A Cielo Aperto. Artisti internazionali in Piemonte grazie al progetto d’arte pubblica

Nato per celebrare trent’anni di vita della Fondazione CRC (Fondazione Cassa Di Risparmio Di Cuneo) il progetto A Cielo Aperto è pensato per essere fruito in una dimensione di rinnovata libertà e all’aria aperta. Realizzato in collaborazione con il Castello di Rivoli che ne ha seguito la curatela, A Cielo Aperto ha coinvolto quattro artisti di […]

Nato per celebrare trent’anni di vita della Fondazione CRC (Fondazione Cassa Di Risparmio Di Cuneo) il progetto A Cielo Aperto è pensato per essere fruito in una dimensione di rinnovata libertà e all’aria aperta. Realizzato in collaborazione con il Castello di Rivoli che ne ha seguito la curatela, A Cielo Aperto ha coinvolto quattro artisti di fama internazionale: Olafur Eliasson (Copenhagen, 1967), Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), Susan Philipsz (Glasgow, 1965) e Otobong Nkanga (Kano, 1974) ai quali sono state commissionate le opere d’arte collocate poi in modo permanente in quattro diversi luoghi del territorio cuneese: il Castello di Grinzane Cavour (Alba) dove c’è l’opera di Eliasson, a Cuneo dove si trova l’opera di Pistoletto, a Mondovì con Philipsz e a Pollenzo (Bra) con Nkanga.

A CIELO APERTO: L’EVENTO CONCLUSIVO DEL PROGETTO

“Dopo due anni e mezzo di pandemia, è ora di uscire all’aria aperta. Un progetto come questo ci ricorda come l’arte abbia effetti curativi e benefici sul pubblico e ci chiama anche alla nostra responsabilità verso l’ambiente, così ricco di stimoli estetici e così aperto ad accogliere le opere d’arte”, racconta Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli all’evento conclusivo, che ha visto l’inaugurazione dell’opera Of Grounds, Guts and Stones di Otobong Nkanga. L’artista, quarta e ultima protagonista del progetto, ha sviluppato un lavoro per la città di Bra ponendo grande attenzione alle peculiarità regionali. Nkanga ha realizzato un’opera scultorea formata da una sequenza di sedute in marmo, tubi in metallo e fioriere che ospitano piante aromatiche locali e stagionali. Il lavoro non a caso è stato posizionato nel giardino antistante l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, fiore all’occhiello italiano per la formazione in ambito culinario.

Otobong Nkanga, Of Grounds, Gusts and Stones, 2022 2023

Otobong Nkanga, Of Grounds, Gusts and Stones, 2022 2023

A CIELO APERTO: L’OPERA DI OTOBONG NKANGA

Affrontare tematiche urgenti legate alla crisi ecologica, allo sfruttamento delle risorse e alla sostenibilità, dare valore al cibo, mantenere un’armonia con l’ambiente e gli ecosistemi e preservare i saperi custoditi dai territori e dalle tradizioni locali. Questi principi sono il focus della ricerca artistica di Otobong Nkanga che prendono vita nell’opera Of Grounds, Guts and Stones. Si tratta di cinque grandi sculture in marmo scavate e riempite con piante tipiche del territorio. Anziché proporre un’opera tradizionale che il pubblico vive in maniera passiva, l’artista ha voluto creare un luogo in cui la comunità locale e gli studenti possono ritrovarsi. Le grandi pietre posizionate nel giardino antistante l’Università vogliono essere delle sedute su cui tutti possono ritrovarsi e condividere uno spazio in cui, circondati da piante e minerali, si può vivere un momento di coabitazione e condivisione.

The presence of absence pavilion, 2019 2022, Olafur Eliasson al Castello di Grinzane Cavour

The presence of absence pavilion, 2019 2022, Olafur Eliasson al Castello di Grinzane Cavour

OTOBONG NKANGA A POLLENZO CON SLOW FOOD

L’opera di Nkanga è stata realizzata in collaborazione con Slow Food, associazione internazionale non profit da sempre impegnata nella valorizzazione del cibo.
“Le enormi sfide che caratterizzano l’epoca che stiamo vivendo toccano ogni singola entità vivente sul Pianeta, umani e non umani ugualmente, e chiamano a una azione di collaborazione. Anche l’arte contemporanea è chiamata a fare la sua parte, mettendo a disposizione la straordinaria capacità degli artisti come Otobong Nkanga di leggere i tempi che viviamo, immaginare il futuro e trasformare pensieri e visioni in forme espressive di forte impatto”, racconta Edward Mukiibi, Presidente di Slow Food.

Gloria Vergani

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