarti sui battiti forti e accesi, ma mantieni le parti più deboli del ritmo il più a lungo possibile. 

In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?  
Quando si parla di arte, preferisco la nozione di sublime a quella di sacro. La post-verità provoca frammentazione e disgregazione dell’esperienza comune, mentre il sublime, con la sua trascendenza secolare e la sua chimica poetica, possono aiutare a restaurare la perdita dell’esperienza contro la sua cancellazione. 

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni? 
Rigirerò la domanda e individuerò tre predisposizioni attuali che potrebbero ridurre la promessa del futuro. Spero che il prossimo decennio non venga ricordato come la soglia dell’epoca nella quale le esperienze dello stare insieme e dell’essere nel mondo erano assolutamente simulate, l’età in cui i nostri sensi e mezzi di conoscenza furono pienamente assoggettati e controllati e l’era in cui l’umanità convertì  l’ispirazione in un progetto prevedibile. 

Ludovico Pratesi 

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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