Morto a Rimini il semiologo Paolo Fabbri. Aveva raccontato l’arte

Nel 2020 è stata pubblicata la raccolta dei suoi saggi sull’arte. Tante le cariche e gli insegnamenti ricoperti in Italia e nel mondo. E le fertili collaborazioni con Umberto Eco e Omar Calabrese

È morto a Rimini all’età di 81 anni il semiologo Paolo Fabbri. A ricevere le sue spoglie la città che gli diede i natali il 17 aprile del 1939. Studente a Firenze è a Parigi che deve l’incontro con personaggi del calibro di Roland Barthes, del quale frequentò i corsi presso l’École Pratique des Hautes Études. Poi, come spesso avviene, l’allievo se non supera comunque raggiunge il maestro, ingaggiando un rapporto di amicizia e stima. Tanto che nel 2019 Marietti pubblica il bel libro Sul racconto, una conversazione inedita proprio tra Barthes e Fabbri.

CHI ERA PAOLO FABBRI

Dopo gli anni di formazione francesi, tornato nel 1967 a Firenze Fabbri comincia a insegnare semiotica all’Università cittadina. Tra i suoi colleghi c’è Umberto Eco, con i quali intratterrà un rapporto professionale e di amicizia. Nel 1970 fonda con Carlo Boil Centro Internazionale di Semiotica e di Linguistica a Urbino, tra le prime in Europa insieme a quella di Tartu in Estonia. La sua carriera universitaria è itinerante: dopo le Marche va al DAMS di Bologna, poi Palermo, ritornerà a Bologna nel 1998 ricoprendo la carica di Presidente fino al 2001, mentre dal 2003 al 2009 è all’Università IUAV di Venezia, poi alla LUISS di Roma. Ma ha insegnato anche all’estero, soprattutto nella sua amata Parigi, nella quale ha diretto anche l’Istituto Italiano di Cultura, ma anche in Spagna, Turchia, Canada e Sudamerica.

PAOLO FABBRI: L’ARTE E LA SEMIOTICA

Molte le pubblicazioni di Fabbri che hanno riguardato l’arte e i modi di leggerla e guardarla. Nel 2020 per Mimesis esce Vedere ad arte. Iconico e Icastico, un omaggio in occasione del suo ottantesimo compleanno e purtroppo anche un testamento che raccoglie saggi sull’arte contemporanea zigzagando tra le opere di Nanni Balestrini, Matthew Barney, Giovanni Anceschi, Ugo Mulas, Bruce Nauman, Ugo Rondidone, Grazia Toderi, tra i moltissimi altri analizzati attraverso il metodo semiotico. Ma molti i testi dedicati all’arte anche attraverso le pagine di giornali o riviste come Alfabeta2, o le pubblicazioni che spaziano dal cinema – ad esempio i saggi dedicati a Fellini- alla cultura ad ampio raggio, dall’opera musicale alla riflessione sugli studi di Umberto Eco, o su arte e comunicazione come nella conferenza realizzata alla LUISS di cui trovate il video sotto. Nel 2011 partecipa con Tiziana Migliore ad una collana di quaderni sull’opera d’arte contemporanea di ET AL/Edizioni, Milano. Il secondo volume è dedicato alla 53. Biennale di Venezia.

PAOLO FABBRI: IL CORDOGLIO SUI SOCIAL

“È morto Paolo Fabbri, con lui una ventata di modernità entrò negli studi umanistici all’alma mater facendone una fucina di talenti e creatività, protagonista assoluto della favola Dams degli anni ’70 a bologna, quando i migliori dell’industria culturale italiana entrarono nell’accademia ma senza diventare baroni”, scrive di lui Mauro Felicori. Lo ricorda anche l’artista Elene Mazzi: “Ciao Paolo, non dimenticherò mai, mai le tue lezioni. Grazie Angela Vettese per aver dato a tanti studenti la possibilità di crescere con i suoi insegnamenti”.Laconico e profondo il messaggio di Giovanni Anceschi, cui Fabbri aveva dedicato uno dei suoi scritti. “Se ne vanno tutti. Ce ne andiamo. Ciao Paolo”.

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Redazione

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