Ad Asolo un ex monastero diventa un polo per le arti

Ribattezzato Collegio dalla neonata Fondazione Famiglia Zago – creata per promuovere e sostenere i linguaggi artistici e attiva anche nel settore della salute ‒, l’ex monastero benedettino di Asolo, in provincia di Treviso, diventa spazio per le arti e luogo di residenze d’artista. Si parte con le mostre di Alessandra Bello e Marcela Cernadas

Un evento esclusivo ma alla portata di tutti va in scena nella cornice della città di Asolo, in provincia di Treviso. Un evento che segna l’avvio dell’attività artistica della neonata Fondazione Famiglia Zago (proprietaria di Pro-Gest S.p.A., la holding che riunisce una trentina di aziende attive nel settore della carta e del packaging), con il patrocinio della Regione del Veneto, Comune di Asolo e Italia Nostra Asolo.
E se, in un contesto storico e paesaggistico rilevante ‒ considerati i numerosi personaggi, da Caterina Cornaro e Pietro Bembo a Eleonora Duse, Freya Stark, Robert Browning, che ad Asolo hanno soggiornato e operato lasciandovi una traccia indelebile ‒, accade che l’impresa incontra l’arte, le potenzialità che entrambe possono cogliere sono numerose.
A orchestrare gli eventi musicali, storici, performativi e artistici della rassegna è il direttore artistico e curatore Mauro Perosin, docente e storico dell’arte contemporanea, il quale, alla conoscenza dell’arte unisce quella del territorio da cui egli stesso proviene.
Concentrica e Soffio sono le mostre allestite nel complesso seicentesco dell’ex monastero benedettino dei Santi Pietro e Paolo, che la Fondazione ha voluto rinominare Collegio, per metterne in evidenza la funzione di committenza e sperimentazione creativa, nonché per le residenze d’artista che esso ospita. L’esperimento appare ben riuscito, in particolare per l’esaltazione dell’antico e del contemporaneo che questo comporta.

Alessandra Bello, Concentrica. Courtesy Fondazione Famiglia Zago. Photo Matteo Perosin

Alessandra Bello, Concentrica. Courtesy Fondazione Famiglia Zago. Photo Matteo Perosin

LA MOSTRA DELLA FOTOGRAFA ALESSANDRA BELLO

Ogni paese è come un sistema galattico in continua espansione; sovente accade che la galassia muti nelle sue parti: alcune stelle scompaiono e alcune nascono… E ancora, alcune di queste stelle, come delle pulsar, appaiono e scompaiono a intervalli regolari… Il Monastero dei Santi Pietro e Paolo è una pulsar architettonica nel momento del suo riapparire”, ha affermato la fotografa, artigiana-artista, secondo la felice definizione del curatore, Alessandra Bello (Gemona del Friuli, 1985), la quale, in Concentrica, dapprima ci conduce nelle stanze dell’ex monastero, dove dalle finestre ammiriamo il paesaggio circostante, poi ci guida all’esterno, alla ricerca di quegli scorci di architettura appena visitati. Fotografa di architettura e di paesaggio, dalle solide fondamenta accademiche, Alessandra Bello è fotografa rigorosa e persino severa con se stessa; il suo non sentirsi mai pienamente appagata conferisce al suo lavoro un quid di particolare interesse.
Il motivo interno-esterno esperito dalla fotografa è stato poi recepito dall’allestimento “specchiante-riflettente” voluto dall’architetto museografo Gabriele Toneguzzi.

Marcela Cernadas, In Silence. Courtesy Fondazione Famiglia Zago. Photo Matteo Perosin

Marcela Cernadas, In Silence. Courtesy Fondazione Famiglia Zago. Photo Matteo Perosin

LA MOSTRA DI MARCELA CERNADAS

La mostra Soffio, invece, consiste in una variegata installazione che Marcela Cernadas (Campana, 1967), artista affermata e prima residente del progetto In Collegio, ha realizzato ad hoc per l’ex chiesa di S. Luigi, sita nello stesso complesso architettonico del monastero. Con l’espressione ossimorica di “pilastro dell’effimero” l’artista intende esaltare la ‘leggerezza’ delle sue opere, le quali, pur nella varietà delle forme e dei materiali di cui esse sono costituite, conferiscono all’insieme un tangibile senso di sospensione, peraltro accentuata dal paesaggio sonoro e immersivo dell’opera di sound art Through del musicista e compositore Diego Carrer, coautore dell’installazione.
Il legame con Venezia è riscontrabile, in particolare, in Cenacolo; un’opera composta da tredici calici in vetro soffiato di Murano, pezzi unici, dalle sfumature di colore ametista e simbolo di sobrietà, castità, frugalità. Il tutto, in un raccordo armonico con lo spirito del luogo e con le altre opere ‒ In Silence, installazione di verzura realizzata con Pamela Nichele, paesaggista e arboricoltrice, Ode to the Brief e Rosa ‒ è stato reso possibile dal dialogo costante tra artista, curatore, allestitore e le maestranze coinvolte, attorno al tema dello spazio.

Adriana Scalise

https://www.fondazionezago.org/it/

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Adriana Scalise

Adriana Scalise

Adriana Scalise lavora presso l'Archivio della Biennale di Venezia, laureata in Lingue Orientali (Arabo) e in Conservazione dei Beni Culturali (Storia dell'Arte) da oltre dieci anni nutre interesse nei confronti della Fotografia nelle sue varie declinazioni (storia, estetica e pratica…

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