Museo de Bellas Artes di Valencia, scrigno di capolavori con anche un Botticelli

Ma anche opere di Bosch, El Greco, Rubens, van Dick, Ribera, Goya e Sorolla: a condurci in visita tra le straordinarie collezioni del museo è il suo direttore, Pablo González Tornel. Ecco cosa ci ha raccontato

Visitare il Museo de Bellas Artes di Valencia – la seconda pinacoteca di Spagna per collezione di pittura – riserva innumerevoli sorprese. Prima di tutto l’inaspettata presenza (se pur temporanea) di un ritratto di Botticelli. Nelle sale, poi, una serie di opere racconta le relazioni artistiche e culturali attraverso il Mediterraneo, dal gotico al Novecento. Ampia, infine, la sezione della Scuola Valenciana e, in particolare, la nuova sala dedicata a Joaquín Sorolla, inaugurata a fine luglio per il centenario della morte del celebre pittore, nato a Valencia nel 1863.

Museo de Bellas Artes di Valencia, Sala Sorolla
Museo de Bellas Artes di Valencia, Sala Sorolla

Al Museo de Bellas Artes di Valencia un’opera di Botticelli

Il capolavoro di Botticelli è ospite dal 2021 al museo di Valencia in virtù di un accordo di deposito temporaneo triennale stipulato fra la famiglia Cambó, proprietaria del dipinto, e l’assessorato alla Cultura della Generalitat Valenciana”, spiega in perfetto italiano Pablo González Tornel, dal 2020 direttore del Bellas Artes. L’affascinante Ritratto di Michele Marullo Tarquianota – umanista, poeta e avventuriero di origini turche – in passato fu esposto già al Museo del Prado (dove la stessa famiglia Cambó donò altri tre dipinti del pittore fiorentino) e qualche anno fa viaggiò a Parigi alla grande mostra su Botticelli allestita al Museo Jacquemart André.  “Si tratta di un’opera pregiatissima, da tempo in vendita, ma notificata dal Ministero di Cultura e dunque non esportabile fuori dalla Spagna”,precisa il direttore. Il dipinto nel 2019 è stato infatti esposto alla London Frieze Masters, nello stand della Trinity Art Gallery. “Quell’anno i proprietari mi chiesero di vendere il ritratto di Michele Marullo per una cifra che si aggirava intorno a 30 milioni di euro”, spiega Carlo Orsi, noto antiquario milanese titolare anche della galleria di Londra. “Trattandosi di un quadro notificato in Spagna, però, è difficile venderlo sul mercato nazionale o all’asta; data la cifra, altrettanto complicato è che lo Stato lo acquisti per un museo spagnolo. Non resta, a mio giudizio, che sperare in un’operazione di crowdfunding, come avviene in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, dove un gruppo di privati contribuisce all’acquisizione dell’opera per conto di un museo”.

Museo de Bellas Artes di Valencia, una delle sale
Museo de Bellas Artes di Valencia, una delle sale

Museo de Bellas Artes di Valencia. La collezione pittorica dal Gotico al Novecento

Nel primo semestre del 2023 più di 120mila persone hanno visitato il Bellas Artes di Valencia, museo statale gestito dalla regione valenciana che, malgrado l’importanza, si sostenta con il finanziamento pubblico di 7 milioni di euro annui. L’ingresso al museo è gratuito, ma all’interno non ci sono né caffetteria né bookshop. Dal 1946, il museo si trova nella bella cornice dello storico Collegio Seminario San Pio V, fondato alla fine del Seicento; del complesso fa parte l’edificio rinascimentale fatto costruire dall’ambasciatore Jeronimo Vich y Valterra nei primi anni del Cinquecento, a imitazione dei palazzi romani del Sangallo. Ad attrarre il turismo nazionale e straniero è senz’altro la ricca pinacoteca, che spazia dall’arte gotica all’Ottocento-Novecento spagnolo e che sorprende per la presenza di autentici capolavori spesso sconosciuti: opere della bottega del Bosch, di Juan de Juanes, del Greco, Rubens, van Dick, Ribera e Goya; alcuni sono dipinti provenienti dal fondo originale del museo, altri da recenti acquisizioni pubbliche e soprattutto da importanti donazioni private.

Museo de Bellas Artes di Valencia, una delle sale
Museo de Bellas Artes di Valencia, una delle sale

Bellas Artes di Valencia. Un museo dallo spirito mediterraneo

La collezione pittorica è composta da circa 3700 opere; si caratterizza innanzi tutto per l’anima valenciana e per l’influenza mediterranea di molti artisti, che dimostra l’importanza storica di Valencia come luogo di scambi commerciali e culturali, soprattutto con l’Italia, e come porta d’ingresso del Rinascimento in Spagna”, spiega il direttore González. Lo testimoniano la magnifica pala d’altare dello Starnina, pittore fiorentino che alla fine del Trecento si reca in Spagna per ampliare le sue relazioni clientelari e vi importa lo stile gotico fiammingo. Fra Quattro e Cinquecento sono poi gli artisti appoggiati dai papi Borgia (Sisto IV e Alessandro VI, originari di Gandía) a costituire una vera e propria colonia italiana a Valencia: il Pinturicchio dipinge la bellissima Madonna delle Febbri per una cappella di Xativa; Hernando de Yañez y Fernando de Llanes, allievi di Leonardo a Firenze, decorano la pala d’altare della cattedrale di Valencia, mentre l’emiliano Paolo di San Leocadio, autore del Cristo Portacroce in collezione, dipinge anche il catino absidale della stessa cattedrale. “Nel Seicento, il valenciano Josè Ribera, detto lo Spagnoletto, fa fortuna a Napoli”, spiega il colto e appassionato direttore, “mentre l’opera di fiamminghi come Rubens e van Dick si diffonde a Valencia attraverso le fitte relazioni commerciali con Genova”.

Museo de Bellas Artes di Valencia, patio
Museo de Bellas Artes di Valencia, patio

Museo de Bellas Artes di Valencia. Sorolla, la scuola pittorica valenciana e la gipsoteca

Anche la pittura di vedute e di genere dell’Ottocento valenciano, Sorolla Pinazo e De Grain”, conclude Pablo González, “ha una matrice mediterranea ed è ispirata al paesaggismo romano e allo stile dei Macchiaioli”. La visita si conclude infatti nelle sale che si sviluppano intorno al bellissimo patio azul rinascimentale, decorato in marmo di Carrara. Qui Joaquín Sorolla, scomparso il 10 agosto del 1923, è il protagonista assoluto con 54 dipinti, dal paesaggio al ritratto (compresa la prima natura morta giovanile) fino a Yo soy el pan de la vida, monumentale tela di soggetto religioso; tra le novità anche le opere della Collezione Lladró, da poco acquisita dal museo. Particolarmente riuscito, infine, l’allestimento della gipsoteca, pensato con uno spirito moderno, da magazzino visitabile: come se le creazioni plastiche di autori valenciani tra Otto e Novecento, tra cui tanti busti, avessero un valore visti nell’insieme, come espressione del gusto e dello stile di un’epoca.

Federica Lonati

Museo de Bellas Artes de Valencia
Calle San Pius V n.9
Orari 10-20, chiuso il lunedì
Ingresso libero

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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