Musei e accessibilità. Dalla didattica per i bambini fino allo sviluppo tecnologico

Il tema della accessibilità, per persone diversamente abili, per bambini e per il grande pubblico, è una delle sfide del futuro dei musei. E la chiave per vincerla è la tecnologia. Il dibattito nasce su Clubhouse: l’opinione della giornalista Annarita Briganti

I musei italiani sono accessibili? Il dibattito nasce sul nuovo social di solo audio Clubhouse, in una discussione promossa da Andrea Concas. L’imprenditore, divulgatore e scrittore, si occupa di questo tema da sempre e lo ha portato in una delle sue stanze per “creare un confronto e aprirsi ai contributi di tutti, dagli addetti ai lavori alle persone interessate a questo argomento e coinvolte in esso, con un’attenzione crescente al concetto di museo accessibile”.  L’accessibilità dev’essere prima di tutto fisica: parcheggio con posti riservati, ascensore sufficientemente grande e lo stesso vale per le scale e per tutti i passaggi, indicazioni, bagni a norma, scritte a un’altezza tale che tutti le possano leggere e personale qualificato che possa intervenire all’occorrenza. E poi, accessibilità per le persone con una diversa abilità cognitiva. “Le didascalie sembrano scritte per professori universitari” dicono alcune persone in un forum, suggerendoci che i testi che accompagnano le opere potrebbero/dovrebbero essere semplificati, rimandando ai cataloghi e ad altre fonti, anche in rete, magari suggerite dal museo stesso, per chi volesse approfondire. 

Pinacoteca di Brera

Pinacoteca di Brera

I MUSEI ACCESSIBILI: BUONE PRATICHE

Va garantita l’accessibilità alle persone non vedenti o con una ridotta capacità visiva, con visite guidate che dovrebbero già essere attrezzate per accogliere in un gruppo, o singolarmente, chi ha l’esigenza di ricevere la descrizione delle opere, con una modalità che sarà di forte impatto anche per i normovedenti come avviene già, per esempio, alla Pinacoteca di Brera. Altra eccellenza italiana, in questo ambito, è il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, fondato nel 1985 da due persone non vedenti, Aldo Grassini e sua moglie Daniela Bottegoni, viaggiatori, esperantisti ed amanti dell’arte, come reazione al “vietato toccare” che è previsto in altre istituzioni museali. “Fin dalla sua origine il Museo non vuole essere un luogo riservato alle persone non vedenti, ma uno spazio culturale senza barriere, piacevole e produttivo per tutti” come hanno dichiarato i fondatori, che ora possono offrire al pubblico centocinquanta opere tra copie in gesso e resina di capolavori classici, modellini architettonici e sculture contemporanee originali, rigorosamente da toccare con mano. A Bologna c’è il Museo Tattile di pittura antica e moderna Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, fondato nel 1999 “per educare all’uso integrato dei sensi residui, in presenza di deficit visivo, per un rafforzamento delle facoltà percettive, cognitive e intellettuali delle persone disabili della vista, ma anche per educare la sensibilità delle persone normovedenti”.

I MUSEI DEL FUTURO

È fondamentale pure garantire l’accessibilità economica. Il museo del futuro, sempre di più, dev’essere di tutti. Ben venga quindi, come propone Concas, di rinnovare e ampliare l’insegnamento della Storia dell’arte a scuola, con una collaborazione sempre più stretta tra scuole e musei. Prima i bambini incontrano l’arte (come spiega anche il Talk Show ospitato nel numero 58 di Artribune, ndr), a prescindere dalle loro possibilità materiali, meglio è. Per molti bambini la gita al museo con la propria classe può essere l’occasione per l’accensione di una scintilla che cambierà loro la vita. È urgente prevedere anche, restando dalle parti dei più piccoli, l’accessibilità per i bambini. Concas lo fa con il progetto Arte Concas Kids, in cui racconta ai bambini su YouTube e sui suoi social i grandi artisti con i loro capolavori, i musei più importanti e le bellezze in giro per il mondo. Il formato scelto dall’imprenditore/divulgatore è quello dei cartoni animati, vanno benissimo anche giochi e linguaggio dei videogiochi. Inoltre, sarebbe bello trovare nei musei, italiani e non solo, ingressi colorati dedicati ai bambini, percorsi pensati per loro, opere messe alla loro altezza e didascalie per visitatori della loro età.

ACCESSIBILITÀ TECNOLOGICA

L’accessibilità dei musei di oggi non può prescindere pure da quella tecnologica, mentre l’arte e la cultura si stanno salvando grazie alla rete. Se da un lato abbiamo bisogno di un digitale sempre più evoluto, dall’altro quanti hanno gli strumenti per stare dietro a questa rivoluzione? Ma pensiamo anche, solamente, all’obbligo per le norme anti Covid di prenotare la visita e di acquistare prima il biglietto. In questi casi è opportuno prevedere pure la modalità di acquisto telefonico, non solo quella online, con un numero possibilmente gratuito, per mettere davvero tutti nella condizione di comprare il loro biglietto. E i contenuti proposti devono sempre rispettare le culture di tutti, essere inclusivi.  Ci sono musei già pronti per le sfide del presente e del futuro, qualcuno lo abbiamo citato, ma siamo sicuri che tutti i musei italiani siano davvero accessibili, da tutti i punti di vista? “Si parla sempre di più di accessibilità. La pandemia può essere l’occasione per ripensare tutto. Una buona occasione per agire. Il museo del futuro dev’essere accessibile” conclude Concas. Del resto, se non ora, quando? 

Annarita Briganti

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Annarita Briganti

Annarita Briganti

Annarita Briganti è scrittrice, giornalista culturale per Repubblica e Donna Moderna, traduttrice. Per Cairo sono usciti i suoi tre romanzi: Non chiedermi come sei nata (2014, vincitore del Premio Comoinrosa Opera Prima, poi divenuto uno spettacolo teatrale scritto dall’autrice), L’amore…

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